Il finanziamento pubblico ai partiti è stato “quasi” abolito. Ma la nuova legge peggiora la situazione

«I cittadini non risparmieranno un euro», dice a tempi.it Maurizio Bianconi (ex tesoriere Pdl). E «i partiti saranno commissariati dai magistrati e dai poteri forti»

«Il finanziamento pubblico ai partiti è stato quasi abolito. I cittadini non risparmieranno un euro». Maurizio Bianconi, ex tesoriere del Pdl, commenta con tempi.it l’introduzione del nuovo meccanismo di “donazioni volontarie” ai partiti approvato con decreto d’urgenza dal Governo Letta. Bianconi definisce l’operazione governativa, che anticipa la conclusione dell’iter parlamentare della riforma dei rimborsi elettorali, «un diktat su una presa in giro». «Il nuovo finanziamento è una beffa. Introduce un sistema con partiti commissariati dai magistrati e dai poteri forti, e costa all’erario la stessa cifra del precedente sistema di finanziamento pubblico, cioè 91 milioni di euro, come dice la legge».

È sicuro che si tratti della stessa cifra?
Più o meno. Il finanziamento, d’ora in poi, avverrà attraverso la scelta dei singoli cittadini che destineranno ai partiti il 2 per mille dell’Irpef. Bisognerà vedere se anche i cittadini che non esprimeranno una scelta, alla fine, in qualche modo, lo stesso andranno a finanziare i partiti. In ogni caso, i costi per l’erario saranno più o meno gli stessi. E a questa beffa si aggiunge l’iniquità, perché ora i partiti che hanno meno voti potranno ricevere più soldi.

Perché?
Con il sistema precedentemente in vigore (previsto in molti altri paesi democratici) non c’era un finanziamento vero e proprio, ma rimborsi distribuiti in modo proporzionale sulla base dei risultati elettorali. Con il sistema del 2 per mille (che fu un fallimento quando venne provato da Romano Prodi  legge n. 2 del 2 gennaio 1997, ndr), la differenza la detteranno i finanziatori privati, non il risultato elettorale. Un partito che piglia solo l’1 o il 2 per cento, ma ha una pletora di ricchi che lo sostiene, potrà ottenere più denaro di un partito molto rappresentativo ma con elettori con redditi più bassi. Ma non è finita qui.

Cosa c’è d’altro che non va nella legge?
Per ottenere questi finanziamenti bisogna rispondere a una serie di requisiti che andrebbero bene soltanto a un partito leninista degli anni Cinquanta. Lo Stato sfrucuglierà e controllerà il partito come il Grande Fratello. Se lo reputerà buono lo iscriverà a un registro, che sarà sottoposto non a regole oggettive bensì alla valutazione discrezionale di cinque magistrati scelti da tre magistrati. Questo è un sistema che esiste soltanto in Iran, dove gli Ayatollah decidono chi è candidabile e chi no.

Anche il Pd si è spaccato sulla riforma dei rimborsi ai partiti.
Non solo. Anche nella mia area politica. Molti fanno orecchie da mercante. Non capiscono che, andando avanti così, ammazzano le istituzioni? Per questa legge spenderemo la stessa somma per tenere i partiti in salamoia e farli controllare dallo Stato. Si darà ulteriore potere discrezionale ai magistrati che metteranno le mani sulla politica.

Il Movimento 5 Stelle vorrebbe l’abolizione totale dei contributi pubblici. Non è d’accordo?
Come si fa a fare politica senza un euro? Ci sarebbe bisogno dei contributi privati. Il problema è che quando associazioni, aziende, banche, corporazioni danno a un partito centinaia di migliaia di euro, poi quando si tratta di fare una legge che li riguarda non è che stanno zitti. Una telefonata la fanno. Sono sicuri di volere questo i grillini?

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