Ho fatto il cammino di Santiago di Compostela con Pier Paolo e seimila malati di Sla

Cari amici, quando, due anni fa al palazzetto, ho conosciuto Pier Paolo non immaginavo minimamente che fosse il fratello del mio compagnetto delle elementari Alberto e, soprattutto, non immaginavo che questa conoscenza mi avrebbe arricchito a livello umano. In questi due anni, l’amicizia con Pier Paolo si è rafforzata insieme a tutte le persone della Croce Blu che garantiscono, insieme ai miei medici e infermieri, la mia sicurezza al palazzetto quando vado a vedere le partite della mia “amata Dinamo”.

Un bel giorno il mio amico mi ha detto che voleva fare il cammino di Santiago di Compostela e lo voleva fare anche per i malati di Sla! Ho trasalito e mi sono commossa. Due regali nel giro di poco tempo: la “mia Dinamo” avrebbe giocato col logo Aisla sulla maglietta e Pier Paolo avrebbe camminato fino a Santiago per noi malati di Sla. Provavo una strana sensazione: era come se i malati di Sla si alzassero dai loro letti e carrozzine per camminare sino a Santiago insieme al mio amico.

Ho chiesto a Pier Paolo di venire a trovarmi prima della partenza per consegnargli il gagliardetto di Aisla da lasciare alla Cruz de Hierro, poco prima di arrivare a Santiago, e la maglietta con la scritta Aisla che l’avrebbe protetto durante tutto il viaggio e che avrebbe indossato per entrare nella cattedrale.

Quando Pier Paolo è venuto a trovarmi qualche giorno prima della partenza gli ho affidato il gagliardetto e la maglietta dell’Aisla con la speranza mia e di tutti i malati e gli ho chiesto di lasciare le nostre pene alla Cruz de Hierro.

Due giorni dopo ho chiesto a Pier Paolo di “caricarsi” un ulteriore peso: gli avrei dato la foto e alcuni pensieri per la mia nipotina di soli due anni che stava e sta attraversando un brutto periodo. Pier Paolo non mi ha detto no e per la mia nipotina ha messo lui stesso una conchiglia fossile con le iniziali.

Tutto era pronto e il giorno prima di partire mi ha mandato la foto del suo zaino pronto. Il 26 di agosto siamo partiti per il “nostro cammino”! Avete capito bene: siamo partiti perché anch’io sono partita con lui!

Alla partenza mi ha scritto che avrebbe camminato per me e Salvatore, un mio compagno di Sla che affrontava in maniera diversa dalla mia stessa malattia. I primi giorni sentivo grande entusiasmo nelle parole di Pier Paolo e tanta voglia di arrivare. Mi raccontava gli incontri che faceva e di quanti gli chiedevano del gagliardetto; un giorno, ad esempio, una suora che prestava servizio in uno degli ostelli per i pellegrini gli chiese se era di qualche squadra di calcio e quando il mio caro amico le ha spiegato con il suo spagnolo puro e per niente “tentennante” cosa rappresentava quel simbolo e che lui camminava “egregiamente” per l’Aisla e i malati di Sla, ha ricevuto un grande abbraccio per il gesto che stava facendo per noi! La suora ha poi aggiunto che, durante la cerimonia della benedizione del pellegrino della sera, avrebbe fatto dare una benedizione speciale per i malati di Sla.

Tutti i giorni io e Pier ci alzavamo alle 6 del mattino per viaggiare col fresco e soprattutto cercare di arrivare prima di tutti gli altri pellegrini nell’ostello per poter fare una doccia in santa pace. Abbiamo incontrato tante persone di ogni nazionalità, alcuni alloggiavano negli stessi nostri ostelli. Si partiva tutti più o meno agli stessi orari, c’era chi camminava più lento e chi più veloce, ma – credetemi – non si è mai soli durante questo cammino e Pier Paolo aveva la compagnia di circa 6.000 persone al suo fianco.

Certo, “abbiamo” incontrato momenti di difficoltà e di ribellione e Pier Paolo, ad un certo punto, preso dallo sconforto, pensava seriamente di mollare, ma io lo rimproveravo come fossi il “suo grillo parlante” e gli dicevo: “Eh no mio caro amico, hai promesso a tutti noi che saresti arrivato fino a Santiago e perciò adesso alza le chiappe e continua a camminare”. Gli suggerivo anche di guardare dentro lo zaino e vedere l’impegno che avevamo preso con tante persone: così riprendeva la grinta. Non è stato facile perché abbiamo incontrato tante difficoltà ma non potete immaginare la felicità che abbiamo provato quando abbiamo percorso quei 14 chilometri di strada sterrata e malconcia per arrivare alla Cruz de Hierro e lasciare come pegno i pensieri e le pene di tante persone, ma soprattutto la gioia che abbiamo provato quando abbiamo visto sventolare il gagliardetto dell’Aisla, speranza per i tanti malati di Sla.

