Il gas americano non può salvare l’Europa

Il gnl americano costa più del gas russo e anche se quest'anno coprirà il 24 per cento del fabbisogno europeo, per aumentare la quota servono investimenti ingenti per infrastrutture lunghe da realizzare

Con una dichiarazione congiunta, Stati Uniti e Unione Europea hanno annunciato che gli Usa forniranno quest’anno 15 miliardi di metri cubi di gnl (gas naturale liquefatto) in più all’Europa per aiutarla ad affrancarsi dal gas russo. L’accordo riguarda appena il 10 per cento circa del gas che l’Ue compra da Mosca ed è molto difficile che, nel breve periodo, l’America di Joe Biden possa fare di più.

Cosa possono fare gli Usa per l’Ue

I paesi dell’Unione Europea importano il 90% del gas naturale utilizzato per elettricità, riscaldamento ed esigenze industriali. Di questo, il 40% proviene dalla Russia (150 miliardi di metri cubi) e il 14% dagli Stati Uniti. L’aumento promesso dagli Usa ieri porterà la percentuale al 24% per un totale di 37 miliardi di metri cubi di gnl. Arrivare a 50 miliardi di metri cubi, come garantito da Biden, non sarà facile.

Dall’inizio dell’anno infatti i tre quarti del gnl americano sono stati venduti all’Europa, rispetto al 34 per cento del 2021. L’aumento è stato reso possibile dall’aiuto di Giappone e Corea del Sud, che hanno rinunciato a parte delle proprie importazioni dagli Usa perché finissero ai paesi Ue. Gli Stati Uniti sono ricchi di gas naturale, la produzione è pari a 800 miliardi di metri cubi all’anno, ma solo 100 miliardi sono immessi sul mercato. Aumentare questa quota sarà una vera impresa dal punto di vista tecnico, nota il New York Times, anche perché la richiesta di gnl da parte dell’Asia, e in particolare dalla Cina, sta aumentando.

Il costo ingente di navi e rigassificatori

In assenza di gasdotti che trasportano direttamente il gas in Europa infatti, come accade con quello acquistato dalla Russia, il gas deve essere prima liquefatto attraverso un processo molto costoso in terminal che si trovano sulla costa, deve poi essere stoccato in navi specializzate e, una volta arrivato a destinazione, ritrasformato in gas con un secondo costoso processo in appositi terminal rigassificatori.

Per trasportare 50 miliardi di metri cubi di gas in Europa, come promesso, l’America dovrebbe spendere 20 miliardi per costruire nuovi terminal “liquefattori”, del costo di circa un miliardo l’uno, e altri 9 miliardi per dotarsi di una flotta sufficiente di navi per effettuare il trasporto. Dal canto suo l’Europa, che dispone già di 28 rigassificatori, dovrebbe costruirne di nuovi per processare più gnl. Per costruire simili terminal servono solitamente dai due ai cinque anni, anche se 10 sono già in corso d’opera. In ogni caso, il costo del gnl americano è superiore a quello del gas russo e l’impatto economico per l’Europa non sarà indolore, soprattutto se Washington chiederà a Bruxelles di partecipare alle spese per adeguare le infrastrutture Usa.

La guerra nell’Ue

L’Ue nel frattempo ha anche raggiunto un accordo per fare acquisti congiunti di gas naturale sul mercato, come avvenuto durante la pandemia per i vaccini. La Germania però si è opposta alla proposta di Italia, Spagna e Portogallo di fissare un tetto al prezzo da pagare.

Il motivo è semplice: Berlino ha già in mano accordi vantaggiosi con il Qatar per dotarsi del gnl di cui necessita e ha già avviato la costruzione di due nuovi rigassificatori. Non ha intenzione dunque di andare sul mercato insieme al resto dei paesi europei, che si stanno muovendo con maggiore lentezza. Ma l’assenza di solidarietà in Europa non è certo una novità.

@LeoneGrotti

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