Israele. Il governo italiano imita Hollande e consiglia di boicottare le aziende attive nelle colonie ebraiche

Il governo Renzi pubblicherà un documento dove si consiglia ai cittadini a non impegnarsi in «attività finanziarie o investimenti» di aziende presenti negli insediamenti in Cisgiordania

A marzo, Lady Catherine Ashton, rappresentante degli esteri per l’Europa, assicurò che «l’Unione Europea si oppone al boicottaggio di Israele». Nelle linee guida sui finanziamenti Ue, pubblicate a gennaio e già approvate dal Consiglio Europeo nel 2012, l’Unione ha escluso dai fondi europei le aziende con attività negli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Ora, a discapito delle parole della Ashton, cinque Stati europei, compresa l’Italia, alzano il tiro, suggerendo ai propri cittadini di boicottare le imprese presenti negli insediamenti ebraici.

ACCORDO FRA 5 PAESI EUROPEI. Il governo italiano, imitando una decisione presa di recente dall’esecutivo socialista francese, guidato da Francois Hollande e dal premier Manuel Valls, pubblicherà un documento in cui si suggerisce ai cittadini italiani il boicottaggio di tutte le aziende – israeliane e non – che hanno una qualunque attività negli insediamenti ebraici in Cisgiordania.

MOGHERINI: DECISIONE GIÀ PRESA. Il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha dichiarato all’Ansa che l’invito al boicottaggio delle colonie ebraiche è «una implementazione tecnica di una decisione politica già presa in precedenza», una scelta fatta «in sintonia con altri Paesi europei». La decisione, spiegava ieri il quotidiano israeliano Haaretz, non sarebbe “calata” dall’Europa, ma farebbe «parte di un atto congiunto di cinque Stati» del continente: Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna. L’accordo sarebbe stato preso per fare pressioni sul governo israeliano affinché riprenda la trattativa di pace con l’Anp, promossa dagli Stati Uniti. Il primo paese a pubblicare gli avvisi pro-boicottaggio è stata la Francia di Hollande, in un documento in cui avverte i propri cittadini a non impegnarsi in «attività finanziarie o investimenti» di aziende presenti nelle colonie israeliane in Cisgiordania e nelle Alture del Golan. Simile a questo dovrebbe essere l’avvertimento che pubblicherà l’Italia a breve, nel quale si inviteranno le aziende italiane a non investire in aziende con sedi nei “territori occupati”, per il rischio di possibili violazioni dei diritti umani e delle potenziali implicazioni negative di tali attività.

LE REAZIONI. La decisione dei cinque paesi, secondo Haaretz, sarebbe stata presa per la difficoltà di trovare un accordo comune nelle sedi istituzionali dell’Unione Europea. Secondo il rappresentante dell’Ue in Israele Lars Faaborg-Andersen «gli avvisi non dovrebbero sorprendere» il governo israeliano. Gli stati dell’Unione Europea, ha detto oggi il funzionario Ue, «stanno perdendo la pazienza sulla costruzione degli insediamenti, e se la tendenza continua, più paesi si uniranno a questi avvertimenti contro le imprese che operano oltre la Linea Verde». Secondo un diplomatico israeliano, interrogato sulla questione oggi dall’Ansa, tuttavia, l’emissione di questi avvisi «potrebbe aumentare la tensione tra Israele e l’Ue e causare seri danni alle relazioni esistenti». Anche l’ex ministro Giulio Terzi, ha dichiarato il suo scetticismo in un tweet: «Non sembra grande tempismo: contro Israele ora, con possibile III intifada,un Iran dominante in Siria e Iraq, espansionismo sciita».

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