Lettera di una ciellina “innamorata”. E risposta

Pubblichiamo la rubrica di padre Aldo Trento contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Caro padre Aldo, ultimamente sono “innamorata”. Metto le virgolette perché è strano per me, visto che in 21 anni credo mi sia successo una sola altra volta. Quando sei innamorata cerchi di fare bella figura con lui: poesie, le più intellettuali (cielline magari, ma comunque intellettuali); film colti; canzoni ricercate. È anche vero che quando parli tanto con una persona e lo fai con l’interesse dell’“innamorato”, inevitabilmente sei costretta a spazzare via gli intellettualismi, le erudizioni, le ricercatezze e spesso a rispondere a delle provocazioni più grandi di te e che magari derivano dalle ferite dell’altro. E rimani spiazzata.

Questa posizione mi porta a riconsiderare le mie ferite e a far ritornare alla mente come queste sono state trattate. È incredibile come tutto si ribalta: rimane l’interessamento verso l’innamorato e rimane il voler essere bella ai suoi occhi, ma insorgono due cose: la necessità di far passare questo interessamento attraverso te stessa (come se conoscendo me e le mie domande conoscessi meglio lui e le sue); la – amara e spaventosa, ma intrigante – consapevolezza di poter essere bella per lui soltanto giocandomi la carta dell’essere finalmente vera.

Anche se probabilmente questo ragazzo non lo sposerò, ringrazio il Signore di avermelo fatto incontrare perché se sto scrivendo questa mail a te all’una di notte vuol dire che qualche corda profonda del mio essere l’ha mossa. Lui è una persona molto bella che ha dei problemi di depressione e siccome a te scrivono i depressi, i preti innamorati, i divorziati, ho pensato di creare io una nuova categoria: gli “innamorati dei depressi”.

Sono ciellina, i miei genitori lo sono… Insomma, ti lascio immaginare. Una delle poche cose che ho ben impressa di tutti gli eventi del movimento che ho vissuto nella mia “carriera” è la tua testimonianza al triduo pasquale di Gioventù studentesca del 2010. Non ricordo esattamente le tue parole, ma ho in mente come in quel momento ho seriamente pensato di voler essere come te. Desidero ardentemente la certezza che hai tu, padre Aldo.

«Mi prenderà per pazza»
Lui non è cattolico ed è straniero, quindi parliamo in inglese. Cercando su internet qualche tua testimonianza che possa capire anche lui, ho trovato su YouTube un tuo incontro a Washington. L’ho guardato e ho capito il perché della mia reazione quel sabato santo del 2010. Io studio medicina e ho una grande voglia di venire da te e di studiare non per fare una diagnosi ma per Cristo.

Gli ho inviato quel video e credo che mi prenderà per pazza. Ma fargli vedere una cosa rivoluzionaria non è forse l’atto più grande di voler bene? Una cosa che dici in quell’incontro è che ci auguri di avere qualcuno che ci abbracci ed è a questo che serve il movimento.

Grazie anche per avermi ricordato che una compagnia del genere io ce l’ho già.

Lettera firmata

L’atto più grande del voler bene a una persona è guardarla come la guarda Gesù. Amare il suo destino, riconoscerla come proprietà di Cristo. Nella Santa Messa diciamo «per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te Dio Padre onnipotente, ogni onore e gloria». Ogni volta che mi impatto con queste parole provo una grande tenerezza: io sono suo, gli appartengo da sempre.

«Prima di formarti nel ventre di tua madre Io ho pronunciato il tuo nome». Amica cara, tutto il resto è spazzatura o elucubrazioni mentali che complicano la vita e rendono oscuro il cammino. Si può parlare molto bene di come vivere la vita, come vivere al meglio la vita e terminare suicidandosi.

Giustamente termini la lettera ricordando una semplice e bellissima affermazione detta al triduo di Gs: «Vi auguro di avere qualcuno che vi abbracci». Per questo il servo di Dio don Luigi Giussani ha dato vita a questa bellissima esperienza di Comunione e Liberazione che ci coinvolge e che è il cammino che ci permette di raggiungere quella granitica certezza per cui Gesù è tutto.

Infine, torno ad augurarti che cresca sempre più nella tua vita la coscienza che il movimento a cui appartieni, don Giussani l’ha sempre voluto come il luogo della tenerezza dove uno, sempre che lo voglia, possa godere della continuità del suo abbraccio, come è stato per me. Senza la sua tenerezza non esisterebbe niente di me e ancor meno di questo piccolo villaggio della carità, dichiarato dall’arcivescovo “Porta Santa” e “Santuario degli ammalati”.

paldo.trento@gmail.com

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