Oskar Gröning, 94 anni, «primo e unico responsabile nazista a chiedere perdono in un processo»

Soprannominato il "contabile di Auschwitz", era nel lager nei mesi in cui furono sterminati 300 mila ebrei. «Ho visto i forni crematori, ero lì. Mi dispiace»

Oskar Gröning è stato condannato a quattro anni di carcere in Germania per «complicità» nel massacro di almeno 300 mila ebrei ad Auschwitz nel 1944. L’ex “contabile di Auschwitz”, membro delle SS, ha lavorato nel campo di sterminio nazista per due anni e soprattutto tra il 16 maggio e l’11 luglio del 1944, periodo in cui arrivarono al campo 425 mila ebrei, dei quali 300 mila furono subito uccisi nelle camere a gas.

CONCORSO IN STERMINIO. Allora Gröning aveva 23 anni, oggi ne ha 94. È stato condannato solo ora perché solo dal 2011 il sistema giuridico tedesco ha cominciato a condannare ex nazisti anche senza provare la loro responsabilità individuale. Dalla condanna di John Demjanjuk nel 2011 per “concorso in omicidio” di quasi 30 mila persone, è sufficiente aver partecipato in diverse forme alla soluzione finale voluta da Adolf Hitler per essere incriminati e condannati.

«HO VISTO, IO ERO LÌ». Il caso di Gröning, rispetto ad altri, non è importante solo perché ha dato scacco ai tanti negazionisti con le sue parole: «È un mio dovere, alla mia età, dire le cose che ho visto e oppormi a coloro che le negano. Ho visto i forni crematori, ho visto le fosse dove si bruciavano i corpi. Voglio che voi sappiate che queste atrocità sono esistite. Io ero lì».

«MI DISPIACE». L’ex nazista di 94 anni ha rilasciato anche una dichiarazione mai fatta da tutti gli altri responsabili dello sterminio arrestati e processati: «Mi dispiace». A far notare questo dettaglio è stata Marie-Pierre Samitier, giornalista di France 2, che ha appena scritto un libro per i tipi di Lemieux dal titolo: Carnefici e sopravvissuti, bisogna perdonare tutto? Nel volume, scritto a 70 anni dalla liberazione di molti lager, Samitier racconta attraverso storie e interviste come i sopravvissuti ricordano quei giorni terribili e indaga la possibilità di «perdonare» i persecutori.

«IL PRIMO E UNICO». Intervistata dal Le Figaro sul caso Gröning, Samitier ha affermato: «Lui è il primo responsabile nazista ad aver chiesto perdono ai rappresentati delle vittime all’interno di un processo. Questo è un atto forte perché chiedere perdono significa riconoscere gli errori commessi. Questo è un atto forte anche perché è un atto unico. Come racconto nel mio libro, i nazisti non hanno mai espresso richieste individuali di perdono: sono sempre stati persuasi di avere avuto ragione fino alla fine».

NUOVO INIZIO. Secondo la giornalista, solo «la richiesta di perdono e il riconoscimento di aver sbagliato» possono dare vita a un «nuovo “inizio”». «Oscar Gröning ha fatto questo cammino, ha espresso pubblicamente rincrescimento per le azioni commesse. È vero che l’ha fatto molto in ritardo (…) ma mi sembra che questa richiesta di perdono sia importante dal punto di vista simbolico».

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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