I gollisti sono morti. Viva Charles de Gaulle

L’inimitabilità del generale è nello stile, che era componente fondamentale di una vocazione, del senso del destino e della storia, dell’etica militare bonapartista

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – La scomparsa dei gollisti dalla lotta per l’Eliseo è ovviamente un simbolo potente nella storia di Francia e d’Europa. Ma chi era Charles de Gaulle? Quando si installò a Londra, accolto e mal tollerato da Churchill, il Generale pretese di rappresentare la Francia libera di fronte all’invasione e occupazione nazista di metà del paese, l’altra essendo consegnata al maresciallo Pétain, eroe di Verdun, nel governo di Vichy. E la rappresentò, operando degnamente per far trovare il suo paese, alla fine della guerra nel 1945, tra i vincitori invece che tra i vinti. Quando nel 1958 prese il potere con un colpo di palazzo sulla pelle di una estenuata e impotente IV Repubblica e varò la V, la sinistra e i democratici cosiddetti conseguenti gridarono al fascismo; e Mitterrand, che poi la incarnò facendola funzionare nel senso di un’alternanza e di un europeismo nutriti del mito del capo, definì la Costituzione semipresidenzialista del 1962, fatta in cinque mesi da Michel Debré, «un colpo di Stato permanente».

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