«Senza buono scuola non c’è buona scuola». Paritarie, arriva la detrazione fiscale per i figli?

La proposta di prevedere una detrazione fiscale sulle rette dei bambini che frequentano le scuole non statali è salutata con entusiasmo da Antiseri, Agesc, Cdo.

Se la buona scuola lo sarà buona pure per le paritarie «a guadagnarci sarà tutto il sistema dell’istruzione. Lo ha detto l’altro giorno al Tempo il filosofo Dario Antiseri. L’intellettuale – da sempre schierato per un effettivo riconoscimento della scuola non statale – ha così commentato una proposta lanciata dal sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi e di cui si parla in questi giorni. In sostanza, e si vedrà se la cosa andrà in porto, l’idea è quella di prevedere una detrazione fiscale sulle rette dei bambini che frequentano le scuole paritarie.
Secondo Antiseri la proposta è lodevole perché «è una presa di coscienza che passa per la storia. È quello che fece Berlinguer paventando un sistema di istruzione unitario. La cosa importante è che si capisca che il patrimonio della scuola è grande e prezioso e va salvato soprattutto dal monopolio statale dell’istruzione». In uno slogan, dice Antiseri, la questione è questa: «Senza buono scuola non c’è buona scuola».

L’IDEA DI TOCCAFONDI. Oggi il Corriere della Sera fa il punto della situazione. La discussione sulla scuola sarà affrontata nel Consiglio dei ministri che è stato rinviato da domani al 3 marzo. Nella bozza è contenuta anche l’idea di Toccafondi secondo cui «la rivoluzione della Buona scuola non è un semplice decreto, ma una riforma complessiva del sistema», sistema che «da legge 62 del 2000 dell’allora ministro Luigi Berlinguer, è composto da scuole statali e paritarie private. Basta parlare di scuole private o paritarie in maniera ideologica». I lettori di Tempi conoscono a memoria i numeri. Stiamo parlando di un milione e mezzo di studenti, oltre 13 mila istituti e 100 mila docenti. Ogni studente delle statali costa all’Italia 6.800 euro, uno delle paritarie 450.
Al Senato Simonetta Rubinato (Pd) e Gian Luigi Gigli (Per l’Italia-Cd) hanno ribadito in una dichiarazione congiunta che «la libertà di insegnamento e di scelta educativa, oggetto di precise risoluzioni dell’Unione Europea e alla base di quel pluralismo che è necessario anche alla scuola statale per migliorare la qualità delle prestazioni, devono trovare spazio nel piano del governo attraverso impegni precisi e concreti che tengano conto delle specificità già esistenti».

COMUNICATO CDO AGESC. Si vedrà come risponderà il Governo alla proposta del Miur. Intanto l’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc) e la Compagnia delle Opere – opere educative hanno reso noto un comunicato in cui salutano positivamente il progetto: «Permettere la detraibilità delle spese scolastiche significa limitare una grave ingiustizia e sostenere la famiglia nell’esercizio del fondamentale diritto alla libertà di scelta educativa. Se i decreti su “La Buona scuola” recepiranno tale proposta, potranno rappresentare una svolta importante anche per tante famiglie che fanno sacrifici enormi per l’educazione dei figli. Vogliamo manifestare il nostro apprezzamento per tale proposta confidando che possa essere recepita dal Governo nei decreti di ormai prossima approvazione. Lo Stato permette ai cittadini di detrarre dalle imposte le spese che gli stessi sostengono direttamente per servizi di interesse generale (dalla sanità agli asili nido). Solo le spese scolastiche non sono ancora detraibili, pertanto le famiglie (circa un milione oggi) che scelgono le scuole paritarie pagano due volte il servizio scolastico (con le imposte e con la retta)».

Foto scuola da Shutterstock

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