Raccontare l’attualità dell’incontro con don Giussani al Berchet, sessant’anni dopo

Parlando del libro e di don Giussani, abbiamo trovato degli studenti straordinariamente attenti, a conferma che la vita e l’avventura del “Gius” affascina ancora oggi come ieri

Caro direttore, desideriamo comunicare a te ed ai fedeli lettori di Tempi un episodio che ci pare non solo simpatico.

Come saprai, l’Editoriale Jaca Book ha pubblicato il libro intitolato Ho trovato quello che stavamo cercando, che raccoglie 28 testimonianze di persone che, negli anni 1954-1964, hanno incontrato il servo di Dio don Luigi Giussani e Gioventù Studentesca. Tutti raccontano come quell’incontro abbia letteralmente cambiato la loro vita, con conseguenze che perdurano ancora oggi, dopo più di 60 anni: un vero miracolo, se si tiene conto dei tempi in cui viviamo. A conferma della contemporaneità dell’esperienza di Cristo nel tempo.

Ebbene, all’interno di tre giorni di “cogestione” tra insegnanti e studenti del liceo classico Berchet, siamo stati invitati a presentare tale libro ad una intera e numerosa classe di studenti e studentesse di tale scuola, anche grazie al fatto che 21 di quelle 28 testimonianze sono state scritte da ex berchettiani, che ebbero don Giussani come insegnante di religione. Confessiamo che è stata un’esperienza molto bella, positiva e, per alcuni versi, commovente.

Nell’atrio del Berchet abbiamo riletto una bella lapide, nella quale si ricorda che don Giussani insegnò in quel liceo dal 1955 al 1967 e viene riportata una sua frase significativa, tratta dal Rischio educativo: «L’educatore affida qualche cosa di sé stesso alla creatività dell’altro». Frase che sintetizza bene la sua personalità, tutta tesa a proporre l’ipotesi cristiana alla totale libertà dell’altro.

Parlando del libro e di don Giussani, abbiamo trovato degli studenti straordinariamente attenti, a conferma che la vita e l’avventura del “Gius” affascina ancora oggi come ieri, sia perché le domande fondamentali del cuore sono le stesse, sia perché don Giussani già aveva “visto” negli anni Cinquanta i cambiamenti che noi constatiamo solo ora e, quindi, già parlava ai giovani di oggi. È stata sintomatica la domanda di uno studente che, accertatosi che don Giussani insegnava solo un’ora alla settimana in ciascuna classe, si stupiva che, con così poco tempo a disposizione, egli abbia potuto dare vita ad un Movimento così imponente come quello di Cl.

In effetti, le sue parole e il suo atteggiamento personale erano così convincenti che ciascuno, incontrandolo, si metteva in moto personalmente, con tutte le sue potenzialità e qualità. In poco tempo, i primi 4 studenti che don Giussani incrociò in via Lamarmora divennero 40 e poi 400 e poi tanti tanti. Il “raggio”, al Berchet, venne in pratica frequentato almeno una volta da tutti gli studenti, di qualsiasi provenienza culturale e ideologica fossero: ed in quella occasione avevano modo di ascoltare le poderose sintesi di don Giussani, che spiegavano in vario modo come l’esperienza cristiana fosse la vera risposta a tutte le domande che noi avevamo.

Rispondendo ad un’altra domanda che, in modo intelligente, chiedeva del rapporto tra Cl e la politica, abbiamo avuto modo di ribadire che l’interesse di don Giussani, quando salì per la prima volta i gradini del Berchet, era quello di far capire agli ignari studenti come Gesù fosse la risposta alle più profonde domande e come Egli desse senso alla vita, ad ogni aspetto della vita, sia privato che pubblico. Aver trovato il senso vero della vita: questo ci riempiva di entusiasmo, di gioia e di creatività.

Insomma, è stata una mattinata molto positiva sia per gli studenti sia per noi: far memoria del primo incontro rende sempre giovani e attivi oggi.

Alda Vanoni – Peppino Zola

Foto Ansa

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