Per scongiurare le minacce Houthi nel Mar Rosso si può sempre dichiararsi cinesi

Il rischio per l’Italia di divenire «un bersaglio» dei ribelli yemeniti filoiraniani per il suo ruolo nella missione difensiva europea e la trovata di alcuni armatori per evitare i missili

Lancio di missili durante un’esercitazione militare delle forze Houthi in Yemen, 11 gennaio 2024 (foto Ansa)

Dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e la risposta israeliana, il Medio Oriente è tornato a infiammarsi. Tuttavia, malgrado il richiamo al jihad globale, il sollecito è stato raccolto dagli attori già coinvolti nelle trame iraniane. Tra questi gli Houthi, la milizia che da anni combatte una guerra in Yemen per conto dell’Iran.

Il via è stato dato il 19 novembre 2023 quando, a seguito del dirottamento di una nave cargo nel Mar Rosso meridionale, le milizie Ansar Allah degli Houthi hanno aperto un nuovo fronte in sostegno ad Hamas, lanciando una campagna di bombardamenti nello Stretto di Bab el-Mandeb. Gli Houthi stanno attaccando imbarcazioni commerciali con legami politico-economici con Israele, al fine di minare gli interessi economici di Tel Aviv e, in senso lato, del mondo occidentale. L’arsenale a loro disposizione è diversificato: missili balistici a corto raggio, missili antinave, droni suicidi ed elicotteri sia d’attacco che da trasporto. Le operazioni dei ribelli filoiraniani hanno escluso dai propri obiettivi navi cinesi e russe, come dichiarato da Mohammed al-Bukhaiti, alto funzionario politico e portavoce degli Houthi.

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La “tassa” Houthi sull’economia globale

La campagna di attacchi che i ribelli yemeniti stanno conducendo pone una seria minaccia all’economia globale e alla sicurezza delle rotte commerciali nel Mar Rosso, attraverso il quale transita il 12 per cento del commercio globale, il 51 per cento del gas liquefatto e il 12 per cento del petrolio. Secondo il Kiel Institute, un think tank tedesco, si è verificato un calo del 66 per cento del traffico marittimo attraverso il Canale di Suez, con il numero di container per giorno che è calato da 450 mila nel dicembre del 2022 a 200 mila un anno dopo.

Il calo del livello di navigazione nel Mar Rosso è stato inoltre condizionato dal vertiginoso incremento di prezzo delle polizze sul trasporto erogate dalle compagnie di assicurazione, aumentato di cinquanta volte e arrivato a toccare tra lo 0,7 e l’1 per cento del valore della nave. Di conseguenza, tale incremento ha costretto le compagnie commerciali ad attivare una nuova rotta circumnavigando il Capo di Buona Speranza, triplicando così i costi e aumentando di 15 giorni il tempo di viaggio.

In questo contesto di crisi, l’Italia si ritrova tra le principali vittime della campagna di bombardamenti condotta dagli Houthi. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, tra l’inizio della crisi nel novembre 2023 e gennaio 2024, l’economia italiana ha perso in media 95 milioni di euro al giorno, per un ammontare di 8,8 miliardi. Nello specifico, l’Italia ha perso 3,3 miliardi di euro per ritardate o mancate esportazioni e 5,5 miliardi per il mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri.

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Italia alla guida della missione Aspides

Per quanto riguarda la dimensione militare, sulla falsariga dell’operazione che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno conducendo dall’11 gennaio 2024, l’Unione Europea ha dato il via all’Operazione Aspides, campagna militare marittima di natura puramente difensiva per proteggere le imbarcazioni che transitano nel Mar Rosso. A tal proposito, vista la volontà del ministro della Difesa Guido Crosetto e la “competenza geografica” della marina italiana, Bruxelles ha chiesto a Roma di porsi al comando tattico di Aspides, fornendo l’ufficiale ammiraglio che si occuperà di condurre le operazioni navali.

In linea con i propri obiettivi geopolitici, la scelta del governo italiano di farsi carico del coordinamento di Aspides collima con la centralità che il Mar Mediterraneo ha assunto nella politica estera di Roma. Sullo sfondo della rinnovata assertività italiana nel continente africano, il futuro successo di Aspides può conferire un’ulteriore spinta e maggiore profondità strategica al recentemente annunciato Piano Mattei.

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Niente missili, siamo cinesi

Tuttavia, come d’altra parte atteso, la scelta del governo Meloni di porsi a capo dell’operazione Aspides ha immediatamente raccolto la replica della leadership dei ribelli yemeniti. In una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica il 5 febbraio 2024, Mohamed Ali al-Houthi, membro del Comitato politico supremo degli Houthi, ha dichiarato che «l’Italia sarà un bersaglio se partecipa all’aggressione contro lo Yemen», invitando poi Roma a «rimanere neutrale [perché] non c’è giustificazione per qualsiasi avventura al di fuori dei suoi confini».

Se le imbarcazioni italiane diventeranno un possibile bersaglio degli Houthi, potranno fare ricorso a un espediente che finora è già risultato essere funzionale per numerose compagnie. Diversi armatori, infatti, hanno riconfigurato il proprio Automatic Identification System (tracker globale richiesto dalla convenzione marittima internazionale), dichiarando l’equipaggio della nave “cinese”, “tutto cinese” o “nessun legame con Israele” (dati Bloomberg e MaritimeTrafic.com), ciò per sfruttare l’inerzia dei ribelli filoiraniani nei confronti delle navi cinesi nello Stretto di Bab el-Mandeb.

D’altra parte, una estensione della minaccia a contesti diversi da quello dello “scenario di attacco in mare” in questo momento è assai poco probabile.

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Marco Lombardi, Alessandro Bolpagni e Federico Borgonovo, autori di questo articolo, fanno parte del team di ITSTIME, centro di ricerca su sicurezza e terrorismo dell’Università Cattolica.

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