Il guaio non sono i giovani. La lezione di Carlo Acutis

Articolo tratto dal numero di novembre 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Il vero virus che attanaglia la terra è la mancanza di conoscenza di Gesù. Ci commuoviamo per l’esempio del beato Carlo Acutis che ha organizzato una mostra sui miracoli eucaristici e noi cristiani ci dimentichiamo che Gesù ha detto (capitolo sesto di san Giovanni): «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna».

I cristiani sono preoccupati giustamente per il Covid e pregano e dicono belle cose su chi è in prima linea nella battaglia per il virus. Ma sembra che non ci credano che la vera medicina per se stessi e per il mondo è il Corpo e il Sangue di Gesù.

La nostra civiltà nasce da lì. Sia pure in mezzo a insufficienze e storture il vero collante è stato l’amore cristiano. Ma va ricordato che è Gesù che ha portato l’alleanza con Dio e che il Suo messaggio di amore che comporta il dono di sé, è il vero segreto della felicità.

Al coronavirus ci penserà la Provvidenza – è necessario pregare – e il governo. Ma noi viviamo di Gesù, parliamo di Gesù.

Santa Caterina da Siena non riusciva a concludere le sue efficaci lettere senza aggiungere: Gesù dolce, Gesù amore.

E noi, contemporanei del beato Acutis, dobbiamo rinunciare a un serio apostolato fra i giovani senza il quale la cristianità farà un buco nell’acqua?

Ogni realtà della Chiesa, religiosi, chierici e laici, vivrà un fiorente cristianesimo solo se non si trascurano i giovani. È da lì che bisogna ricominciare. Ogni famiglia spirituale cristiana è nata e si sviluppa con la capacità di attrarre i giovani. Finita quella, amen, passiamo ad altro…

Gli apostoli erano giovani o si sono comportati da giovani. Dire che al giorno d’oggi la gioventù è compromessa perché c’è la pornografia, la cattiva comunicazione e compagnia cantando, è non solo la più grossa corbelleria ma è una mancanza di fede bella e buona.

Perciò i pastori, i superiori e dirigenti se non vogliono passare alla storia per la loro nullità devono parlare e far parlare di Gesù ai giovani. Altro che coronavirus!

Foto Ansa

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