C’è sempre un’emergenza per rifilare la dad agli studenti

Dopo il Covid, stavolta è il caro gas a spingere a reintrodurre la didattica a distanza al sabato a scuola. Perché il bene dei ragazzi non è mai la prima emergenza?

E te pareva che non ci ricascavano. Manco dare il tempo di metabolizzare il ritorno alla normalità, che già tornano alla carica con le emergenze.

Qualcuno si era accorto della notizia che questo settembre, dopo tre anni, si tornerà fra i banchi senza particolari misure restrittive dovute al Covid-19? No? Beh, è naturale, dal momento che questa bella novità non se l’è filata nessuno. Il ritorno alla normalità – benedetta, santissima – non eccita il pubblico ormai assuefatto da un triennio al sapore d’emergenza, tutto cadaveri, sirene e apocalisse.

Perciò ai media non è interessato ribadire che l’attuale governo ormai agli sgoccioli, e forse anche per questo non in vena di rincarare la dose di restrizioni, abbia dato il liberi tutti.

Dad al sabato

Un po’ più di fortuna ha avuto, nella noia estiva, la notizia del rientro in servizio di professori e personale no vax.

Ma io, umile insegnante nella vigna del Signore, ero lì che gongolavo, immaginando i bei volti dei miei alunni senza più la museruola, i banchi nuovamente attaccati uno all’altro, e mai più quella tanto incensata oscenità della didattica a distanza.

Ma d’improvviso ecco che scala rapida le classifiche una nuova emergenza, infilandosi agilissima fra l’allarme siccità, Ucraina e Taiwan: la crisi energetica.

Vuoi vedere che riusciranno a tirare in ballo la scuola anche ‘sta volta? Neanche il tempo di pensarlo, che: «Settimana corta a scuola e ritorno della didattica a distanza per risparmiare sui consumi: la proposta, lanciata dalla Provincia di Verona, se adottata in modo generalizzato da tutti gli istituti, consentirebbe, secondo i calcoli dell’Atv, l’Azienda dei trasporti di Verona, un risparmio energetico di circa il 4% grazie ad una razionalizzazione del servizio del trasporto pubblico» (Ansa).

La sublime trovata ha avuto, chissà perché, ampia eco sui siti dei maggiori quotidiani. È bello ricordare che non le sono mancati i benserviti, da più campane. Ciononostante se ne parla, per di più in periodo di campagna elettorale, e il tema ben si presta a diventare oggetto di dibattito.

C’è l’emergenza energetica

Già mi ci vedo, il primo giorno di scuola. Cari ragazzi, che bello rivedervi! Allora quest’anno ogni sabato didattica a distanza. Per risparmiare sulle bollette.

Ma come?, mi obietterà un ragazzo, uno dei pochi che non vorrà più mettersi la mascherina, pur non essendo obbligati.

Che ci volete fare, risponderò io. C’è l’emergenza energetica. Dopo quella pandemica, quella bellica, quella climatica, quella del mondo post-Draghi, quella del razzismo di Civitanova, quella del fascismo di Giorgia, tocca a questa qua.

Peccato non essere anche noi ragazzi un’emergenza di tanto in tanto!, mi sputerebbe in faccia con grandi occhi arrabbiati.

Incontrarsi di persona

«La viva voce (viva vox) e la convivenza (convictus) ti gioveranno più di un discorso scritto (oratio). È necessario pertanto che tu venga sul posto (in rem praesentem venias oportet), prima di tutto perché gli uomini credono più agli occhi che alle orecchie, poi perché il percorso è lungo attraverso i precetti (longum iter est per praecepta), breve ed efficace attraverso gli esempi (breve et efficax per exempla)». Sono parole di Seneca al suo discepolo Lucilio. Il suggerimento è ad incontrarsi di persona, e che Lucilio non si limiti a sfogliare il volume che pure il maestro gli ha spedito.

Con che pietosa facilità la didattica a distanza è passata da essere un’extrema ratio improvvisata in quattro e quattr’otto in seguito alla serrata di marzo 2020, a modalità didattica da propinare a piacere.

Ragazzi, perdonateci: non è per le emergenze che siete nati nel periodo sfigato, ma per gli adulti che vi ritrovate.

Foto Ansa

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