Le supercazzole (smentite dai dati) di Metsola e Timmermans sulle auto elettriche

Per la presidente del Parlamento europeo l'elettrico salverà il Pianeta. Per il vicepresidente della Commissione impedirà la morte di 300 mila persone all'anno. Nessuno dei due sa di che cosa parla

Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmermans, architetto della direttiva sulle auto elettriche

Perché l’Unione Europea vuole costringere 450 milioni di persone a usare solo l’auto elettrica? Si potrebbe rispondere che l’obiettivo è genericamente ottenere benefici ambientali. Ma la verità è che non esiste una sola risposta, ma tante. E tutte ugualmente problematiche e discutibili.

Con le auto elettriche non si salva il Pianeta

Parlando con il Corriere, Roberta Metsola ne fa una questione di «ambizione climatica»: solo con le auto elettriche, sostiene, l’Ue potrà raggiungere gli obiettivi fissati dal Green Deal e diventare entro il 2050 il primo continente climaticamente neutro al mondo. Questo, assicura, «è ciò che ci chiedono i nostri giovani e la scienza».

Ora, secondo la scienza l’auto elettrica non riduce affatto del 100 per cento le emissioni di Co2. La sua efficienza climatica dipende infatti in gran parte da come viene prodotta l’energia in un paese. In base alla media del mix energetico europeo, ad oggi un’auto elettrica produce mediamente il 30 per cento di Co2 in meno di un’auto a motore endotermico.

Le automobili in Unione Europea sono responsabili del 60 per cento delle emissioni prodotte nel settore trasporti, pari dunque a 0,501 miliardi di tonnellate. Se in Ue si circolasse solo con l’auto elettrica, dunque, il risparmio sarebbe pari a 0.357 miliardi di tonnellate. La svolta europea, quindi, permetterebbe di risparmiare lo 0,7% delle emissioni di Co2 mondiali. Non un granché, sinceramente. Sicuramente non abbastanza a «salvare il Pianeta», obiettivo cui ambisce la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

La tesi di Timmermans: migliorare la qualità dell’aria

Lo 0,7% è comunque meglio di niente ma a sentire il grande architetto della direttiva europea sulle auto elettriche, il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, l’obiettivo non è affatto quello di risparmiare emissioni di Co2. Il vero scopo sarebbe, a quanto sostiene, limitare l’inquinamento atmosferico, «migliorare la qualità dell’aria e della vita dei nostri cittadini» e impedire che «oltre 300 mila europei muoiano prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico».

Il dato citato da Timmermans è ricavato dall’ultima valutazione della Agenzia europea dell’ambiente (Eea), secondo la quale diversi agenti inquinanti contribuiscono a causare tutti insieme un numero molto alto di morti premature rispetto alle aspettative medie di vita.

Da cosa dipende l’inquinamento atmosferico in Italia

Anche senza le auto elettriche il dato delle morti premature, che è molto difficile da stimare e varia a seconda dei metodi di calcolo utilizzati, è già diminuito negli ultimi 15 anni del 45%, in linea con i piani europei. Difficile dunque utilizzare l’argomento del miglioramento della qualità dell’aria per giustificare l’obbligo del passaggio all’auto elettrica.

Anche perché, secondo i dati dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, non sono le automobili la causa principale dell’innalzamento dei livelli di polveri sottili. L’inquinamento è dovuto innanzitutto al riscaldamento (38%), agli allevamenti intensivi di animali (15,1%) e all’industria (11,1%). I trasporti si trovano solo al quarto posto della classifica, responsabili per il 9%.

Il suicidio poco green dell’Ue

Il passaggio alle auto elettriche, allo stato attuale, produce dunque limitati vantaggi ambientali e ha scarsissimi benefici per quanto riguarda la qualità dell’aria, le due principali ragioni per approvare la direttiva citate dalla presidente del Parlamento europeo, Metsola, e dal vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Timmermans.

A quale prezzo verranno ottenuti questi risicati benefici? Lo ha spiegato Paolo Bricco in un commento sul Sole24Ore: al prezzo della «mutilazione di una specializzazione (il diesel prima di tutto), della cessione di sovranità tecnologica (l’elettrico è il core business della Cina) e della prospettiva di una desertificazione industriale, che comprende sia i carmakers sia la filiera».

Questa non è «ambizione ambientale», cara Metsola, né è il modo giusto di «guidare la rivoluzione industriale in un modo socialmente compatibile», caro Timmermans. Questo è un suicidio. E pure poco green.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Exit mobile version