Abbiamo affrontato giornate con sole cocente, caldo, pioggia, vento, bolle ai piedi, sudore, fatica, ma eravamo felici di affrontare tutto questo per le persone, compresa me, che combattono ogni giorno per la sopravvivenza. Eravamo fieri di affrontare tutte queste difficoltà perché, in fondo, chi contava nel nostro cammino fino a Santiago, soffre molto più di noi, forse anche di me e… glielo dovevamo.

Il giorno prima di arrivare a Santiago, il mio amico è stato raggiunto da una triste notizia; non sapeva se tornare a Sassari o finire il suo viaggio per tutti noi. Dopo un lungo tormento ha deciso di proseguire il viaggio per tutti noi anche perché tornare a Sassari sarebbe stato tardi per lui! Ha così deciso di proseguire il suo cammino. E’ stato doloroso per lui e non potete immaginare con che animo abbiamo proseguito ma lo dovevamo a tutti gli amici.

La mattina dopo, come al solito, siamo partiti per fare gli ultimi chilometri e siamo arrivati davanti alla cattedrale in Praza de Obradoiro alle 11 dopo aver percorso 820 chilometri a piedi. Anche l’Aisla e tutti i malati di Sla entravano nella cattedrale di San Giacomo per ricevere la sua protezione. È stato un momento magico e particolare visto lo stato d’animo del mio amico che, nonostante il suo dolore, aveva viaggiato e camminato per tutti noi.

Abbiamo visitato la tomba di San Giacomo nella cripta sotto l’altare maggiore e abbiamo abbracciato le spalle della statua chiedendo di esaudire le nostre preghiere. Un momento molto toccante. Abbiamo anche assistito alla cerimonia del botafumeiro (incensiere), un momento particolarmente toccante, non lo fanno spesso ma io e Pier Paolo abbiamo avuto la fortuna di potervi assistere, di poter vedere quello spettacolo particolare. Beh, avevamo mantenuto la promessa fatta a circa 6000 persone in Italia più quelle “portate” nello zaino da Pier Paolo.

Io, nel frattempo, il giorno prima dell’arrivo a Santiago, ho scritto dal mio sintetizzatore a Giuseppe, presidente di Aisla Sardegna, che stavamo arrivando a Santiago e lui ha sparso la voce ai tanti malati che aspettavano quel momento. Non ci crederete, sono arrivate tante di quelle mail a Pier Paolo che per rispondere gli ci è voluto tantissimo tempo. Meravigliato ma contento che tanti malati lo ringraziassero per la “nostra fatica” e per la missione che egregiamente avevamo compiuto! Ma non era finita, dovevamo arrivare fino a Finisterre come promesso.

Adesso vi chiederete come facevo a scrivere col sintetizzatore se ero con Pierpaolo a Santiago… Non temete, non ho il dono dell’ubiquità ma la mia fantasia riesce anche in questo… io dalla mia camera ho camminato insieme a Pier Paolo e, pensa caro amico, le bolle dei tuoi piedi hanno fatto male anche a me e che buona quella carbonara che abbiamo mangiato ma non sempre mi è piaciuto il menù del pellegrino! Ma l’ho mangiato lo stesso perché la mia fantasia è riuscita anche in quello.

Abbiamo finito il nostro cammino a Finisterre e questi ultimi chilometri sono stati i più duri per noi col dolore nel cuore ma felici di aver portato a compimento il nostro viaggio.

Abbiamo conosciuto tante persone splendide, ci siamo divertiti e abbiamo sofferto ma quando Pierpaolo era particolarmente in difficoltà, subentrava questa rompiscatole che non lo lasciava in pace neanche un secondo. Beh, lo spingevo, gli facevo il solletico, gli pungevo i talloni quando non voleva camminare e, parlavo, parlavo, parlavo come non mai; miracolo che Pier Paolo non sia diventato sordo dalle mie chiacchiere ma tanto non mi poteva “scacciare” perché ero dentro la sua mente e prima che partisse avevo “istruito” la sua mente a farmi sguazzare dentro la sua testa!! Povero amico, che pena gli è toccata portarmi in cammino!

Beh, abbiamo fatto 900 chilometri, abbiamo trascorso insieme 34 giorni, Pier Paolo non si è tappato neanche le orecchie e mi ha ascoltato pazientemente e “abbiamo deciso” di ripetere il cammino anche al prossimo anno.

Beh, ho circa 10 mesi di tempo per convincerlo a portarmi con lui… pensate ci riuscirò? Non so, ma conoscete la mia capacità di… “persuasione”!

Bacioni,

Susanna

p.s. Avrei voluto dedicare questo resoconto a Pier Paolo che si è caricato sulle spalle il peso di tanti malati a bisognosi e ha camminato per tutti noi che, a causa della malattia, non lo possiamo più fare! Ma so che Pier Paolo non me ne vorrà se lo dedico a Salvatore che ha percorso, virtualmente, questo lungo cammino con lui e me, ogni giorno silenziosamente fianco a fianco a farci coraggio e a farne a Pier Paolo. E quando avrebbe dovuto raccogliere i frutti di questa bellissima esperienza la “bestia” l’ha portato via da tutti noi lasciandoci un grande vuoto.

PER TE SALVATORE OVUNQUE TU SIA MA SEMPRE NEI NOSTRI CUORI!

Exit mobile version