Incontrada desnuda, la solita vecchia battaglia per chi dal corpo non esce mai

Ma come, dopo la modella di Gucci non eravamo tutte “puntelli narrativi”? E che rivoluzione è fare di una “nuova bellezza” strumento di accettazione sociale come piace ai pubblicitari? Ridateci Sconsolata (vestita)

Fermi tutti, ora c’è Incontrada desnuda. Ma come, non eravamo diventate tutte non più corpi ma «puntelli narrativi»? Non si era raggiunta l’unanimità sul fatto che non è mica bello ciò che è bello ma è bello ciò che non piace al maschio tossico? E che in ogni caso bello è relativo e comunque va spiegato perché la massa è ignorante, buona solo a giudicare l’aspetto di una donna in base, appunto, all’aspetto e non in base a Schopenhauer?

Centinaia di editoriali e lenzuolate di complessità per giustificare la bellezza della modella di Gucci dopo, masse e maschi tossici possono fare la ola: sì perché ad incarnare la body positivity questa volta c’è Vanessa Incontrada, biotta su Vanity Fair come una Belen sul calendario di Max qualunque, ma per una causa impegnata, una causa che ci riguarda tutti, ma proprio tutti: guardatela, onoratela, adoratela e diffondetela perché quella di Vanity non è una copertina ma «è il punto di arrivo che vede il mio corpo diventare un messaggio per tutte le donne (e per tutti gli uomini): dobbiamo tutti affrontare, capire e celebrare una nuova bellezza».

PRIMA ERAVAMO CORPI, POI NON SOLO CORPI, ORA CORPI DIVERSI

Ma che c’è questa volta da capire? Ci vogliono le fette di Schopenhauer sugli occhi per non trovare Vanessa Incontrada bella o negare che non sarà mai abbastanza in carne per incarnare qualcosa di nuovo. Il fatto è che la bella attrice, conduttrice, ex modella catalana, per anni anima di Zelig, è dal 2008, da quando ha messo al mondo il suo bambino, che denuncia ogni volta che può le critiche feroci al suo corpo trasformato dalla gravidanza. Che parla di sé come di un corpo con le forme. Lo scorso dicembre a “20 anni che siamo italiani” condotto con Gigi D’Alessio su Rai 1 ha proclamato che «la perfezione non esiste» e che ha sprecato tempo a cercare di essere diversa, più magra e in linea con la Incontrada precedente, dimenticandosi di essere felice. Oggi dice che la copertina di Vanity è «il momento più bello degli ultimi anni», che ha capito che «nessuno mi può giudicare, perché ho capito che nessuno ti può giudicare». Ma che vuol dire? Sacrosanto affermare che la felicità non è un corpo perfetto ma che c’azzecca col trovarla facendo del proprio corpo imperfetto uno strumento di rivendicazione?

SEPPELLIRE LE KLAUDIA SKIFER CON UNA RISATA

Soprattutto se a farsi portavoce di «un atto d’accusa verso una società che intrappola le donne cercando di rinchiuderle in modelli antiquati e mortificanti. A cui è arrivato il momento di ribellarsi» è una col pedigree benedetto da madre natura come Vanessa Incontrada. Mica Sconsolata, altra anima di Zelig che però non aveva «una vita-snella, anzi piuttosto larga. Non mi sveglio ind’ ‘o mulino biango (però girano le palle anghe quì, specie quando il bagno è occupato) e “in quei giorni” non mi langio dall’aereo, ma faccio i salti mortali come negli altri». Una, per capirci, che lo stereotipo delle Klaudia Skifer (che “si gira la testa, ti guarda senza ke nessuno celà kiesto e t’fa: “perkè io valco!”) e delle donne della pubblicità le seppelliva non di nuova bellezza ma di ironia: «Non le voglio le pentole a batteria! Non voglio neanghe dormire con l’elefante, ciò già il popotamo affiango. Lasciami stare! Dormo come cazz voglio io, con gli acari, senza lana pierino, e se m’viene da andare al bagno, la voglio fare normale, nor-ma-le! Quando cazzo mai mi ài sentita fare “plin-plin…». Oggi forse la arresterebbero per reiterata stereotipia sull’Italia del Sud.

DAL CORPO NON SI ESCE, LA PUBBLICITÀ HA TROVATO L’AMERICA

Il fatto è che dal corpo non si esce, e nemmeno dal recinto edificato intorno al corpo: cosa rivendica Incontrada se non l’accettazione degli altri che le spetta? Davvero è ancora un corpo la risposta al bullismo, al bodyshaming, la «risposta all’estetica omologata di Instagram» (copy Huffington Post, sperticandosi in lodi sull’immagine «reale» scelta da Vf, «che non ha bisogno di filtri o infingimenti» – lallero)? Ma soprattutto, chi ci guadagna dall’imposizione del relativismo estetico alle masse travestito da “nuova bellezza”?

Ovviamente gli stessi che guadagnavano su quella “vecchia”. E non lo dicono le Sconsolate ma paradossalmente lo stesso direttore di Vanity Fair Simone Marchetti: «In fatto di bellezza, oggi sta succedendo quello che è successo alla terra dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo: là dove si pensava finisse il mondo, ne è iniziato un altro. E là dove si pensava finisse la bellezza forse e finalmente ne sta sorgendo una tutta nuova». Eccerto che hanno trovato l’America.

I PORI DELLA PELLE ED ESSERE BELLA PER QUALCUNO

Il giochetto è vecchio come l’Ellade, trovare un canone ideale per tutto, dimenticarsi che se “un uomo è intento a salire al settimo cielo, può anche non preoccuparsi dei pori della pelle” (lo diceva Chesterton, valga a maggior ragione per le donne guardare oltre proprio ombelico), e cosa bolle veramente nella pentola del cuore di qualunque Incontrada o Sconsolata: gira e rigira, essere bella per qualcuno. Che non è un modo molto progressivamente aggiornato per dire tutti.

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