Il “fratello” di Meriam apre una nuova causa contro di lei. «Fanno qualunque cosa per trattenerla in Sudan»

La cristiana, che si trova ancora nell'ambasciata americana a Khartoum, non ha ancora ricevuto i documenti per espatriare contrariamente a quanto promesso dal governo

Meriam Yahya Ibrahim si trova ancora nell’ambasciata americana a Khartoum insieme al marito Daniel Wani e ai figli. La donna cristiana condannata a morte per apostasia e a 100 frustate per adulterio, scagionata in appello, nuovamente arrestata all’aeroporto per aver falsificato i documenti di viaggio e successivamente liberata, avrebbe dovuto ricevere il passaporto sudanese domenica. Ma questo non è avvenuto.

IL PASSAPORTO NON ARRIVA. Mentre i suoi legali stanno cercando di far cadere rapidamente l’accusa di falsificazione di documenti, si attende l’arrivo del passaporto sudanese. Il ritardo, come dichiarato da Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, «potrebbe dipendere dal Ramadan, che è periodo di festa e le pratiche legali sono rallentate». Ma ieri un altro problema, l’ennesimo, è sorto a mettere in dubbio il futuro della cristiana.

NUOVO PROBLEMA. Il presunto fratello di Meriam, che lei non riconosce e che si era detto «arrabbiato» per non essere stato informato della scarcerazione della cristiana, ha fatto un esposto alla procura sudanese chiedendo ai giudici di dimostrare che lei è davvero sua sorella. Secondo l’avvocato Mohaned Al Nour, «non abbiamo ancora ricevuto niente di ufficiale ma la sessione [giudiziaria] dovrebbe avere luogo il 3 luglio». Per il legale «sembra che vogliano fare qualunque cosa per trattenerla in Sudan».

«O SI PENTE O DEV’ESSERE IMPICCATA». Al Samani Al Hadi Mohamed Abdullah, che nei giorni scorsi aveva promesso di «vendicarsi» nei confronti della sorella, in un’intervista alla Cnn aveva dichiarato: «I casi sono due o lei si pente, torna alla religione islamica, rientra nell’abbraccio della nostra famiglia e allora noi siamo la sua famiglia e lei è la nostra. Oppure rifiuta e deve essere impiccata».

@LeoneGrotti

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