Scuola. Rivoluzione costo standard? Il ministero frena: «Il 90 per cento della spesa va in stipendi»

Intervista al sottosegretario del Miur Gabriele Toccafondi. «Leggerò il libro di Alfieri, Grumo e Parola. Ma la loro proposta mi pare di difficile applicazione»

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti).

«Il problema della scuola paritaria in Italia non né di tipo normativo né economico, ma è principalmente culturale». Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione ed esponente del Nuovo Centrodestra, denuncia una questione ventennale ancora irrisolta. «Non si sa cosa sia una scuola non statale. Bisogna spiegare che spesso sono istituti no profit, che alcuni hanno una storia centenaria, sono frequentati da bambini e ragazzi normalissimi che spessissimo non provengono da famiglie abbienti e che appartengono a tutte le confessioni religiose. Non sono diplomifici o collegi esclusivi o scuole private come spesso dicono. Sono scuole pubbliche».

Sottosegretario, il libro di Alfieri, Grumo e Parola, Il diritto di apprendere, propone un approccio per risolvere il problema: economico invece che culturale.
Sono anni che ribadisco l’utilità delle scuole paritarie a livello economico: lo Stato grazie a questi istituti risparmia circa 7 miliardi di euro l’anno. Senza ne spenderebbe molti di più. Con la Buona Scuola abbiamo fatto un passo in avanti perché per la prima volta nel nostro paese non si parla più solo di contributi, ma è stato inserito il concetto di detrazione fiscale. Questa è una rivoluzione culturale. Per Ncd è una questione non irrilevante.

Ma con le detrazioni alla fine in tasca alle famiglie non rimane una cifra rivoluzionaria. Lei crede che questa sia la strada giusta? Dovremo aspettare altri vent’anni per trovare una soluzione “più consistente”?
Dal Dopoguerra al 2000 per la parità scolastica non c’è stato nulla se non un contributo. Con la legge Berlinguer si è arrivati alla parità giuridica, una prima picconata al muro ideologico. Dopo quindici anni ecco il primo riconoscimento “vero” della parità: le detrazioni fiscali. Il muro ideologico si sta lentamente sgretolando. Certo, non possiamo aspettare altri 15 anni per avere altri risultati. Già dall’anno prossimo cercheremo di raddoppiare o quadruplicare le detrazioni. E l’obiettivo è quello di giungere entro fine legislatura a una detrazione totale delle spese che una famiglia sostiene per mandare i figli alle paritarie.

Adottare un costo standard per gli studenti di ogni scuola significherebbe far risparmiare allo Stato circa 17 miliardi di euro. Le famiglie non dovrebbero spendere così tanti soldi per le paritarie e aspettare di rivederli con le detrazioni. C’è una differenza abissale.
Il costo standard è un bell’esercizio matematico. In sanità ci sono molte variabili, ma nella scuola no. Oltre il 90 per cento della spesa pubblica è data dagli stipendi e quelli sono regolati da un contratto collettivo nazionale. Leggerò con cura il libro, ma credo che per arrivare al costo standard ci sia prima da sfondare un muro ideologico e culturale. Per me, in questo momento, il miglior sistema è quello delle detrazioni fiscali. Il costo standard di sostenibilità al momento mi sembra di difficile applicazione.

Foto scuola da Shutterstock

Exit mobile version