Migranti, l’Italia chiede aiuto all’Ue. Rispondono tre paesi: «Ne accogliamo 22»

Il governo Draghi è sempre più in difficoltà davanti al muro di Bruxelles. Mentre Francia e Germania si sfilano dalla ricollocazione volontaria, Irlanda, Lituania e Lussemburgo fanno una proposta imbarazzante

La richiesta di solidarietà dell’Italia sul tema dei migranti si è scontrata di nuovo sul muro dei partner europei. Gli altri Stati dell’Ue non hanno alcuna intenzione di aiutare il nostro paese a gestire l’ondata migratoria: se le trattative sul rinnovo della Convenzione di Dublino sono a dir poco ostiche, anche la pattuglia degli Stati volenterosi si assottiglia sempre di più.

L’Europa può prelevare 22 migranti

Ad oggi, solo tre paesi si sono offerti di dare una mano all’Italia ma le proposte sono così risibili da risultare quasi “offensive”, come riporta la Stampa. L’Irlanda ha generosamente offerto di prelevare dai nostri centri di accoglienza 10 migranti, la Lituania altri 10, mentre il Lussemburgo ha affermato che può accoglierne al massimo due. Nessun altro si è fatto avanti.

Ma c’è di peggio, scrive Marco Bresolin:

«Il dato politicamente rilevante è che nelle ultime ore si sono arenate le trattative con la Germania e la Francia per istituire un meccanismo temporaneo di redistribuzione. Parigi e Berlino si stanno chiamando fuori perché non intendono accettare un sistema automatico per il trasferimento dei migranti sbarcati in Italia. Vogliono poter “selezionare” i richiedenti asilo, accogliendo sul proprio territorio solo quelli che hanno diritto alla protezione internazionale. Esattamente come hanno fatto con l’accordo di Malta».

La riforma di Dublino è in alto mare

Il motivo per cui l’Italia non vuole tornare a un accordo come quello di Malta è semplice: è stato un disastro. Dal settembre 2019 sono stati prelevati dal nostro paese appena 1.273 migranti e 91 di questi sono ancora in attesa di trasferimento. Se si calcola che dal settembre 2019 sono sbarcate in Italia più di 53 mila migranti, si capisce che l’impatto dell’aiuto è molto limitato.

Il tema dei migranti sarà al centro del Consiglio europeo di fine giugno. La Commissione Europea ha proposto che quei paesi che non vogliono accogliere migranti debbano incaricarsi del loro rimpatrio entro otto mesi dallo sbarco. Ma la soluzione è debole: non solo perché i paesi del gruppo Visegrad, più Danimarca e Austria, non accettano quote obbligatorie, ma anche perché nessuno può costringere un richiedente asilo a essere ricollocato in un paese europeo indesiderato.

La Danimarca segrega i migranti

Mentre l’Italia si trova, ancora una volta, di fronte all’ottusità europea c’è chi prende misura drastiche. La Danimarca, infatti, ha appena approvato una legge sull’immigrazione voluta dalla sinistra socialdemocratica che prevede l’istituzione di campi extra-europei dove segregare i richiedenti asilo in attesa di risposta da parte delle istituzioni danesi. Il governo danese avrebbe già intavolato trattative in questo senso con paesi come il Rwanda. L’obiettivo, spiega il portavoce del governo Rasmus Stoklund, è semplice: «D’ora in poi se richiedi l’asilo in Danimarca sai che verrai mandato in un paese extra-europeo. Quindi speriamo che le persone rinuncino a cercare accoglienza da noi».

La Danimarca aveva già destato scandalo in Europa con la decisione di revocare il permesso di asilo ai rifugiati siriani, insistendo che ormai molte città del paese mediorientale sono «sicure». Già 189 siriani saranno costretti a rientrare nel paese di origine, dopo sei anni passati in Danimarca. Altri 500 potrebbero ricevere lo stesso verdetto nonostante si siano già rifatti una vita nel paese scandinavo. L’inazione europea rischia soltanto di generare mostri.

Foto Ansa

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