Oregon, suicidio assistito: aumentano i decessi e le richieste. La morte è ormai banalizzata

Nel 2015 sono morte 132 persone, contro le 105 del 2014. Un medico è stato presente al momento del decesso solo in 14 casi

Negli ultimi due anni le persone uccise con il suicidio assistito in Oregon sono aumentate dell’81 per cento. Il governo dello Stato americano, che ha legalizzato la “buona morte” nel 1997, ha rilasciato l’ultimo rapporto relativo al 2015, che presenta un aumento dei decessi del 26 per cento (nel 2014 l’aumento rispetto al 2013 era stato del 37 per cento).

SUICIDIO PRIVATO. Nel 2015, dunque, sono morte 132 persone, contro le 105 del 2014 e le 73 del 2013. Nel 1998 erano “solo” 16. Aumentano esponenzialmente anche le richieste del cocktail letale, passando dalle 155 del 2014 alle 218 del 2015. In Oregon il suicidio assistito, forma di eutanasia che consente ai richiedenti di ricevere dai medici farmaci letali, deve essere compiuto a casa o in un altro luogo, purché non sia pubblico. La presenza del medico non è necessaria e il farmaco letale può essere richiesto solo da chi ha un’aspettativa di vita inferiore ai sei mesi.

FALLE NEL SISTEMA. Nel 2015, un medico è stato presente al momento della morte solo in 14 casi su 132: nessuno dunque è in grado di stabilire se negli altri casi ci siano stati abusi o se i farmaci letali siano stati somministrati a forza e contro il volere del paziente. In 43 casi su 132 il governo non sa se le persone sono morte a causa dell’ingestione della dose letale o per altro motivo.

PERIZIE PSICHIATRICHE. La legge inoltre viene applicata in modo sempre più creativo: l’ultimo rapporto indica che in oltre il 10 per cento dei casi (14 persone), il cocktail letale è stato assunto non per malattie che lasciano al paziente una «prospettiva di vita di sei mesi», ma per «altre malattie», come il diabete. Anche quest’anno solo per 5 persone i medici hanno chiesto una perizia psichiatrica, come prevede la legge qualora sia necessario, anche se uno studio del 2008 sulla legge ha evidenziato che il 26 per cento di chi richiede il suicidio assistito è depresso. Ma se nel 2008 i casi potevano essere considerati pochi – i richiedenti erano 88 (e 60 i morti) – nel 2015 i richiedenti sono saliti a 218 e i morti a 132.

PREVISIONE DI VITA. Anche in Oregon si sta avverando la teoria del piano inclinato: l’anno scorso il Parlamento ha discusso una legge per estendere da 6 a 12 i mesi la previsione di vita per la quale è concesso chiedere e ottenere il suicidio assistito. La modifica è stata proposta perché già ora i medici ignorano il requisito dei 6 mesi. A riprova dell’impossibilità di stabilire a tavolino un termine della vita e della fallacia di questo criterio, nel 2015 è morta con la dose letale una persona che aveva ottenuto il farmaco 34 mesi prima.

BANALIZZAZIONE DELLA MORTE. Infine, è interessante notare come cresca sempre di più il divario tra chi richiede il farmaco letale e chi lo utilizza, segno che il suicidio assistito è sempre più accettato nella società come “normale” e richiesto almeno per precauzione. Quello che nel 1998 era considerato solo un rischio, la crescente «banalizzazione della morte», oggi fa parte della quotidianità dell’Oregon.

@LeoneGrotti

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