L’Onu si dia delle priorità. Basta con le liste infinite di promesse impossibili

Il vertice di questi giorni sull’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sarà un altro fallimento se il mondo non si sforzerà di individuare soluzioni praticabili almeno per le emergenze più urgenti. Ecco dodici proposte concrete

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres (foto Ansa)

Il mondo non sta riuscendo a mantenere le sue promesse di sviluppo. Si tratta dei cosiddetti Obiettivi di sviluppo sostenibile [Sustainable Development Goals, ndt], che nel 2015 tutti i governi hanno concordato di raggiungere entro il 2030. I progressi in tutte queste promesse – anche in aree importanti come lo sradicamento della povertà e la fine della fame – stanno avanzando a meno di un quarto della velocità promessa. Con il passo attuale, il mondo realizzerà le sue promesse per il 2030 con mezzo secolo di ritardo.

In questi giorni fino al 26 settembre, sui leader mondiali riuniti a New York per il dibattito generale delle Nazioni Unite incombe questo fallimento. Dobbiamo cambiare urgentemente il nostro approccio per massimizzare i benefici dello sviluppo per il mondo.

Uno dei motivi della lentezza è che molte promesse degli Obiettivi di sviluppo sostenibile sono assurdamente ambiziose. Ci si impegna a raggiungere la completa eliminazione della fame e delle malattie infettive, a creare posti di lavoro e sistemi di protezione sociale per tutti. Non si tratta di obiettivi di sviluppo, bensì di ideali di valore ma inverosimili.

Alle nostre promesse globali manca inoltre totalmente un punto focale: il mondo si è posto 169 traguardi molto dettagliati e prolissi, e a tutti viene data la stessa importanza. La promessa essenziale di eliminare l’inedia infantile è messa sullo stesso piano di quella decisamente meno cruciale di informare le persone su come avere uno stile di vita «in armonia con la natura».

La maggior parte delle nazioni non ha accantonato risorse aggiuntive sufficienti per realizzare tali promesse. Vale per le nazioni più povere del mondo, che sono comprensibilmente già in difficoltà, ma vale anche per le grandi organizzazioni per lo sviluppo e per i donatori dei paesi ricchi, che hanno aumentato solo leggermente la loro spesa. Probabilmente l’ammanco totale per raggiungere tutti gli Obiettivi è una cifra spettacolare che si aggira intorno a 10-15 mila miliardi di dollari l’anno, più o meno pari all’intero gettito fiscale globale. Possiamo scommettere che i governi non raddoppieranno le tasse per realizzare queste promesse.

Questi obiettivi al fondo promettono qualcosa di importante: migliorare le condizioni delle persone più svantaggiate del mondo. Dobbiamo quindi essere più intelligenti. Alcuni traguardi degli Obiettivi di sviluppo sostenibile hanno soluzioni più efficaci di altri: ci sono politiche che hanno maggiori possibilità di successo, programmi più economici e risultati più validi di altri. Dovremmo iniziare a concentrarci innanzitutto su queste soluzioni.

Ho sostenuto la necessità di stabilire delle priorità già nel 2015, quando gli obiettivi erano in fase di elaborazione da parte delle Nazioni Unite, dei governi e della società civile, ma sono stato criticato da quanti credevano ottimisticamente che le promesse generiche avrebbero incoraggiato il mondo a realizzare tutto.

Questo non è accaduto, e ora siamo arrivati alla metà del tempo stabilito per le nostre promesse, ma non siamo neanche lontanamente a metà del percorso. Per salvare gli obiettivi globali, dobbiamo individuare gli obiettivi la cui realizzazione può ricevere un impulso con poche risorse. Negli ultimi anni il mio think-tank, il Copenhagen Consensus, ha collaborato con premi Nobel ed economisti di primo piano per studiare le misure più efficaci nell’ambito dei 169 obiettivi. Adesso abbiamo identificato 12 interventi forti che potrebbero produrre enormi benefici all’intera agenda degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, a costi relativamente bassi.

Prendiamone uno: l’estensione delle vaccinazioni infantili alla metà più povera del mondo. Si tratta dei vaccini contro il rotavirus, che è la causa più comune di diarrea nei bambini piccoli, dei vaccini contro lo pneumococco per evitare morti da infezioni gravi e meningite, e di una aumento della copertura del vaccino contro il morbillo. Con 1,7 miliardi di dollari all’anno potremmo evitare mezzo milione di morti, soprattutto di bambini molto piccoli. Ogni dollaro speso produrrebbe ben 101 dollari di benefici sociali.

E questa è solo una delle 12 linee di intervento che darebbero un notevole impulso alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. La nostra ricerca, sottoposta a revisione paritaria, mostra che con 35 miliardi di dollari all’anno in tutto, possiamo rafforzare la salute materna allo scopo di salvare la vita di 166 mila madri e 1,2 milioni di neonati ogni anno, salvare un altro milione di vite all’anno debellando quasi totalmente la tubercolosi, migliorare i risultati scolastici nei paesi a basso reddito e così cambiare il futuro dei bambini, realizzare registri della proprietà terriera per dare sicurezza alle persone, incrementare il commercio per creare opportunità economiche che cambiano la vita, ridurre la malaria, consentire una maggiore circolazione di lavoratori qualificati per combattere le disuguaglianze, fare grandi passi avanti contro la malnutrizione infantile e salvare 1,5 milioni di vite da malattie croniche come l’ipertensione.

In totale, ogni anno queste politiche salveranno 4,2 milioni di vite ogni anno e aumenteranno la ricchezza della metà più povera del mondo di 1.100 miliardi di dollari. Tradotto in termini economici, ogni dollaro speso produrrà ben 52 dollari di benefici sociali.

L’agenda degli Obiettivi di sviluppo sostenibile è fallita. Non dobbiamo tollerare che i leader mondiali facciano altre vuote promesse o che le Nazioni Unite continuino a spalmare fondi e attenzione su un elenco infinito di obiettivi senza priorità, nobilissimi ma irraggiungibili.

Possiamo salvare l’agenda dello sviluppo globale e sfruttare al meglio i prossimi sette anni. Dobbiamo solo dare priorità alle cose migliori.

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