Sanzioni e petrolio, l’Ue trova l’accordo. Occhio però a Berlino

Da gennaio l'Unione Europea non acquisterà più greggio trasportato via nave dalla Russia. Come richiesto da Orban, resterà aperto l'oleodotto Druzhba, che però arriva anche in Germania. I tedeschi promettono di non utilizzare quel petrolio, ma non ci sono garanzie

È riuscita a evitare una figuraccia storica, l’Unione Europea, raggiungendo nella notte un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni, annunciato un mese fa e poi bloccato, che include anche l’embargo sul petrolio russo. Non sarà immediato lo stop e non riguarderà il totale delle esportazioni russe ma almeno i leader dei Ventisette, riuniti durante un Consiglio europeo straordinario convocato dalla Francia, possono vantare un successo e mostrarsi parzialmente uniti.

Addio al petrolio russo… da gennaio

A partire dal prossimo gennaio, probabilmente, i Ventisette non importeranno più greggio via nave da Mosca. Inizialmente verranno bloccati i due terzi delle importazioni, che saliranno poi al 90 per cento. Resterà aperto, invece, l’oleodotto Druzhba, dove scorre il 10 per cento del petrolio russo che raggiunge l’Europa, ma che costituisce per l’Ungheria il 65 per cento del fabbisogno nazionale. L’oleodotto serve anche la Repubblica Ceca.

Nel gioco dei vincitori e vinti la spunta il leader magiaro Viktor Orban, che davanti alle rassicurazioni degli alleati lascia cadere il suo veto. Resta con il cerino in mano Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea che non voleva fare concessioni a Budapest, ma che alla fine ha dovuto cedere, anche sui due miliardi da destinare all’Ungheria per aggiornare le sue infrastrutture.

La Germania può avere indebiti vantaggi

L’accordo però rischia di essere “asimmetrico”. L’oleodotto Druzhba, infatti, non porta il petrolio solo in Ungheria e Repubblica Ceca, ma anche in Germania e in Polonia. Molti paesi, tra cui l’Italia, si sono raccomandati con forza con i due paesi affinché si astengano dal comprare il petrolio russo, per non creare «squilibri tra gli Stati membri», come dichiarato dal premier Mario Draghi, e non ottenere così un indebito vantaggio competitivo legato al prezzo inferiore dell’energia.

Berlino e Varsavia hanno promesso di non acquistare quel petrolio ma, come nota Repubblica, si tratta di rassicurazioni politiche e non giuridiche. «Molti si sono chiesti: in caso di shock energetico in autunno, quelle rassicurazioni saranno confermate?», si chiede Claudio Tito. «Come si tutela la concorrenza imprenditoriale in queste occasioni?». Ci sono anche altri problemi: «Quali garanzie fornisce Budapest circa il rischio che l’oleodotto Druzhba aumenti le forniture di petrolio e l’Ungheria rivenda le quantità in eccesso in una sorta di dumping commerciale che peraltro aggirerebbe il senso delle sanzioni?».

Sanzioni anche per Kirill

Sono interrogativi senza risposta. L’accordo sul sesto pacchetto di sanzioni verrà finalizzato in questi giorni dagli ambasciatori Ue. Le misure dovrebbero includere anche l’esclusione dal sistema Swift di Sberbank e sanzioni per tre emittenti di Stato russe. Saranno colpiti anche alcuni membri dell’esercito di Mosca, ritenuti responsabili di crimini di guerra, e persino il patriarca ortodosso Kirill, che non potrà più avere il visto per recarsi in Europa.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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