Meglio vivere di condoni che morire di patrimoniali

Il governo deve prendere in considerazione i preziosi suggerimenti della Bce e nel caso in cui nel pacchetto sviluppo si trovi anche un condono non sarà un grosso problema, ma un ulteriore contributo all’abbassamento del debito. Purché non distragga dalle altre riforme da fare

Piutost che nient, l’è mei piutost. Così dice un proverbio milanese di facile comprensione e che tradotto nell’aulica lingua de noantri risulta: piuttosto che niente è meglio piuttosto. L’uso di questo proverbio sta a identificare la bontà di qualcosa (anche se di piccola quantità) rispetto al nulla. Manco a dirlo, l’oggetto del ragionamento è il condono, condono di ogni tipo e specie: dall’edilizio al fiscale passando per il tombale.

L’on. Cicchitto ha fatto da apripista, lanciando in modo non così velato l’ipotesi di un intervento straordinario per otturare la falla dei nostri conti pubblici: il debito.
Le reazioni non si sono fatte aspettare. La sinistra ha urlato allo scandalo con i soliti motti populisti e decisamente generalisti: «I furbetti prima rubano e poi vengono perdonati. Riportano i soldi in Italia e invece che investirli nelle aziende si comprano le barche a vela». Ah, pardon, queste erano le esternazioni di un uomo di destra come Italo Bocchino a 8 e mezzo su La7. Vanno di moda le frasi a effetto della Camusso: «Pagano sempre i soliti poveri operai, mentre i ricchi vanno a braccetto con chi fa le leggi per loro». E si potrebbe andare avanti. Ci sono un po’ di cose che stonano, però. Fatta salva la legittimità di ogni commento, a volte se ne rileva un’evidente incoerenza. L’attenzione va al partito della patrimoniale che comprende la già citata Camusso, buona parte della sinistra e ora anche l’alleata Confindustria di Emma Marcegaglia. La prima nota stonata riguarda Confindustria: una realtà da sempre favorevole a ogni tipo di condono e da sempre contraria ad ogni forma di patrimoniale. La seconda osservazione riguarda gli incorruttibili Robespierre, cioè coloro che preferiscono far pagare una bella tassa patrimoniale ai loro «poveri onesti» piuttosto che favorire i «ricchi ladroni».

Purtroppo o per fortuna la realtà non è proprio così e come sempre prevale la dittatura delle opinioni rispetto al fatto in quanto tale. Il primo dato riguarda i conti pubblici: il pareggio di bilancio è già stato definito nell’ultima manovra, ma rimane ancora un pesante debito . Il secondo elemento riguarda lo sviluppo economico: un punto cardine nell’agenda del governo. Il terzo dato riguarda i consigli preziosi che la Banca centrale europea ha dato all’Italia nel mese d’agosto. Il governo dovrà prendere in considerazione i preziosi suggerimenti di Francoforte e nel caso in cui nel pacchetto sviluppo, insieme alle riforme sulla contrattazione salariale, all’abolizione di alcuni strati amministrativi intermedi e alle altre riforme da fare, si trovi un condono non sarà un grosso problema, ma un ulteriore contributo all’abbassamento del livello di debito. In questo caso l’idea di un condono, senza nessuna deriva moralistica può essere di supporto alla causa. Ma se venisse utilizzato per spostare lo sguardo dai reali problemi, il governo e in particolare Giulio Tremonti dovranno renderne conto non solo al popolo italiano, ma alla comunità internazionale nelle sue sedi più importanti. Purtroppo quest’ultima ipotesi è quella che farebbe comodo a tutti.

Come sempre si giocherebbe sull’asprezza e volgarità nella violenza del dibattito politico, ma a tutti o quasi andrebbe meglio così. A Confindustria e sindacati farebbe comodo mantenere le proprie posizioni feudali sul tema del lavoro. Un riassesto dei livelli intermedi dell’amministrazione e la vendita delle partecipazioni statali andrebbe a minare il sistema clientelare delle nomine, etc. Occorre quindi che Berlusconi nel suo gioco di fioretto quotidiano affondi su quelle riforme che non possono più essere rinviate, muovendosi con coraggio e destrezza: caratteristiche che a lui non mancano.
Twitter: @giardser

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