Scatarrate grilline e altre schifezze

Dalle intemerate della Azzolina ai giochetti di Letta, fino al caso Palamara. Ricognizione tra i (brutti) fatti della scorsa settimana

Il fatto che il Consiglio di Garanzia dei senatori della Repubblica abbia confermato la pensione ingiustamente tolta al condannato Roberto Formigoni, ha fatto scrivere all’ex ministro dei rossetti catarifrangenti, pubblica istruzione e Cinque stelle, che quello che ha fatto il Senato è «come scatarrare sui cittadini onesti».

Cu’ sputa ‘ncelu ‘nfaccia ci torna

Questa è la caratura della classe politica che rappresenta la maggioranza nel parlamento italiano. Naturalmente parlare come parla Lucia Azzolina, siciliana che ha pure studiato da maestra, è un po’ come scatarrare per aria, quando – dicono i siciliani – cu’ sputa ‘ncelu ‘nfaccia ci torna.

Infatti, per prima cosa Formigoni ha usufruito di una norma introdotta dagli stessi cinquestelle. Secondo, ma perché la Azzolina non si interroga su se stessa che è riuscita a far spendere ai contribuenti 100 milioni di euro in banchi a rotelle e metà di questi banchi sono finiti in soffitta? 

Letta ci è o ci fa?

Ogni giorno che passa si attenua la speranza che il Ricovery Fund sia la bacchetta magica e il pur ottimo Mario Draghi sia la fata turchina. Non siamo pessimisti. Siamo in Italia. Un paese dove il Parlamento è in ostaggio di un tale che dice di sé, “sono l’Elevato”.

I tre grandi giornali di sistema (Fiat) ci credono. Il Corriere della Sera intervista il sindaco di Milano un giorno sì e l’altro pure, pressando quella milanese per educare la sinistra nazionale… e insomma, il Pd deve allearsi coi cinquestelle e imparare la lingua e la caratura politica di un’Azzolina, altrimenti come si fa ad arginare il fascismo, l’omofobia, il femminicidio, il razzismo, il berlusconismo di ritorno?

Questo succede sul fronte politico. Anche perché, per quanto il Corriere della Sera si affanni a recitare la buon anima dell’Unità in versione arcobaleno e googolandia, non si è ancora capito se Enrico Letta ci è, ci fa o ci gioca a sbarellare il Pd quanto più profondamente e stabilmente possibile. 

Caso Palamara

Avete visto che casino è uscito dalle rivelazioni di Luca Palamara, uno che nella magistratura ha avuto per dieci anni un ruolo apicale che per analogia – analogia non sostanza ovviamente – corrisponde al ruolo che ebbe Totò Riina in Cosa Nostra.

Ebbene, avete visto niente dopo le grida allo scandalo? E la furbata di metterla in “questione morale” invece che in cronoprogramma di riforme, come vi sembra?

Infine, l’idea che cominciano a far serpeggiare, giusto per prepararci per tempo, di un Mattarella 2, stesso copione del secondo mezzo mandato Napolitano, cosi siamo sicuri di cosa? Che si scoperchi o che resti ben serrato il vaso di Pandora altrimenti detto Csm che il Capo dello Stato presiede?

Alla Procura di Roma

Siamo proprio curiosi di vedere chi si aggiudicherà il posto vacante del capo della procura di Roma, che è l”incidente” in cui si è fatto male Palamara e che gli ha scatenato la voglia di vuotare il sacco.

Si vocifera che nonostante i titoli di Marcello Viola, procuratore generale fiorentino che col ricorso al Tar ha stoppato Prestipino (attuale interim, dopo i ricorsi di altri titolati togati, dell’uscente Pignatone curiosamente finito in cima al tribunale Vaticano, che sempre a Roma sta) si sta facendo strada la candidatura di Paolo Ielo.

Guarda caso, il pm che ha in mano lo scandalo mascherine, 1.250 milioni gestiti da Domenico Arcuri per acquistare dispositivi in Cina. E che siccome il governo Conte non aveva agganci in Cina, il Commissario Arcuri, ora ex, ha avuto bisogno di intermediari pagati almeno 100 milioni di euro. Valutate voi se c’è molto interesse da parte dei grandi giornali, dei dossier Gabanelli e se c’è grande ululare di Marco Travaglio e cinquestelle su una faccenda in cui ballano cifre che neanche nella Prima Repubblica mai nessun politico si è sognato di “intermediare” in un colpo solo.

Intanto in Sardegna

Intanto, per dirne una ordinaria di questa settimana giudiziaria di quasi fine maggio: il capo della Procura di Tempio Pausania che dal luglio 2019 ad oggi non è ancora riuscito a ottenere neanche uno straccio di rinvio a giudizio per il presunto stupro di gruppo in cui è coinvolto il figlio di Beppe Grillo, a partire da un esposto dell’ottobre 2019 lo stesso capo procuratore tempiese è però riuscito a ottenere svariate sentenze e perfino un pronunciamento della Corte di Cassazione per sequestrare la villa e buttare fuori di casa (“entro dieci giorni”), lui e la sua famiglia, il sindaco berlusconiano di Olbia, Settimio Nizzi, presunto colpevole non di uno stupro di gruppo, ma di un presunto abuso edilizio (una cantina trasformata in sala giochi e una piscina di un colore non a norma).

Foto Ansa

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