Rubinato: «Sulla scuola paritaria serve chiarezza: aderisco alla proposta di legge popolare»

«Siamo fermi su posizioni molto arretrate rispetto agli altri paesi europei che, a differenza nostra, riconoscono il pluralismo educativo». Intervista all'onorevole del Pd Simonetta Rubinato

«Do la mia adesione condividendone il contenuto e ritenendola una buona iniziativa per aprire un dibattito nella società e fare pressing sul Parlamento e il governo». Così l’onorevole del Pd Simonetta Rubinato, già promotrice di una lettera inviata a febbraio al premier Renzi da 44 parlamentari, risponde alla proposta di una legge popolare promossa da Tempi, dopo che la Corte di Cassazione ha classificato come “commerciale” l’attività di un scuola paritaria di Livorno imponendole il pagamento dell’Ici.

Alcuni suoi colleghi sostengono che la sentenza della Cassazione sia inapplicabile, perché non riguarda il pagamento dell’Ici, tassa ormai sostituita dall’Imu e che quindi non siano necessari ulteriori provvedimenti legislativi per fare chiarezza in materia.
La sentenza della Cassazione riguarda la normativa fiscale previgente dell’Ici, mentre dal 2012 siamo passati all’Imu, per la quale esistono un regolamento ed un decreto ministeriali che fanno luce sulle esenzioni fiscali. Ma rinviando al giudice di merito la decisione concreta sulla base del principio di diritto enunciato, la Cassazione ha stabilito che le due scuole paritarie di Livorno non dovranno comunque pagare alcuna sanzione, riconoscendo che c’è un’obiettiva incertezza sull’applicazione della normativa. Proprio per questo bisogna cogliere l’occasione per fare chiarezza: la Cassazione ha creato l’occasione affinché il Governo si faccia carico finalmente di definire la materia.

Sulla scuola paritaria il dibattito pare infinito. Come mai, secondo lei?
In Italia siamo ancora impantanati in un arretrato dibattito ideologico, a partire dal fascismo, probabilmente dovuto al fatto che per molto tempo le scuole non statali erano soprattutto scuole cattoliche. E questo ha alimentato le posizioni laiciste ed anticlericali. Ma sappiamo bene che la realtà è diversa: oggi molte scuole paritarie sono comunali, ad esempio. Siamo quindi fermi su posizioni molto arretrate rispetto agli altri paesi europei che, a differenza nostra, riconoscono il pluralismo educativo indicato da ben due risoluzioni del Parlamento europeo: tutti sanno che il monopolio, fosse anche statale, non può garantire la qualità della scuola pubblica.

Perché la sinistra stenta a difendere una sua legge?
Il problema non è tanto difendere quella legge ma una parità reale. Vorrei ricordare che è stato il governo Prodi con il ministro Fioroni, nella legge finanziaria 2008, ad aumentare i fondi per le istituzioni scolastiche non statali poi decurtati dall’ex ministro dell’Economia e delle finanze Tremonti negli anni successivi. Tremonti fece transitare parte dei fondi attraverso le Regioni, vincolandoli così al Patto di Stabilità, con tutti i problemi che ne sono derivati. Con la legge di Stabilità 2015 io e il collega Gian Luigi Gigli abbiamo ottenuto l’erogazione tempestiva dei fondi alle scuole dagli Uffici scolastici regionali. Nella riforma della Buona Scuola poi abbiamo introdotto il principio della detrazione fiscale delle rette ed il principio del costo standard e della quota capitaria. Questi possono permettere un decisivo passo in avanti, ma il vero problema è che realizzare la parità scolastica è comunque complicato.

Come se ne esce?
Combattendo la battaglia fino in fondo per portare la nostra scuola pubblica verso gli standard europei. Perciò do la mia adesione alla vostra proposta di legge di iniziativa popolare, condividendone il contenuto e ritenendola una buona iniziativa per aprire un dibattito nella società e fare pressing su Parlamento e governo.

@frigeriobenedet

Foto scuola da Shutterstock

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