Nigeria. Il martirio del seminarista cattolico Na’aman Danlami

Il giovane di 25 anni è stato bruciato vivo il 7 settembre nella diocesi Kafanchan. Il parroco (sfuggito per miracolo all'attentato) aveva scritto per Tempi: «Ci perseguitano per islamizzare il paese»

Il giovane seminarista cattolico Na’aman Danlami, morto bruciato vivo in Nigeria dai banditi

Un seminarista cattolico è morto bruciato vivo in Nigeria al termine di un tentativo di rapimento finito in tragedia. La notte del 7 settembre un gruppo di banditi ha attaccato la parrocchia di Saint Raphael Fadan Kamantan, nella diocesi di Kafanchan, stato di Kaduna, dando alle fiamme il rettorato. Il parroco, padre Emmanuel Okolo, è riuscito a scappare insieme al suo assistente, ma il giovane seminarista di 25 anni non ha fatto in tempo a uscire dall’edificio.

«L’esercito non è intervenuto»

L’obiettivo dei banditi, secondo quanto dichiarato dal vescovo di Kafanchan, monsignor Julius Yakubu Kundi, era quello di rapire il parroco «ma non riuscendo a entrare in casa, hanno dato fuoco all’edificio», come si può vedere dal filmato qui in basso.

L’attentato, continua il vescovo, «è durato più di un’ora ma non c’è stata alcuna reazione da parte dell’esercito. Il check point più vicino è solo a un chilometri di distanza, ma non hanno fatto nulla».

Il martirio di Na’aman Danlami in Nigeria

Il seminarista ucciso si chiamava  Na’aman Danlami e aveva appena 25 anni. «È una perdita terribile e non è la prima», commenta monsignor Kundi. L’anno scorso, infatti, padre John Mark Cheitnum, direttore delle comunicazioni della diocesi di Kafanchan, era stato rapito e brutalmente assassinato.

Sempre il 7 settembre è stato rapito un altro seminarista nello stato di Kaduna, Ezequiel Nuhu, insieme a suo padre.

«Ci perseguitano per islamizzare il paese»

I lettori di Tempi conoscono bene padre Emmanuel Okolo. Il sacerdote sfuggito al rapimento aveva realizzato un Te Deum per il nostro giornale nel 2021:

«Gli attacchi dei pastori Fulani in Nigeria hanno raggiunto una dimensione talmente atroce che ormai sono interpretati come una guerra religiosa dissimulata condotta al fine di islamizzare il paese, ossia il completamento del jihad del XIX secolo. La traiettoria degli assalti pianificati si configura come un deliberato tentativo di islamizzare e conquistare la Middle Belt nigeriana, che è a maggioranza cristiana», scriveva.

«L’ondata di attacchi, ormai un modus operandi, replica il trend del 2020. Tuttavia l’ondata in atto è più aggressiva a livello di ingaggio e tattiche, visto che le brutali operazioni vengono compiute di notte quando gli abitanti innocenti e disarmati della zona si preparando a rincasare per dormire», continuava il parroco sfuggito al rapimento. «Il cristianesimo comporta un prezzo e il suo sigillo è la persecuzione. Una religione che non soffre niente non vale niente. Nessuno desidera soffrire, ma in un mondo decaduto è inevitabile».

Il reportage di Tempi in Nigeria

Lo stato di Kaduna, e in particolare l’area di Kafanchan, è uno dei più colpiti dalla persecuzione anticristiana che sconvolge da anni la Nigeria. Negli ultimi tre anni, secondo uno studio del locale Osservatorio sulla libertà religiosa in Africa, almeno 10.251 cristiani sono stati uccisi e 5.572 rapiti per ottenere un riscatto in più di 4.000 attentati in diversi stati. Nello stesso periodo hanno perso la vita anche 3.848 musulmani. Negli ultimi dieci anni sono morti ben 30 mila cristiani in Nigeria, almeno 50 mila se si fanno partire i calcoli dall’anno in cui è iniziata la guerra armata di Boko Haram, nel 2009.

Proprio per questo Tempi ha condotto un reportage dallo stato di Kaduna e dall’area di Kafanchan ad aprile per indagare le cause della persecuzione senza precedenti. Secondo Open Doors, l’89 per cento dei cristiani che nel 2022 hanno perso la loro vita a causa della fede in tutto il mondo abitava in Nigeria.

Come dichiarato a Tempi da quattro seminaristi del seminario Cristo Re di Kafanchan, anch’esso finito sotto attacco nel 2021, «i terroristi sono islamici, vogliono spaventarci per mandarci via. Questo è un esercizio sistematico del jihad, fatto per conquistare quest’area, che è interamente cristiana. Vogliono far sparire il cristianesimo da Kaduna, ma non ci riusciranno».

@LeoneGrotti

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