Se non ci sono i corrotti perché Guarischi resta un corruttore?

«Il fatto non sussiste», ma la Corte d’appello di Brescia dichiara inammissibile il ricorso dell’ex consigliere lombardo. Che da quasi nove anni paga per un reato che si fa fatica a comprendere

L’ex consigliere lombardo Massimo Gianluca Guarischi al Tg4

«Il fatto non sussiste»: e ora cosa deve fare Massimo Gianluca Guarischi, corruttore senza corrotti? Chi risponderà della demolizione di nove anni della sua vita, anni travolti dalle inchieste sulla Lombardia di Formigoni, la gogna sui giornali, il carcere, l’affidamento ai servizi sociali? E della ferocia con cui i magistrati hanno trattato sua figlia, orfana di madre e all’epoca dei fatti ancora minorenne?

Questa settimana la Corte d’appello di Brescia ha dichiarato inammissibile la richiesta di revisione del processo con cui il Tribunale di Milano ha condannato l’ex consigliere lombardo di Forza Italia a cinque anni in via definitiva. Con che accusa? Avere corrotto Roberto Formigoni. Che però è stato assolto (insieme a Carlo Lucchina e Simona Mariani) con formula piena dal tribunale di Cremona perché «il fatto non sussiste».

C’è il corruttore ma non i corrotti

Ripetiamo: per lo stesso fatto, lo stesso reato, nello stesso momento ci sono quattro imputati, tre presunti corrotti e un presunto corruttore. I primi – l’ex governatore lombardo, l’ex dg dell’assessorato regionale alla Sanità e l’ex dg dell’Azienda ospedaliera di Cremona – vengono assolti a Cremona, il secondo, Guarischi, condannato a Milano. Per un reato di concorso necessario (perché ci sia un corruttore ci deve essere almeno un corrotto) che si fa fatica a comprendere.

Dopo quasi due anni di carcere, Guarischi sta ancora scontando la sua pena in affidamento ai servizi sociali e la corte di Brescia cosa fa? Dichiara inammissibile il ricorso, rimandando le spiegazioni alle motivazioni che saranno depositate entro i prossimi 90 giorni. Solo allora Guarischi potrà ricorrere in Cassazione, ma giustizia non sarà fatta: se non ha corrotto il Celeste verrà processato e imputato per un altro reato? «Dopo oltre otto anni di tribolazioni, uno perde tutto. Mi sento violentato e non so a chi denunciare l’atto di violenza che ho subito. Chi avrei corrotto, me stesso?», racconta Guarischi al Tg4 nella prima intervista rilasciata dopo otto anni di silenzio confidando nella magistratura

Le vacanze in barca in Croazia

Cosa deve fare Massimo Gianluca Guarischi, che dal 2012 per i giudici di Milano non rappresenta altro che la caricatura di un sistema? Se non sono mazzette sono regalie, «pubbliche utilità» le chiamarono in procura, «pesce e bollicine», «barche e vacanze» le ribattezzarono Repubblica o il Fatto in servizio permanente alla causa del reato di amicizia. Un reato inventato apposta per l’ex governatore Formigoni a cui non era possibile contestare il becco di un quattrino, ma accusarlo di corruzione a mezzo barche, orologi e aragoste offerte dagli amici sì. E Guarischi era un buon amico di Formigoni.

Accusato di replicare il «metodo Daccò» per le vacanze trascorse col Celeste in barca in Croazia, l’ex consigliere si becca nove mesi di custodia cautelare tra San Vittore e Opera. Ancora Guarischi al Tg4:

«Mentre ero in carcere il pubblico ministero di Milano ha disposto una rogatoria internazionale per verificare chi pagava le vacanze in Croazia: da questa indagine è risultato che ogni coppia ha pagato per sé. Ma il pm non ha mai portato i verbali in dibattimento, il tribunale non ha mai accettato la nostra richiesta. Lo ha fatto quello di Cremona».

