Il giornalismo moralista di Report è immorale

Comunque vada a finire la storiaccia in cui è coinvolto il conduttore della trasmissione di Rai 3, c'è qualcosa da dire sul suo "metodo"

ll conduttore Sigfrido Ranucci posa per i fotografi durante la trasmissione di Rai3 “Report”

C’è questa storiaccia che vede coinvolto il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, da un lato, e due parlamentari e il direttore del Riformista, Piero Sansonetti, dall’altro. Non stiamo a farvi il riassunto, trovate tutto sui giornali. È una storiaccia in cui s’accusa il paladino dei buoni (Ranucci) di loschi magheggi con dossier e servizi segreti, acquisti di materiale compromettente con soldi pubblici e altre cose bislacche e oscure. Baraonda, casino, sono partite querele. Noi, per ora, diciamo: staremo a vedere (ma già capite da che parte ci batte il cuore).

L’Italia dei valori (immobiliari)

L’osservazione che ci vien da fare è sul tipo di giornalismo che, da sempre, Report incarna. Che è il giornalismo applaudito a destra e a manca perché “fa parlare i fatti” e perché “fa inchieste”. Una solare balla cui non abbiamo mai creduto. È un giornalismo a tesi, che confeziona servizi per avvalorare il pregiudizio di partenza. Lo scriviamo non solo perché abbiamo visto come sono stati trattate alcune persone che stimiamo (Roberto Formigoni, Renato Farina, Corrado Clini, per dire i primi nomi che ci vengono in mente) o temi su cui abbiamo abbiamo scritto anche noi (gli ogm), ma soprattutto perché ci voleva Report per farci stare dalla parte del nostro carissimo avversario Antonio Di Pietro.

Fine 2012. Report confeziona una puntata sulle proprietà immobiliari dell’ex pm più famoso d’Italia. Una serie di servizi in cui si mette sotto accusa l’eroe di Mani Pulite in un momento in cui egli era politicamente debole. Quel servizio fu la fine della carriera di Di Pietro che, uomo di mondo, capì subito che se Report riproponeva materiale su cui la stampa di destra scriveva da anni, significava che la sua storia era davvero finita. E infatti finì.

Giornalismo moralista

Figuratevi quali simpatie avessimo noi per Di Pietro. Però fu abbastanza impressionante notare che servisse Report per “abbatterlo politicamente”, operazione mai riuscita fino ad allora a nessun altro. E ad “abbatterlo” come? Con la stessa arma con cui l’ex pm aveva fatto fortuna: un moralismo più moralista del suo.

Il giornalismo di Report non è mai stato altro che tartuferia e predica bigotta ammantata dai lustrini della nobile e indipendente inchiesta. Che, in realtà, andava a ripetere il già noto o a dare l’ultima metaforica pistolettata contro il potente caduto in disgrazia, sempre lisciando il pelo alla narrazione mainstream dei “fatti”, parola con cui si impicca chiunque s’abbia in uggia.

Comunque vada a concludersi questa storia, c’è una sola cosa da dire su Report: il giornalismo moralista è immorale.

Foto Ansa

Exit mobile version