Attaccano Formigoni per colpire Cl e una precisa idea di cristianesimo

Hanno l’idea di conquistare il mondo, ed essendoci noi a dir cose diverse e convincenti più delle loro, ecco, ci devono annullare. Siamo di ostacolo. Non è violenza fisica come negli anni ’70. È violenza culturale.

 

È dallo scorso autunno che ormai tutti i maggiori quotidiani italiani, dal Corriere a Repubblica passando per la Stampa, e insieme a questi le pubbliche emittenti radiofoniche, si interessano di un fenomeno, che a detta loro, distorce non solo il normale uso della funzione politica (l’amministrazione), ma anche (è ancora peggio per loro) sporca la reputazione del Vangelo: il ciellino operante.

NON CONOSCO GLI INDAGATI. Ce ne hanno fatte leggere di tutti i colori, sino ad oggi. Dalla corruzione per una eventuale discarica, alla corruzione per favorire gli amici, alla distrazione di denaro pubblico con il quale sorseggiare cocktail colorati nei migliori resort del mondo, fino alle mazzette di Finmeccanica. Tutto, secondo la logica per la quale, questo essere strano cristiano, predicherebbe bene e razzolerebbe male. Non conosco nessuna delle persone indagate, inquisite o che (come fossimo in una Repubblica totalitaria del secolo scorso) si fa 6 mesi di carcere preventivo, per poi uscire e non sapere ancora che cosa ne sarà. Non ne conosco una. Una e dico una. Se non per un tramando di racconti, di storie e di vita fattomi da amici comuni. Se non per l’esser diventati famosi tanto da occupare le prime e le seconde pagine dei maggiori quotidiani dell’establishment. Non è su di loro che vogliono scrivere. Su di loro, su ciò che loro avrebbero fatto a Cesare ne scriverà la magistratura. Paghiamo le tasse perché ci sia una magistratura. E ne sono contento e rassicurato. Facciano loro. Io non ne sarei capace.

CE L’HANNO CON UN’IDEA CULTURALE. E su quella logica che voglio scrivere. Sulla logica per la quale bisogna stare alla larga da questi strani esseri, bisogna osservarli con debito sospetto (più che debito, anzi fondato), perché questi parlano bene ma agiscono male. Molto male. Quello che si è messo in piedi non è (solo, ndr) un attacco giudiziario. La magistratura fa (come si dice, ma qualche dubbio sovviene, ndr) il proprio dovere (altro discorso sono le regole che permettono un carcere immediato di 6 mesi senza ancora uno straccio di processo, uno straccio di certezza. Qui non conta la magistratura. Qui la responsabilità è del legislatore). Quello che si è messo in piedi è un attacco culturale. Un attacco culturale che ha una radice illuminista per la quale qualsiasi appartenenza più forte, più sostanziale, più legata a qualcosa che non sia l’etica pubblica o la Costituzione, va guardata con sospetto. Anzi è essa stessa sospetta. Essere amici di Formigoni è già un sospetto. Vuoi che essendo amici del Formiga, quel tale non garantisca dei favori a suoi amici? Non è con Formigoni che ce l’hanno (Formigoni è ovviamente la punta dell’iceberg perché occupa un posto di rilevanza, perché amministra la regione più ricca d’Italia e forse la seconda più ricca d’Europa); ce l’hanno con un’idea culturale, con un’idea di cristiano diversa dalla loro.

VOGLIONO CRISTIANI SENZA OPERE. Vorrebbero un cristiano, sì fedele alla dottrina, sì fedele preoccupato delle sorti degli ultimi, un cristiano che si adopera per raccogliere il cibo e per darlo a chi non ne ha, un cristiano che fa il porta a porta per trovare i vestiti usati da darne a chi ha freddo d’inverno o troppo caldo in estate. Un cristiano dei pasti caldi, delle mense e della carità. Un cristiano che può essere anche missionario. Un cristiano a cui è concesso qualche parolina la domenica lì sugli scalini del sagrato per bisbigliare al passante che Gesù è risorto e che la Chiesa accoglie tutti. Un cristiano così. Ma non un cristiano che si occupi dell’eutanasia, dell’aborto, della scuola, e delle nostre tasse. E peggio ancora che abbia hotel di lusso e poi la domenica entri in Chiesa a lasciare la sua offerta. No, questo no. Per loro è incoerenza. La parola coerenza che ormai in un certo mondo culturale vale come una Bibbia. Anzi peggio. Non è possibile vivere con cristiani così. Il cristiano va bene se è laico. Cristiani in casa, e neutri fuori. Vogliono cristiani senza opere. Cristiani senza Chiesa. Cristiani senza agire. E son disposti a farti sedere al tavolo principale, a mangiare cibi succulenti con loro se non fai il cristiano impegnato. Ti cedono volentieri le briciole. Accettano sì cristiani che sanno a memoria le preghiere, ti guardano con una sorta di superiorità antropologica. Loro sono la superiorità antropologica. Vogliono un non expedit di matrice garibaldina. E lo vogliono, perché hanno la loro idea di uomo. Diversa da quella dei cristiani.

VIOLENZA CULTURALE. La loro idea di un uomo puro, senza vincoli, sciolto da qualsiasi legame, che sia la famiglia, che sia la Chiesa, che siano gli amici. Perché uno legato è uno che non puoi controllare. Non puoi gestire. Non potrà mai farti da schiera al padronato. Ha già un altro padrone. E non possono accettarlo. È l’essere i padroni del mondo che vogliono. Non è appena la Lombardia, non è appena la sanità. La Lombardia è un mezzo, non il loro fine. E ci vogliono conquistare. Come l’idea della mezzaluna turca che stringe ai fianchi l’Europa nella battaglia di Lepanto. Hanno preso di mira la nostra unità. Non il nostro potere. E non la smetteranno. Gli stiamo simpatici quando facciamo i pellegrinaggi, non quando facciamo il porta a porta sulle leggi contro l’aborto o contro il sovraffollamento delle carceri. E chissà perché? Loro vogliono uomini-individui. Soli, liberi, autosufficienti che non hanno bisogno di nessuno se non del potere che è nelle loro mani. Vogliono uomini neutri. Uomini ai quali non farà più differenza il caldo dal freddo, così come il bene dal male. Uomini senza ideali. Perché è con la cultura dell’ideale che ce l’hanno. Con l’ideale reso vita. Mica col librettino delle preghiere o con le giacche di Formigoni. Il nostro ideale di società con uomini vicendevolmente legati contro la loro società di individui puri, perfetti, ma soli. È una battaglia culturale, con la quale vogliono annullarci. Hanno l’idea di conquistare il mondo, ed essendoci noi a dir cose diverse e convincenti più delle loro, ecco, ci devono annullare. Siamo di ostacolo. Non è violenza fisica come negli anni ’70. È violenza culturale. È su questa battaglia che si gioca la sfida. La politica non c’entra. C’entra l’identità.

Exit mobile version