Nel feudo islamico francese molestie e insulti alle archeologhe in canottiera

Strappati i manifesti del Comune che invitano ad «adottare un comportamento corretto». Succede a Saint-Denis, il centro che ha fornito il maggior numero foreign fighters all’Isis

Uno dei manifesti che invitano ad «adottare un comportamento corretto» esposti dal Comune di Saint-Denis in place Jean-Jaurès in seguito alle molestie subite dalle archeologhe al lavoro presso gli scavi

Parigi. A place Jean-Jaurès, nel cuore di Saint-Denis, comune dove ha sede la basilica in cui sono sepolti i re di Francia, ma più recentemente al centro delle cronache perché è servito da rifugio agli attentatori del Bataclan e ha fornito il maggior numero di foreign fighters allo Stato islamico, sono in corso degli importanti scavi archeologici. Sul sito, di più di cinquemila metri quadrati, lavorano incessantemente specialisti dell’antichità e altri ricercatori: tutti all’aperto, sotto un sole che in questi giorni di canicola picchia forte.

Anche per questo, poche settimane fa, alcune archeologhe presenti nel cantiere hanno iniziato a lavorare in canottiera. Problema: le spalle scoperte non sono state “tollerate” da tutti. Come rivelato dal Figaro, alcuni passanti molestano e insultano le archeologhe occupate negli scavi, con commenti sessisti e inappropriati sul loro modo di vestire “troppo occidentale” e inviti ad abbandonare il cantiere «perché non è un mestiere per donne». Le specialiste sono anche fatte oggetto di frasi a carattere sessuale, legate alle posizioni che assumono durante gli scavi (la maggior parte del tempo, sono accovacciate).

«Chissà perché proprio lì…»

Claude Héron, direttore dell’unità di archeologia della città di Saint-Denis, che si sta occupando del cantiere in collaborazione con l’Institut national de recherches archéologiques préventives (Inrap), ha confermato al Figaro che i molestatori insistevano sul fatto che le donne non devono fare le archeologhe, perché un è mestiere per uomini, e che a Saint-Denis ci si deve coprire, e non mostrare alcuna nudità. Secondo le testimonianze, non sarebbero stati solo uomini dietro le griglie a importunare le archeologhe, ma anche alcune donne velate.

Episodi del genere si sarebbero verificati a Parigi? No, rispondono sui social network, dove si denuncia “l’integralismo islamico” dei passanti-aggressori in un città nota per le sue derive comunitariste e per essere diventata uno dei feudi dell’islam radicale. «Archeologhe molestate durante il loro lavoro a Saint-Denis. Mi chiedo perché ciò accada proprio lì…», ha twittato ironicamente Stéphane Ravier, senatore in quota Reconquête, il partito sovranista di Éric Zemmour. «C’è una cultura in particolare nella città di Saint-Denis che spiegherebbe questo comportamento nei confronti delle archeologhe?», ha aggiunto il collettivo femminista Némésis.

Islam? «Non è questo il tema»

Rapidamente messa al corrente di quanto sta accadendo a place Jean-Jaurès, la giunta comunale di Saint-Denis ha risposto con una campagna di manifesti in cui i cittadini vengono invitati a rispettare il lavoro delle specialiste degli scavi e delle altre ricercatrici. «Adoptez le bon comportement», adottare un comportamento corretto, si legge nell’affiche posta dal sindaco socialista Mathieu Hanotin. «L’obiettivo è ricordare che le molestie di strada sono un reato punibile dalla legge», ha commentato Oriane Filhol, assessore con delega ai Diritti delle donne e alla solidarietà. La legge, adottata nel 2018 su impulso dell’allora ministra per le Pari opportunità Marlène Schiappa, considera «qualsiasi comportamento a connotazione sessuale o sessista […], degradante o umiliante» come un’infrazione passibile di una multa che va dai 90 ai 750 euro.

Filhol, tuttavia, fa finta di non sapere che gli autori degli insulti sono tutti di cultura islamica e che gli ammonimenti sessisti e misogini sono figli dell’oscurantismo che regna in certe banlieue. «Non è questo il tema», ha tagliato corto l’assessore per i Diritti delle donne. Ma i manifesti hanno avuto quantomeno un effetto dissuasivo? Macché. Secondo quanto riportato da BfmTv, la maggior parte delle affiche sono state strappate e fatte in mille pezzi. A Cnews, un abitante di Saint-Denis che conosce bene la quotidianità del comune a nord di Parigi ha detto che «c’è un aspetto religioso» dietro i commenti sessisti che hanno preso di mira le archeologhe, prima di aggiungere: «Perché una donna, per esempio, non deve mostrare le sue gambe».

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