Oms: «Ebola, peggiore epidemia da quarant’anni». La Liberia dichiara lo stato di emergenza

L'Oms ammette che si tratta di un pericolo mondiale, al momento non arginato. Ad aggravare la situazione la stagione delle piogge

Negli Stati dell’Africa Occidentale Ebola miete sempre più vittime. Aveva già dichiarato lo stato di emergenza la Sierra Leone, ora anche la Liberia. Nel frattempo l’Organizzazione mondiale della sanità stila l’ultimo rapporto sulle morti causate dal virus emorragico e sulla sua pericolosità dichiarandola «l’emergenza peggiore da quarant’anni a questa parte».

EMERGENZA MONDIALE. «Ormai è un’emergenza di salute pubblica a livello mondiale. Le possibili conseguenze di un’ulteriore espansione sono particolarmente serie e una risposta internazionale è necessaria. È parere unanime del comitato che siano soddisfatti i criteri per dichiararla emergenza internazionale di salute pubblica», ha detto Margaret Chan, segretaria dell’Oms, dopo una riunione di due giorni con il team di esperti medico-scientifici. Non è la prima volta che Ebola miete vittime in Africa, ma è senz’altro la «peggiore epidemia degli ultimi 40 anni». «Serve uno sforzo condiviso da tutti. Serve controllare a fondo le persone negli aeroporti», avvisato la segretaria. Il bilancio aggiornato parla di 932 morti nei quattro paesi e 1.711 casi. In Guinea 495 casi e 363 morti. In Liberia 516 casi e e 282 morti. In Nigeria 9 casi e un morto. In Sierra Leone 691 casi e 286 morti.

NON SOLO IN LIBERIA. Una volta colpiti dal virus il tasso di mortalità è del 50%. In Liberia vi sono posti di blocco della polizia in molte zone del paese, a partire dalla capitale Monrovia. La polizia ha l’ordine di non far togliere dalle strade i cadaveri, al fine di evitare ulteriori contagi. La presidente, Ellen Johnson Sirleaf, ha detto senza mezzi termini che «l’epidemia esige misure straordinarie per la sopravvivenza dello Stato. Il virus Ebola, le ramificazioni e le conseguenze della malattia costituiscono attualmente un turbamento per l’esistenza, la sicurezza e il benessere della Repubblica, rappresentando un pericolo chiaro e immediato». L’epidemia ha colpito in maniera rilevante anche Sierra Leone e Guinea, ma casi sono stati riscontrati anche in Nigeria. Oggi anche l’Uganda ha segnalato un caso sospetto di un uomo proveniente dal Sud Sudan, ma i test hanno chiarito che si trattava di un falso allarme.

LA STAGIONE DELLE PIOGGE. A preoccupare in questa zona dell’Africa è anche la stagione delle piogge, con i casi di malaria e colera che comporta. A spiegare il perché è Cyprien Fabre, capo del dipartimento Aiuti umanitari per l’Africa occidentale della Commissione europea: «Ebola, malaria e colera hanno gli stessi sintomi iniziali, come febbre e vomito, che si possono confondere». E succede che i malati in questa incertezza evitino gli ospedali: se pensano sia Ebola, spesso non credono di poter essere aiutati; se pensano che non sia Ebola, non vanno a farsi curare per paura di venire a contatto con casi di ebola. «È come vedere un disastro al rallentatore, in slow motion», dice Fabre.

RIMPATRIATO IL MISSIONARIO SPAGNOLO. Mentre in Africa non si seppelliscono più nemmeno i morti, resta alto il timore che l’epidemia possa allargarsi ad altre aree del pianeta. Il commissario europeo alla Sanità, Tonio Borg, tuttavia tranquillizza e sottolinea che il rischio che l’epidemia possa raggiungere l’Europa è «estremamente debole». «Nel caso poco probabile in cui il virus dovesse arrivare in Europa siamo pronti per affrontarlo», ha aggiunto Borg. Ieri è stato riportato in Spagna il 75enne sacerdote Miguel Pajares che aveva contratto il virus in Liberia. Il missionario, trasportato con una speciale barella ermetica, è stato ricoverato in isolamento all’ospedale  Carlo III di Madrid. Al momento le sue condizioni sono stabili.

 

 

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