Infrastrutture lombarde. Cl scrive a Repubblica che risponde (ma essere di Cl è un reato? Perché è “agli atti”?)

Alberto Savorana scrive al quotidiano dopo gli articoli sull'inchiesta. La risposta dei giornalisti è particolarmente interessante. Leggete

Oggi su Repubblica appare una lettera di Alberto Savorana, ufficio stampa di Cl, che scrive al quotidiano in merito all’articolo “Expo, la rete di Cl e Regione nel mirino dei pm”, apparso il 25 marzo. Dell’inchiesta, Tempi vi ha già parlato qui, in un articolo di Raffaele Cattaneo, presidente Consiglio regionale lombardo già assessore alle Infrastrutture e Mobilità, che ha letto le carte, e qui, in un editoriale del direttore Luigi Amicone.

LA LETTERA. Nella lettera, Savorana scrive che l’articolo “lede la dignità di Cl senza ragione alcuna”. Infatti, “l’indagine cui si riferiscono i giornalisti riguarda fatti e comportamenti riferibili a persone fisiche (appartenenti o no a Cl) pacificamente non riconducibili al movimento stesso o a coloro che lo rappresentano. La stampa ha il compito di informare l’opinione pubblica, ma non quella di influenzarla in modo ingiustificato per creare pregiudizi privi di fondamento contro una ‘minoranza religiosa’ che non ha altro scopo che dare testimonianza di Cristo nel mondo”.
“Desideriamo ancora una volta – prosegue Savorana – ricordare che Cl non ha promosso né promuove iniziative in campo politico-partitico, dal momento che esse sono responsabilità dei singoli, come sosteneva don Giussani: ‘Se non fosse così, se cioè qualsiasi realizzazione per il solo fatto di essere stata promossa da persone di Cl diventasse meccanicamente ‘del movimento’, l’esperienza ecclesiale finirebbe per essere strumentalizzata, e le comunità si trasformerebbero in piedistalli ed in coperture di decisioni e di rischi che invece non possono che essere personali”.

LA RISPOSTA. La risposta dei giornalisti del quotidiano è particolarmente interessante. I due autori (che si siglano s.d.r – e.r.) scrivono: “I riferimenti a presunti coinvolgimenti di esponenti di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere, non sono una elaborazione di Repubblica, ma sono contenuti nella richiesta d’arresto formalizzata dalla procura di Milano nell’inchiesta su Infrastrutture lombarde”. “Agli atti – aggiungono – vi sono anche le ricevute annuali delle iscrizioni al movimento da parte di uno degli indagati arrestati”.
Quindi? Perché l’iscrizione a un movimento è “agli atti”? Essere iscritto al movimento è una prova di reato? Che cosa si vorrebbe dimostrare?

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