Lombardia contro le sanzioni alla Siria. E un appello perché l’Italia riconosca il genocidio dei cristiani

La mozione approvata dal Consiglio regionale per porre fine a misure punitive che danneggiano solo la popolazione. L'iniziativa di Acs per far diventare la persecuzione dei cristiani d'Oriente una questione centrale anche nel nostro paese

Tra ieri e oggi si sono registrate in Italia due iniziative importanti per la Siria, entrambe espressioni di una profonda preoccupazione per le sofferenze ingiustamente inflitte dalla lunga guerra in corso alla popolazione del paese e alle sue minoranze.

BASTA SANZIONI. Martedì 7 giugno il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato a larga maggioranza, con la sola astensione dei consiglieri del Movimento 5 Stelle, una mozione che impegna il presidente Maroni e la sua giunta a «intervenire presso il Governo e il Parlamento affinché il nostro paese si faccia promotore presso il Parlamento europeo di una proposta di abolizione delle sanzioni alla Siria, al fine di garantire l’approvvigionamento alla popolazione civile dei generi di prima necessità e dei farmaci».

MISURE SENZA SENSO. Embargo petrolifero, blocco delle transazioni finanziarie e divieto di commercio per molti prodotti furono adottati dall’Europa nel 2011, all’inizio del conflitto siriano, per indebolire il regime di Damasco in un momento in cui il presidente Assad era individuato come un nemico da abbattere da quasi tutta la comunità internazionale. A conferma di questo, ricorda il testo della mozione, «nel 2012 veniva rimosso l’embargo del petrolio dalle aree controllate dall’opposizione armata e jihadista, allo scopo di fornire risorse economiche alle cosiddette “forze rivoluzionare e dell’opposizione”». Oggi, dopo che le forze in campo sono emerse per quello che sono veramente (altro che “ribelli moderati”), e dopo che mezzo mondo è stato costretto dai fatti ad assumere posizioni più sfumate senza schierarsi per forza per una delle fazioni in campo, che senso ha mantenere sanzioni che non risolvono nulla e finiscono solo per colpire i più deboli?

LE VERE VITTIME. È una domanda che Tempi va ripetendo da diversi mesi, perciò non può che farci piacere la presa di posizione del Consiglio della Lombardia. Ribadisce il primo firmatario della mozione, il capogruppo di Ncd Angelo Capelli: «Se cinque anni fa le sanzioni alla Siria avevano un senso in un contesto politico ben preciso, oggi è evidente che il protrarsi di queste contribuisce unicamente all’aggravarsi della condizione della popolazione siriana che è colpita da povertà, epidemie e una spirale di violenza determinata da una guerra che ha già comportato 250 mila morti, sei milioni di sfollati e quattro milioni di profughi». Cancellare le misure contro la Siria è necessario anche perché esse inibiscono «alle organizzazioni non governative impegnate in programmi di assistenza la possibilità di spedire, beni di prima necessità, farmaci e denaro».

«È GENOCIDIO». Non si limita alla Siria, invece, ma coinvolge ovviamente anche l’Iraq l’appello pubblicato oggi sul Foglio da Aiuto alla Chiesa che Soffre. L’organizzazione infatti occupa una intera pagina del quotidiano per chiedere che anche in Italia la questione della persecuzione dei cristiani nei due paesi e in tutto il Medio Oriente «diventi centrale nella discussione in Parlamento e nelle altre sedi rappresentative». Aiuto alla Chiesa che Soffre invita le istituzioni nazionali ad avere il coraggio di chiamare “genocidio” le atrocità commesse dai jihadisti contro le minoranze in Medio Oriente, nel solco delle recenti risoluzioni e mozioni approvate nel 2016 da Parlamento europeo, Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America e Camera dei Comuni britannica.

MOSUL COME SREBRENICA. «Non possiamo indignarci oggi di fronte alle testimonianze della carneficina di Srebrenica, e contemporaneamente comportarci verso Siria ed Iraq con l’indifferenza che allora rese possibili i massacri nei Balcani», si legge nel testo a firma della sezione italiana di Acs, che nell’ambito della stessa iniziativa (#DefiniamoloGenocidio) ha anche pubblicato un video su YouTube. In Iraq nel 2014 oltre 125 mila cristiani, assieme a migliaia di appartenenti ad altre minoranze religiose, sono stati costretti da Isis ad abbandonare le proprie case. Restando a Mosul o nella Piana di Ninive, avrebbero avuto l’alternativa fra la morte e il ripudio della fede. Hanno deciso che è più importante la confessione religiosa e in una sola notte hanno lasciato le loro case. Non tutti però sono potuti fuggire. In centinaia hanno trovato la morte per mano dei jihadisti, come testimoniano i cadaveri ritrovati qualche settimana orsono in fosse comuni a Ramadi, Anbar e Tikrit. «Tutto questo si chiama “genocidio” – afferma Acs – un insieme di atti volti a distruggere gruppi nazionali, etnici, razziali, religiosi. È per sanzionare tali crimini che è stata istituita la Corte Penale internazionale».

Exit mobile version