Le interviste di Simone sui quotidiani. Rassegna stampa

Oggi compaiono interviste di Antonio Simone sui maggiori quotidiani italiani. Ne riportiamo alcuni stralci.

Ieri è stato scarcerato, dopo sei mesi di custodia cautelare, Antonio Simone. Oggi (oltre a un articolo di Filippo Facci su Libero) compaiono sue interviste sui maggiori quotidiani italiani. Ne riportiamo alcuni stralci.

AVVENIRE. “HO IN TASCA 311 EURO”. L’intervista più interessante e ironica appare su Avvenire, pagina 10, a firma di Luigi Gambacorta. Il titolo è “Simone. «Il carcere è un inferno. Così non ha senso»”. Simone spiega che gli applausi quando è uscito da San Vittore gli hanno fatto piacere, sono «segni di vicinanza». Ribadisce che «il carcere è un inferno. Se mai fosse approvata la legge contro la tortura lo Stato sarebbe sommerso dalle denunce. Il carcere è un contenitore di persone malate, gente che non è più in sé, soggetti che la detenzione spinge alla pazzia e rende irrecuperabili. Su 65 mila detenuti solo 10 mila sono ammessi alle misure alternative. Il carcere così non ha senso». Lei potrebbe tornare in galera, dice il giornalista. «Per ora no – chiosa Simone -. Ci sono ancora tre gradi di giudizio». Diversa la situazione di Daccò, ma anche lui potrebbe uscire perché, dice Simone, «non è certo socialmente pericoloso». Beh, dice l’intervistatore, per la Procure voi due lo siete. Risposta: «è una dizione curiosa, una necessità: si dichiara la pericolosità del soggetto per consentirne la cattura». Rispetto a quanto, sia il gip Tutinelli sia il Tribunale della Libertà, hanno detto di lui, Simone chiosa: è «tutto deciso sulle (loro) carte, in quattro paginette di copia e incolla». Ricorda che ai tempi di Mani Pulite è stato sotto processo ma «in sei processi sono stato sempre assolto. Sono incensurato» e sulla possibilità di fuga ricorda che «vivevo all’estero. Sono tornato e per due volte mi sono presentato in procura per farmi interrogare: non avevo bisogno di scappare». Gli si chiede come campi con i conti bloccati e lui risponde: «Ho in tasca i 311 euro portati in carcere dai miei familiari per l’extracibo. Poi vedrò. Potrei anche lavorare a Tempi. Lì c’è stata una piccola festa. Con qualche pasticcino in più, che già mette a rischio i 13 chili persi a San Vittore. Potrei fare il correttore di bozze. E, se faccio carriera, scriverò di giustizia, di carcere».

CORRIERE. “NON SONO STATI BUTTATI SOLDI PUBBLICI”. Sul Corriere della Sera, pagina 13, Simona Ravizza firma un articolo che è stato intitolato “Così il governatore accoglieva i miei progetti”. Non è una vera e propria intervista con domande e risposte, ma un articolo in cui Ravizza mischia le risposte di Simone, le ipotesi della Procura, sue valutazioni personali. In ogni caso, secondo l’estrema sintesi del Corriere, Simone avrebbe detto durante l’intervista queste parole: «1) Io avevo la possibilità di proporre progetti al governatore Roberto Formigoni che conosco da quando avevamo i calzoni corti; 2) lui è un uomo intelligente e li ha accolti perché ha capito che le mie proposte avrebbero fatto funzionare bene la sanità e avrebbero portato a un risparmio di soldi pubblici; 3) io, poi, ci ho guadagnato come consulente della Maugeri, ma non c’è nulla di illegale, perché non è stato sprecato un euro di denaro pubblico; 4) è assurdo pensare che ci possa essere corruzione per le vacanze che Formigoni ha fatto a spese di Daccò, perché era tutto tra amici, c’era Roberto come c’erano altri politici». Simone spiega anche che «non sono stati buttati soldi pubblici, ma anzi sono stati risparmiati milioni di euro nell’interesse degli ammalati» e che lui e Daccò «quando abbiamo cominciato a lavorare per la Maugeri fatturava 200 milioni di euro. Con il nostro intervento la somma è passata a 350 milioni. Abbiamo stabilito una ricompensa di 6 milioni all’anno, di fatto il 2 per cento dei soldi che facevamo incassare con una normale attività di pubbliche relazioni».

REPUBBLICA. LE VACANZE? “HO FATTO DEI BELLISSIMI BAGNI”. Anche su Repubblica appare a pagina 7 un’intervista a Simone a firma di Davide Carlucci. Il titolo si commenta da solo: “E fuori dal carcere Simone ammette ‘sì, in vacanza Daccò pagava per tutti'”. Si parla quindi di vacanze – le famose vacanze che tanto interessano al quotidiano di Largo Fochetti – di cui Simone dice: «Io ai Caraibi ci sono andato con Daccò, mi è piaciuto tantissimo e ho fatto dei bei bagni…». Per il resto Simone ribadisce che la sua attività e le sue idee hanno «comportato un notevole risparmio pubblico». Da segnalare che il giornalista definisce Tempi «quotidiano di Comunione e Liberazione», riuscendo a commettere due errori in cinque parole: Tempi è un settimanale e l’unica rivista ufficiale di Cl è il mensile Tracce.

LA STAMPA. “SONO AMICO DI FORMIGONI. E’ INNOCENTE COME ME”. Sulla Stampa a pagina 11 appare l’intervista intitolata “Formigoni? E’ innocente come me” del giornalista Fabio Poletti. Oltre alle ormai canoniche domande sulle vacanze, Simone risponde agli interrogativi su Formigoni dicendo che il fatto che il governatore non sia andato a trovarlo «è un’ottima attenzione, visto che siamo coimputati. Io me lo auguro che non mi venga a trovare, vista l’attenzione che la magistratura ha mostrato su di noi. Io comunque sono un grande amico di Formigoni, da sempre, e continuerò ad esserlo». Del governatore lombardo, Simone dice ancora: «Uno che è innocente non può che essere arrabbiato. E nonostante che sia un mio coimputato, posso dire che Roberto Formigoni è innocente come me». E poi ribadisce di nuovo: «Io continuo a professarmi innocente. Della mia inchiesta non voglio parlare. I miei verbali non sono mai usciti. Io non ne ho nemmeno chiesto copia». Simone ragiona anche di che cosa sia cambiato dai tempi di Mani Pulite, dicendo che oggi è «peggio»: «A febbraio, nell’anniversario di Mani pulite, tutti dicevano che non era servito a niente. Adesso siamo in questa situazione in cui è tutto molto peggio: non c’è più la politica e quella che c’è è peggiorata perchè è peggiorata la società. Io sono stato già processato sei volte e per sei volte sono stato assolto. Ci accusavano di far delle cose per il partito…». E ora? «Ora è tutto molto peggio. La politica non c’è più. Io mi sono fatto sei mesi di carcere e i magistrati volevano farmene fare altri tre, se non c’era un giudice a dire di no. E questo grazie pure a leggi del centrodestra, mica del centrosinistra. Anche se devo dire che il carcere è stata una buona esperienza, che però non auguro a nessuno. Ho incontrato una grande umanità, anche migliore di quella di fuori». Infine un pensiero per Daccò: «Penso ai dieci anni che sono stati dati a Pierangelo Daccò per il dissesto del San Raffaele. Ma è sotto gli occhi di tutti che il San Raffaele non è fallito».

Exit mobile version