«La Giornata di raccolta del farmaco è stata molto più di una bella iniziativa»

Giuliano Salvioni, presidente del Banco farmaceutico Milano, commenta i risultati della 24esima edizione dell’evento e ne ricorda il valore: un grande contributo alla lotta contro la povertà sanitaria, ma prima ancora una «proposta educativa» per i volontari

Volontari e farmacisti insieme per la Giornata di raccolta del farmaco 2024 (foto Banco farmaceutico)

Un gesto minimo di condivisione, per un potenziale di bene enorme. Per sé e per gli altri. Con un’origine precisa e come orizzonte il mondo. Sono ventiquattro fedelissimi anni che a febbraio ritorna la Giornata della raccolta del farmaco (che dura in realtà una settimana) e l’edizione 2024, svoltasi dal 6 al 12 febbraio, ha visto donare, in 5.689 farmacie di tutta Italia, 600 mila confezioni di medicinali, per un valore di oltre 5 milioni di euro. Aiuteranno almeno 430 mila persone, di cui già si prendono cura le 2.012 realtà assistenziali convenzionate con la Fondazione Banco farmaceutico, il fulcro ideale e operativo di questa ondata di carità. Realtà che hanno bisogno di 1.381.845 farmaci, il 42 per cento dei quali è ora a loro disposizione. Un modo molto concreto per aiutare le tante vittime della povertà sanitaria che non si rinunciano a curarsi perché non hanno nulla e i farmaci da banco non sono passati dal Servizio sanitario nazionale, perché non possono permettersi di pagare il ticket o perché, per le più svariate ragioni, spesso sono prive di qualsiasi rete di protezione sociale o di amicizia.

«Ogni volta è un miracolo»

«Quello che accade è ogni volta un miracolo» e non teme di ripetersi nel commentarlo Giuliano Salvioni, presidente dell’associazione Banco farmaceutico Milano Odv, nonché membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione. Una realtà che durante tutto l’anno è gestita da una dozzina di persone ma la cui proposta, in occasione della Giornata, vive attraverso i volti, le mani e le parole di 25 mila volontari e oltre 19 mila farmacisti che, non di rado su invito di un amico, condividono, gratuitamente, un po’ del proprio tempo, mentre tutto intorno impazza la frenesia dei saldi invernali. «È stupefacente vederli all’opera per rispondere a un bisogno concreto di tante persone, che poi sono il povero che incontriamo per strada, il vicino di casa in difficoltà o chi improvvisamente ha perso il lavoro. Basterebbe non trascorrere intere giornate davanti alle serie tv per accorgersene con maggiore semplicità». Ma tant’è, e a volte occorre un richiamo.

L’idea del Banco farmaceutico

Portatori di questo richiamo sono stati, per una settimana, in ogni provincia d’Italia, i responsabili locali del Banco farmaceutico e con loro quelli di ogni farmacia, dove ciascun volontario si è dato il cambio ogni due ore, compresi tanti universitari nelle principali città, come Milano e Torino, per vivere e portare a propria volta questa proposta: «Una serie di circoli virtuosi che si intersecano con la nostra storia», osserva Salvioni, che il Banco lo ha visto nascere, proprio a Milano. Correva l’anno 2000 e un gruppo di allora giovani farmacisti che avvertiva l’urgenza di rispondere al problema della povertà di medicine decise di mettere in campo, con l’aiuto di Cdo Opere sociali e Federfarma – ancora oggi preziosi compagni di viaggio –, un primo tentativo sul modello della Giornata nazionale della Colletta alimentare del Banco alimentare. La Lombardia rappresenta tuttora circa un quarto del “valore” nazionale di questo gesto, ma l’esperienza proposta, nel frattempo, si è diffusa in tutta Italia.

Un invito rivolto a tutti

E proprio come la Colletta alimentare, anche la Giornata della raccolta del farmaco deve molto, forse tutto, all’originale cifra educativa del servo di Dio don Luigi Giussani. Salvioni non manca di ricordarlo. Un’intuizione metodologica che è stata riproposta quest’anno dal Banco nelle sue assemblee. Scriveva Giussani nel 1961 nel Senso della caritativa: «Innanzitutto la natura nostra ci dà l’esigenza di interessarci degli altri […]. Quando si vedono altri che stanno peggio di noi, ci sentiamo spinti ad aiutarli in qualcosa di nostro. Tale esigenza è talmente originale, talmente naturale, che è in noi prima ancora che ne siamo coscienti».

