La Cina minaccia la sicurezza del Pacifico

Un accordo con le Isole Salomone, non ancora finalizzato, permetterà a Pechino di installare basi militari davanti alle coste di Australia e Nuova Zelanda. «Escalation militare senza precedenti»

La minaccia della Cina alla stabilità del Pacifico non è mai stata così grave. La settimana scorsa è stato pubblicato online la bozza di un patto tra il Dragone e le Isole Salomone, che si trovano ad appena 2.000 km dalle coste dell’Australia e a 4.000 da quelle della Nuova Zelanda.

L’accordo tra Cina e Isole Salomone

In base al memorandum d’intesa sulla sicurezza firmato il 18 marzo tra i due paesi, Pechino potrà dislocare forze di polizia e personale militare sull’isola in caso di disordini. Il patto autorizza anche la Cina a stabilire sull’isola basi militari, truppe dell’esercito e navi da guerra.

Il primo ministro della Nuova Zelanda, Jacinda Adern, ha lanciato l’allarme lunedì esprimendo «grande preoccupazione»: «La potenziale militarizzazione della regione è ingiustificata». Il premier dell’Australia, Scott Morrison, ha aggiunto che «l’accordo è emblematico delle costanti pressioni e minacce alle quali la nostra sicurezza nazionale è soggetta».

Escalation militare nel Pacifico

La Cina ha risposto ad Australia e Nuova Zelanda affermando che si tratta di un accordo per «promuovere la pace e stabilità nella regione». Ma secondo David Capie, direttore del Centro neozelandese per gli studi strategici presso l’Università Victoria di Wellington, «l’accordo rappresenta l’inizio della più consistente competizione militare nell’area degli ultimi anni». L’obiettivo di Pechino potrebbe essere quello di aumentare la propria capacità di «muovere la propria Marina nel Pacifico, complicando i piani americani nell’eventualità di un futuro conflitto».

La mossa è tanto più preoccupante se si considera che la Cina ha completamente militarizzato almeno tre delle isole artificiali realizzate ex novo in questi anni nell’arcipelago delle Spratly, nel Mar cinese meridionale. Le isole sono contese tra Cina, Malesia, Taiwan, Filippine e Vietnam. Non è un caso che l’ammiraglio John Aquilino, a capo del commando americano nell’Indo-Pacifico, abbia dichiarato al Financial Times che «la Cina ha aumentato la pressione su Taiwan con attività marittime e operazioni aeree. Non sto dicendo che sono più preoccupato di prima, ma constato che la pressione è in aumento e dobbiamo essere pronti».

«L’ordine regionale sta cambiando»

L’accordo tra Cina e Isole Salomone non è stato ancora finalizzato. Karen Galokale, ministro della Sicurezza nazionale delle Isole, ha dichiarato che accordi come quelli previsti con Pechino sono già in essere con Australia, Nuova Zelanda e Papua Nuova Guinea.

Nel 2019 le Isole troncarono le proprie relazioni diplomatiche con Taiwan in favore di Pechino, scatenando le proteste della popolazione, esplose nuovamente nel novembre dell’anno scorso e appoggiate dal premier dell’isola di Malaita, la più popolosa dell’arcipelago, Daniel Suidani.

È probabile che a rendere pubblico il memorandum d’intesa sulla sicurezza con la Cina sia stato proprio un uomo vicino a Suidani, per cercare di impedire che le Isole stringano un rapporto sempre più stretto con Pechino. Se non è chiaro, nota il Guardian in un’analisi, quale reale vantaggio le Isole otterranno dal patto con il Dragone, sicuramente «l’ordine regionale sta cambiando rapidamente nella regione e l’Australia dovrà stare attenta a come rispondere senza provocare un’escalation di tensioni geopolitiche».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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