«Perché nessuno ci protegge? Vogliamo i fucili e le munizioni, così possiamo farlo da soli». Sono tanti i cristiani cacciati dalle loro case dai jihadisti dello Stato islamico e rifugiati in Kurdistan ad aver parlato in questo modo negli ultimi mesi. Per due volte la settimana scorsa la stampa irachena ha annunciato la formazione di “milizie cristiane” deputate alla difesa dei villaggi della Piana di Ninive, anche se le cose non stanno così.
«NESSUNA MILIZIA». Detto questo, anche i cristiani cacciati dalle loro case potrebbero prendere parte alla difesa del paese, come dichiarato al Corriere della Sera dall’arcivescovo di Erbil Bashar Warda: «Per il momento si tratta solo di un progetto, di un’idea. Non c’è ancora nulla di concreto. So che parecchi giovani vorrebbero offrirsi volontari. Tra loro siriaci cattolici, ortodossi, caldei e anche assiri».
È importante però capire, continua, «che non si tratta di una milizia indipendente. L’idea è che i cristiani siano integrati con i militari curdi, che a loro volta sono coordinati con l’esercito iracheno, che fa capo ai comandi centrali di Baghdad».