E l’invito, laico, a prendere sul serio questa esigenza, rivolto anche ai tanti che poi hanno partecipato alla raccolta, è più attuale che mai. Sia perché i poveri assistiti dal Banco sono in notevole aumento (+10,6 per cento sul 2022 secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulla povertà sanitaria). Sia perché, come ha acutamente ricordato il presidente della Fondazione Banco farmaceutico Sergio Daniotti, «senza il terzo settore, non solo il Sistema sanitario nazionale sarebbe meno sostenibile, ma il nostro paese sarebbe umanamente e spiritualmente più povero». Sia perché, osserva Salvioni, «papa Francesco ha recentemente detto che il carisma di don Giussani non è ancora stato esplorato del tutto». E non è detto che questo invito debba interessare esclusivamente i suoi “figli” spirituali. Potrebbe essere un bene per tutti.

«Non una macchina organizzativa, ma un’amicizia»

Non può non colpire peraltro, a proposito del valore educativo di un gesto come quello della Giornata di raccolta del farmaco, quanto sottolineato sempre dal Papa in occasione della XXXII Giornata mondiale del malato, ricorsa l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, proprio sul tema della solitudine, ricordando che il malato si cura anche curando le relazioni: l’isolamento, ha detto il Pontefice, «ci fa perdere il significato dell’esistenza, ci toglie la gioia dell’amore e ci fa sperimentare un oppressivo senso di solitudine in tutti i passaggi cruciali della vita».

Commenta Salvioni: «Il Banco farmaceutico ci invita proprio a fare questo: stare insieme alla gente, rispetto a un bisogno preciso, ma che riflette il nostro stesso bisogno di amare ed essere amati. Altrimenti diventeremmo una bellissima macchina organizzativa che nasce e muore in un solo giorno. Invece la nostra è una proposta educativa e un’amicizia per la vita, proprio come il rapporto che ci lega con gli enti beneficiari che sosteniamo e che operano tutto l’anno».

Dall’Italia al Libano al Venezuela

Il Banco farmaceutico, oltre alla Giornata di raccolta, vive inoltre di altri canali e iniziative. Due soprattutto: il recupero del farmaco valido, che viene svolto tutto l’anno per ulteriori 310 mila confezioni raccolte in 558 farmacie, per un valore di quasi 6 milioni a sostegno di 162 enti; le donazioni da parte di quasi 60 aziende del pharma, che complessivamente ammontano a 2,1 milioni di confezioni e valgono 15,8 milioni di euro, a beneficio di 622 realtà sociali e assistenziali.

In totale sono circa una trentina di milioni di euro. Numeri certamente impressionanti, ma che da soli non bastano a raccontare tutto il bene fatto dal Banco farmaceutico. Lo dicono molto meglio i fatti. Come per esempio le esperienze, drammatiche ma piene di speranza, raccontate da Daniotti e da padre Michel Abboud (Caritas) al recente incontro sul “dramma dimenticato“ del Libano, paese dove una scatola di tachipirine può letteralmente salvare la vita a un bambino; o come quelle che i lettori di Tempi ben conoscono nate dall’aiuto al popolo venezuelano. Storie di bisogno condiviso e amicizia nelle prove della vita.

Proprio dal Venezuela, alla vigilia della 24esima Giornata di raccolta del farmaco, ci confida Salvioni, è giunto un messaggio che da solo basterebbe a ricordarne il valore, un messaggio rivolto agli amici del Banco da quanti forse ne hanno più bisogno: «Vi teniamo a mente in tutti questi giorni di raccoglimento! Vi ricordiamo nelle nostre preghiere! Tutta la comunità prega per tutti gli amici e gli sconosciuti che donano il loro tempo affinché qualcun altro dall’altra parte del mondo possa essere guarito!». Condividere un bisogno altrui per riscoprire la profondità del proprio. Siamo innanzitutto noi ad avere bisogno del Banco farmaceutico.

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