Letta a Berlusconi: «Cupio dissolvi non serve. Il Governo va per la propria strada»

Il premier risponde al presidente del Pdl che ha chiesto ai propri ministri di non «collaborare con chi assassina politicamente il leader dei moderati». Per Letta «Far scendere l'aereo non serve a nessuno e non vedo alternative serie per il Paese»

«Capisco che ci sono delusioni, ma il cupio dissolvi non porta a niente»: lo ha detto il premier Enrico Letta stamattina, 11 novembre, da Malta, dove si trova in visita ufficiale, rispondendo alle domande dei giornalisti sule dichiarazioni di ieri di Silvio Berlusconi. Il leader del Pdl, in un’intervista rilasciata all’Huffington post, aveva tracciato un ampio solco tra sé, il suo destino politico con il voto della decadenza, e i ministri che eventualmente scegliessero di sostenere comunque il Governo («Come può pretendere il Partito democratico – ha detto Berlusconi – che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati?»).

DESTINI SEPARATI. Per Letta invece la questione sarebbe del tutto rovesciata: «Mischiare due vicende (decadenza e durata del Governo, ndr) non porta da nessuna parte ma avvita solo la crisi». Il premier continua «a non vedere quali alternative serie per il paese ci siano. Oggi far scendere l’aereo non serve a nessuno e non cambia niente neanche al Pdl», e perciò si dice «veramente tranquillo, sereno e fiducioso. Penso che siamo fermi al 2 ottobre», e quello che è accaduto «in occasione della fiducia era giusto». Con il vicepremier Angelino Alfano, conclude Letta, «siamo in linea».

AVVERTIMENTO A RENZI. Letta ha messaggi anche per i suoi colleghi di partito, sebbene indiretti, in particolare a Matteo Renzi che scalpita per conquistare la leadership del partito in vista della premiership del Paese. Letta stamane ha replicato che «il mio orizzonte si ferma a quanto ho già detto: voglio essere giudicato per i 18 mesi per i quali ho avuto la fiducia, voglio portare a compimento in questi 18 mesi la riforma costituzionale e risultati in campo economico e sociale». Ancora un anno e mezzo, e non elezioni anticipate sarebbe quindi «il percorso fisiologico» (per dirla con le parole di ieri del segretario Pd Guglielmo Epifani) del Governo.

CORSA PER LA RIFORMA ELETTORALE. Il premier ha chiesto al Parlamento di accelerare sulla riforma elettorale, avvertendo il Senato che «sarebbe meglio che lasciasse un segno prima della Consulta» del prossimo 3 dicembre. Il Governo sarebbe persino pronto a emanare un decreto legge per eliminare «il male assoluto» (alias il “porcellum”) ma solo in accordo e delega delle Camere, per cui Letta ha ribadito che «mi aspetto che il parlamento dia una risposta: fare un decreto contro il parlamento sarebbe una cosa ai limiti della forzatura istituzionale. Se il parlamento lo ritiene opportuno, lo chieda e sono pronto a ragionare. O si creerebbe un corto circuito istituzionale».

«INGRATO E MASOCHISTA». Il primo a replicare alle parole di Letta è stato il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, che ha definito il premier «Ingrato e masochista», perché anziché solidarizzare con il leader dell’opposizione che sosteneva il Governa, Letta dopo la condanna di Cassazione di Berlusconi non ha mai detto nulla, nemmeno sulla decadenza da senatore prevista dalla legge Severino (sulla legittimità e la retroattività diversi giuristi hanno espresso dubbi, ndr).

Exit mobile version