Se c’è una persona che in Forza Italia ha sempre lavorato con costanza per promuovere una politica all’insegna della sussidiarietà questa è Antonio Palmieri. Milanese, grande esperto di comunicazione (cura da anni quella online del partito) è un infaticabile e generoso promotore di quella cultura cattolica che non s’accontenta dei discorsi sui “valori”, ma che cerca sempre una via concreta per esprimersi nella società.
«Dipende tutto dall’educazione che ho ricevuto – spiega a Tempi, che lo ha indicato fra i candidati meritevoli di voto -. Sin dai tempi in cui frequentavo l’oratorio ho imparato che la politica non è una “cosa sporca”, ma una grande opportunità e responsabilità per chi voglia costruire qualcosa di buono per sé e per gli altri. Così, un po’ per caso, prima mi sono avvicinato all’esperienza formigoniana in Lombardia, poi ho creato un centro culturale sulla dottrina sociale della Chiesa a Milano, poi ho fatto il salto in politica, non più come ospite ma come protagonista, candidandomi alla Camera nel 2001. Ma lo spirito è quello dell’inizio. Cerco di portare in politica ciò che ho imparato da bambino».
Palmieri è sempre rimasto in Forza Italia, al fianco di Silvio Berlusconi. «In Fi, che pure è un partito laico, ho sempre trovato il sostegno necessario per affrontare battaglie impopolari, contro il mainstream dominante. E ho portato avanti le mie idee non da solo, ma con il gruppo. È un fatto che, alla Camera, abbiamo sempre votato contro leggi come il ddl Zan, il biotestamento, l’introduzione della cannabis».
Ora è candidato al Senato al plurinominale nel collegio Lombardia 3. E oggi che Forza Italia è un po’ ammaccata, Palmieri dice che «resta un partito che è una garanzia per il futuro. Alla sua venerabile età il nostro presidente si spende ancora come un leone e non è il solo. Esistono nel partito persone che ne proseguono l’azione. Restiamo poi fondamentali per non spostare il baricentro della coalizione troppo a destra, sia in Italia, sia in Europa. Non è un mistero che il nostro legame col Ppe è una garanzia che il Paese continuerà a essere ascoltato in Europa e oltre l’Europa».
Terzo Polo, preoccupati? «Carlo Calenda punta in maniera palese a sottrarci elettori. Non so come possa riuscirci, visto che lui è evidentemente un uomo di sinistra, che proviene dal Pd e che a Roma ha appoggiato il candidato di quella parte. È vero, usa parole che “suonano bene” alle orecchie dell’elettore di Forza Italia, soprattutto sui temi economici, ma, diciamoci la verità, il suo è chiaramente un progetto di sinistra, e da quella parte del campo continuerà a giocare. Il voto a Calenda è un voto a scoppio ritardato dato al Pd».
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