Cremona smonta le accuse

Il copione deferito a Cremona è lo stesso che ha visto il tribunale di Milano sbattere in carcere Guarischi per aver corrotto oltre a Formigoni anche Carlo Lucchina e Simona Mariani. Al centro dell’inchiesta cremonese c’è la vendita, per 8 milioni di euro, dell’apparecchiatura oncologica “Vero” all’ospedale di Cremona da parte di Giuseppe Lo Presti, titolare della Hermex Italia. Il quale dichiarò di avere versato a Guarischi 447 mila euro: secondo l’accusa sarebbero seriviti a sbloccare il finanziamento regionale e garantire un trattamento preferenziale alla Hermex nelle gare per la fornitura.

Tiziana Maiolo ricostruisce l’intera vicenda sul Riformista: «In realtà quella di Guarischi, che gestiva uno studio di strategie industriali e di marketing, altro non era che una provvigione per la sua attività lavorativa. Chiarito questo, ecco spuntare l’argomento preferito da magistrati e cronisti giudiziari: la Vacanza!». Come dimostrare la corruzione del Celeste in assenza di passaggi di denaro? Con le “utilità“, le famose vacanze in Croazia («Daccò arrestato? Lo sostituì Guarischi che regalava voli e vacanze», titolava il Fatto). Un teorema smontato con dovizia di indagine, rogatoria, verifica di ogni singolo euro e procedure.

Stesso processo, magistrati diversi

Cremona chiuse così un caso mai nato. Con una sentenza che, come scrisse solo Vittorio Feltri in prima pagina, arrivò alla conclusione di un processo che era la fotocopia perfetta di quello che aveva sbattuto nel febbraio dello scorso anno prima in carcere e poi agli arresti domiciliari anche l’ex governatore della Lombardia:

«Ora qualcuno dirà: questo era un altro processo. In realtà hanno capito tutti che sono cambiate le figurine ma la partita era la stessa. Soltanto erano diversi i magistrati, e non era più schierato scimitarra alla mano, visto forse come andava il dibattimento, il commando di giannizzeri dei poteri forti, con molte pertinenze nei quartieri alti e – Palamara dixit – politicamente compromessi della giustizia».

L’ascia Spazzacorrotti

Ma Guarischi continua a scontare la sua pena. Sì perché al termine dei nove mesi di custodia cautelare l’ex consigliere riprende a lavorare: si trova in Algeria quando la sentenza diventa definitiva e torna il 10 gennaio 2019 per consegnarsi alla giustizia confidando nella possibilità di misure alternative. È allora che inciampa nella Spazzacorrotti, entrata in vigore il 22 gennaio. Spiega ancora Maiolo:

«Guarischi deve scontare ancora meno di quattro anni, ma gli bloccano l’affidamento ai servizi sociali. Inoltre, per un errore della questura di Milano, che confonde il suo fascicolo processuale con quello di un altro, viene definito come “affiliato organico della ‘ndrangheta”. Si perde tempo per correggere l’errore. Si arriva finalmente al 14 gennaio del 2020 e lui può andare verso i servizi sociali. Il ministro Bonafede gli ha regalato un anno di detenzione in più».

Nicole e l’inferno giudiziario

Aveva solo 17 anni Nicole Guarischi, il giorno in cui iniziò a svuotare casa da sola. A suo padre non avevano dato il permesso di venire a Milano e lei, che ha perso la madre a soli nove anni, aveva imparato ad arrabattarsi tra scuola e autobus per il carcere di Opera. Un anno fa, dopo l’esito del processo di Cremona aveva rilasciato una intervista drammatica al Giornale raccontando «l’inferno senza senso che ho attraversato», un inferno iniziato una mattina di marzo, quando si svegliò e trovò la casa sottosopra, la polizia e il padre che la rassicurava: «Non preoccuparti, tra qualche giorno sono a casa».

Il resto è diventato una storia culminata, il 13 luglio scorso, alla corte d’appello di Brescia: inammissibile il ricorso. Il fatto non sussiste ma, come scrive il Riformista, Guarischi «deve ancora scontare un altro anno di servizi sociali. Ed è retorico dirlo, ma drammatico, perché intanto lui ha perso tutto, non ha casa né lavoro né denaro per far studiare sua figlia. Chi pagherà tutto ciò?».

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