Nasce un organismo intergovernativo per le pandemie, ma nessuno lo sa

Nel silenzio generale è avvenuta una sessione straordinaria dell'Assemblea mondiale della sanità per trovare uno strumento giuridico per contrastare il Covid

Mentre i mass media continuano a bombardarci con la pandemia Covid-19, con la scoperta della variante omicron, la polemica sul green pass, la durata dei vaccini, ecc., sono passate quasi inosservate le discussioni avvenute a Ginevra presso l’Assemblea mondiale della sanità. Eppure dal 29 novembre al 1° dicembre, è stata convocata una sessione straordinaria dell’Assemblea per considerare i benefici dell’elaborazione di una convenzione, di un accordo o di un altro strumento internazionale per la prevenzione e risposta alle pandemie.

L’iniziativa di un trattato internazionale che abbia ad oggetto la pandemia è stata lanciata il 30 marzo scorso da un gruppo composto da 26 capi di Stato e primi ministri, tra cui Mario Draghi, insieme al Presidente del Consiglio dell’Unione Europea e alla presenza del direttore dell’Organizzazione Mondiale della Salute, il dottor Tedros Ghebreyesus. Già nel febbraio 2021 i membri del Consiglio dell’Unione Europea affermavano l’importanza di avere un trattato comune sulla pandemia così come i leader del G7. Questo fermento politico ha poi portato all’adozione, durante la sessione dell’Assemblea mondiale della sanità dello scorso maggio, della decisione di convocare una sessione straordinaria dell’Assemblea che accelerasse le discussioni sul trattato.

Coordinamento e assistenza

Ma quale sarebbe lo scopo e l’oggetto di questo accordo? L’attuale pandemia ha messo a dura prova il mondo e ha mostrato la sua impreparazione. Ma soprattutto ha mostrato, come aveva già fatto in passato l’epidemia di Ebola, l’inadeguatezza del Regolamento sanitario internazionale (International Health Regulations 2005) di garantire all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) una piena attività di coordinamento e assistenza agli Stati ai fini dell’individuazione di misure temporanee e permanenti idonee a contrastare la diffusione internazionale delle malattie.

Di fatto le raccomandazioni temporanee dell’Oms previste nel Regolamento non essendo giuridicamente vincolanti hanno lasciato ampio spazio agli Stati di adottare le politiche di contenimento che ritenevano più efficaci. Analogamente le procedure di notifica di eventi che possono costituire una emergenza per la sanità pubblica di rilevanza internazionale così come la condivisione di informazioni riguardo tale evento, seppur giuridicamente vincolanti, dipendono dalla volontà e celerità di uno stato di notificare tale evento, rendendo molto incerta la possibilità di prevenire la diffusione del virus.

Organismo intergovernativo

Pertanto il trattato si presenterebbe come uno strumento giuridico, in grado di creare vincoli, che integrerebbe o completerebbe il Regolamento sanitario internazionale laddove quest’ultimo non è riuscito a persuadere gli stati ad un comportamento collaborativo e coerente. «Al suo cuore, la pandemia è una crisi di solidarietà e condivisione – ha affermato il dottor Ghebreyesus, all’apertura della sessione straordinaria – i meccanismi volontari non hanno risolto le sfide poste dalla pandemia. Il modo migliore in cui possiamo farlo è attraverso uno strumento giuridicamente vincolante tra le nazioni; un accordo forgiato dalla convinzione che non abbiamo un futuro che non sia un futuro comune».

Così durante la Sessione straordinaria delll’Assemblea mondiale della sanità gli Stati hanno adottato una decisione per la creazione di un organismo intergovernativo di negoziazione aperto a tutti gli Stati membri dell’Oms (e ad altri membri associati) responsabile della redazione e negoziazione di una convenzione, di un accordo o di un altro strumento internazionale per la prevenzione e risposta alle pandemie.

Giochi fatti?

I giochi sembrano fatti ma la realtà è più complessa di quanto questa decisione mostri ad uno sguardo frettoloso. Nonostante si sia determinata la creazione di un organismo all’interno del quale debba avvenire la discussione di uno strumento internazionale per la prevenzione e risposta alle pandemie, gli Stati non si sono accordati ancora sul tipo di strumento che negozieranno. Questo è un punto molto importante perché, nonostante sembri che i più, incluso l’Oms, nel tentativo di ricostruire la propria credibilità e autorevolezza, auspichino la redazione di uno strumento giuridicamente vincolante (convenzione o accordo), c’è ancora una discreta resistenza di alcuni Stati, tra cui Russia e Cina, alla creazione di tali obbligazioni (solo 114 Stati su 193 membri dell’Oms hanno infatti co-sponsorizzato la decisione).

Un secondo elemento che non è stato determinato, ma non per questo meno importante, è chi negozierà tale documento. Una negoziazione tra esperti del settore porta a risultati diversi da una negoziazione condotta da diplomatici di alto rango. L’una generalmente richiede più tempo dedicandosi questi agli aspetti tecnici del documento, mentre la seconda solitamente esprime una maggiore volontà politica di arrivare più rapidamente ad un accordo. Da questo chiaramente dipenderà anche il contenuto del documento che può essere più tecnico o più politico a seconda di chi partecipa alla redazione.

Da ultimo, prima ancora di creare un organismo intergovernativo di negoziazione deve essere discusso e negoziato il suo mandato specifico ovvero la sua struttura, le sue funzioni e gli obiettivi.

Trasparenza e inclusione

Pertanto nonostante gli entusiasmi di coloro che danno per certo l’esito di questo processo è necessario invitare alla prudenza, dato l’indeterminatezza di alcuni dei suoi elementi fondamentali. Il rischio è una pressione politica volta ad affrettare queste decisioni conducendo a risultati di poca efficacia e a volte di dubbia trasparenza che, nel caso di un documento giuridicamente vincolante, potrebbero risultare dannosi o inutili. La massima trasparenza e l’inclusione di tutte le parti è fondamentale. Così come sarebbe opportuno per i governi consultare diverse organizzazioni a livello nazionale per valutare le priorità da discutere. Durante i primi mesi di pandemia, ad esempio, le Nazioni Unite hanno adottato una serie di risoluzioni il cui oggetto era la crisi causata dal diffondersi del Covid-19 senza delle effettive negoziazioni. I testi erano non solo fondati su informazioni che non erano reali (nei primi mesi non c’erano ancora molti dati alla mano) ma erano testi declaratori, privi di alcun impatto.

Ecco, dovremmo sottrarci da ottenere tali risultati. Certamente questi sono argomenti un po’ tecnici e noiosi, non fanno notizia, non infiammano i talk show perché sembrano decisioni prese lontano, negli affascinanti fori internazionali. Eppure, non bisogna dimenticare che al tavolo di negoziazione ci sarà l’Italia che potrebbe impegnarsi su temi importanti riguardo alla gestione internazionale delle pandemie ed in questo caso abbiamo bisogno di più che grandi dichiarazioni di intenti.

Foto Ansa

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