La Francia litiga sui migranti anche con il Regno Unito

Sunak e Macron cercano un accordo, ma Parigi ha un interesse politico a lasciare partire verso Dover sempre più irregolari. Buone ragioni per non fidarsi dei francesi

Migranti su un’imbarcazione della Guardia costiera britannica nel porto di Dover, in Inghilterra (foto Ansa)

Problemi con i francesi sui migranti? Welcome to Britain, benvenuti in Gran Bretagna, anzi, a Dover, dove l’immigrazione è di casa, ed è diventata una questione politica di primaria importanza per il governo Conservatore di Rishi Sunak.

Accordo in vista sui migranti, ma la tensione resta

I dati sono chiari: quest’anno hanno già attraversato la Manica oltre 40mila migranti, contro i 28.526 dello scorso anno. Nelle ultime settimane il problema si è fatto ancora più serio: non solo Londra ha dovuto affrontare un flusso inaspettato di migranti albanesi (oltre 10mila), ma anche la tratta che da Calais va a Dover è tornata rotta privilegiata per trafficanti di uomini, scafisti e disperati in cerca di arrivare in Inghilterra. Per gli inglesi la risoluzione del problema è apparentemente semplice: ci vogliono più poliziotti UK e più controlli da parte delle autorità francesi nei punti di imbarco: solo così i flussi possono cessare. Ma la Francia ne fa una questione di sovranità (senti, senti) e non vuole altri rappresentanti britannici sul suo territorio.

Il caso migranti è stato al centro del primo incontro tra il Premier inglese, Rishi Sunak, e il Presidente francese, Emmanuel Macron, ai margini della Cop27 di Sharm El-Sheikh. Un portavoce del governo di Sua Maestà ha affermato che un accordo sull’immigrazione tra Francia e UK è in dirittura d’arrivo e sarà firmato a breve. Difficile dire se davvero, questa, sarà la volta buona. Nel recente passato tra Francia e Inghilterra le tensioni non sono mancate: sulla pesca, sulla politica estera e sulla Brexit, Macron ha dimostrato di non essere sulla stessa linea di Boris Johnson. Il quale non esitò a mandare la Royal Navy nel porto di Jersey per fronteggiare alcuni pescherecci francesi che protestavano per il mancato accesso alle acque territoriali inglesi.

Macron vuole dimostrare che la Brexit ha fallito

Tra Macron e Sunak c’è comunque feeling. Entrambi vengono dal mondo della finanza. Rothschild il francese, Goldman Sachs l’inglese. Entrambi sono dei giovani leader considerati dei predestinati a guidare i rispettivi paesi dalle élite che li hanno prodotti e sostenuti. Eppure gli inglesi devono restare cauti: dopo la Brexit l’intento della Francia è di mostrare che l’uscita di Londra da Bruxelles è stata una cattiva idea, e che il Regno Unito non è in grado da solo di controllare i suoi confini e l’immigrazione illegale sul suo territorio da solo.

Per pattugliare i 160 chilometri di costa i francesi hanno già a disposizione droni britannici e risorse infinite fornite sia dal ministero dell’Interno inglese, sia da quello francese. Migranti provenienti da Iraq, Afghanistan – e, come visto di recente, dall’Albania – rischiano costantemente la vita per imbarcarsi verso l’Inghilterra poiché non riescono a depositare le loro richieste di asilo in Francia e non ci sono mezzi legali per attraversare la Manica. Ma non è tutto. Il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha sostenuto, nello scorso mese di giugno, che i migranti «sono attratti dal mercato del lavoro britannico, dove si può essere assunti anche senza regolare permesso di soggiorno». L’affermazione è stata considerata priva di fondamento, ma ha fatto salire la tensione.

La Francia sarà affidabile sui migranti?

L’immigrazione è considerata politicamente sensibile per il governo Tory. Johnson aveva progettato un piano di deportazione dei richiedenti asilo in Ruanda in accordo con le autorità di Kigali, ma finora non se n’è fatto niente. La nuova ministra dell’Interno del governo Sunak, Suella Braverman, ha dichiarato che il suo sogno «è vedere un aereo pieno di migranti lasciare Londra per il Ruanda». Frase che è stata, ovviamente, molto criticata. Braverman è una esponente della destra del partito, sostenuta dai Brexiteers, ma anche da deputati come Lee Anderson e Sir Edward Leigh che hanno interesse a fermare i flussi perché i loro seggi si trovano in circoscrizioni dove gli elettori hanno più volte espresso la loro contrarietà all’immigrazione incontrollata. Basterà l’accordo tra Sunak e Macron per fermare la rivolta della destra Tory? La Francia sarà affidabile? Per dirla alla parigina: qui vivra, verra.

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