Jack Nicholson, una vita da cinema e quella paura così umana di «morire da soli»

Il grande attore, dopo una vita da playboy, ha confessato di desiderare di condividere la sua vecchiaia con qualcuna, pur rendendosi conto che le sue chance sono poche

Quando il tuo abbottonato marito ti elargisce confessione, la prendi come viene, anche se lo fa per telefono, anche se lo fa alle 23.52. È da poco atterrato in Inghilterra per l’ennesima trasferta di tre giorni.
– “Hai notato l’ultimo sms che ti ho mandato prima del decollo?”.
– “Ehm, no… Quando è arrivato probabilmente stavo cercando di salvare una cotoletta dimenticata nel friol dal sacco dell’umido…”
– “Va bè. Ti ho scritto: Ti amo”.
Silenzio.
“Sono anni” confessa “che ti mando sempre lo stesso sms prima della partenza di un volo. Così, se mai dovesse succedere qualcosa di brutto, come mio ultimo messaggio non ti resterebbe solo un laconico “Devo spegnere”.

Capperi. Lungimirante. Poi afferro il cellulare e – prima di silenziare tutto – digito due messaggi. Il primo: “Ti amo”. Il secondo: “Eh già: statisticamente, le probabilità di morire nel proprio letto sono assai maggiori di quelle di morire in un incidente aereo. Buonanotte”.
Ci lasciamo così, separati da mille miglia e dal pensiero di una morte che potrebbe coglierci in qualunque momento strafregandosene di questa distanza. Certo, nessuno di noi due vorrebbe un giorno morire da solo. Ma, se oggi mi metto a stilare un elenco dal titolo: Le cose che temo di dover fare da sola, ‘lasciare questo mondo’ non è la prima a cui penso. Piuttosto: fare benzina al self-service dopo le 21, arginare una teen-ager cui è stato confiscato il cellulare da quattro giorni, aprire la mail di risposta al manoscritto che ho inviato un mese fa…
Se rifletto sulla morte, non riesco insomma a pensare di esser sola: già, perché nell’amore – nel matrimonio – c’è un aspetto di verità che sfida la morte, proprio perché è fatto per l’eternità.

Ma c’è anche chi dice “Ho paura di morire solo”. L’affermazione è dell’attore Jack Nicholson – lo stesso che qualche anno fa si era vantato di essere andato a letto con oltre duemila donne –  e che ora ha confessato di desiderare di condividere la sua vecchiaia con qualcuna, pur rendendosi conto che le sue chance sono poche. Subito mi sono domandata se ‘la paura di morire da solo’ fosse una rivelazione sincera e gratuita, o piuttosto lo smaliziato tentativo di far parlare di sé. Ma chi se ne importa: in ogni caso, ho provato una malinconica tenerezza. Se anche dovesse mancare prima mio marito di me, mi son detta, ho comunque tre figli. Non sono tre Oscar luccicanti come quelli di Jack, ma me li faccio andare bene.
Il punto è che non ha semplicemente confessato: “Ho paura di morire”, ma è quel “da solo” – che lo segue e lo definisce in maniera così drammatica – che prude in chi legge. Un “da solo” che urla qualcosa di profondamente umano, un bisogno del cuore di fronte al mistero. Sarà che una persona al proprio fianco, con la sua compagnia lenisce gli acciacchi dell’età, o può strappare una risata nel momento più critico, o sarà che Qualcuno ha detto “dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sarò con loro”. 

Jack, tu hai un passato di certo più ricco di un libro di storia. Forse quel che ti manca ora è un’ultima e profonda storia che dia senso a tutto quanto è stato e a quanto sarà.
“Nessuno esce vivo dalla vita” recitasti una volta nei panni del Joker in Batman. Ecco Jack, ti auguro di uscirne un giorno nel bel mezzo di una storia coinvolgente da paura; così coinvolgente, che nemmeno al cinema…

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