La guerra in Ucraina non ha cambiato l’Unione Europea

I Ventisette non trovano l'accordo sull'acquisto comune di gas, per abbassare i prezzi dell'energia, perché a Olanda e Germania non conviene. L'ennesima divisione che mina la credibilità di Bruxelles

L’incontro informale di Versailles fra i vertici degli Stati Ue

Sarà anche vero che Vladimir Putin non si aspettava una risposta unita e compatta dell’Occidente, che ha comminato pesanti sanzioni alla Russia per l’invasione dell’Ucraina. Ma la guerra non sembra aver cambiato più di tanto l’Unione Europea, dove ciascun paese continua a giocare la propria partita a discapito degli altri quando si tratta di affrontare la crisi economica generata dal rincaro esorbitante del costo dell’energia.

L’Unione Europea divisa anche sul gas

Così, rivela Repubblica, il Consiglio europeo informale di Versailles, dove i capi di Stato e di governo hanno cercato una soluzione e una risposta comune alla crisi, si è concluso con il solito buco nell’acqua. Italia, Spagna e Portogallo hanno proposto «acquisti collettivi di gas, almeno per un determinato periodo, e l’introduzione di un “price cap”, ossia di un tetto al prezzo. Soluzione praticabile solo ed esclusivamente se un intero mercato, grande come quello europeo, si presenta con una sola voce e una sola proposta».

È già stato fatto con i vaccini anti-Covid, e al netto di qualche difficoltà iniziale, la politica ha dato i frutti sperati. Perché non provarci anche con il gas, dunque? Perché in Europa ognuno bada al proprio tornaconto e così Olanda e Germania si sono fermamente opposti. Infatti, spiega Repubblica, «il mercato in cui si fissa il prezzo del gas si trova ad Amsterdam. Dalle impennate delle quotazioni che ormai superano il trecento per cento, l’Olanda ne ricava un vantaggio». Anche Berlino ha fatto muro, dal momento che può contare su forniture a prezzi vantaggiosi grazie ai contratti firmati con Mosca.

Dalla padella alla brace

Sono state proposte anche soluzioni differenti, ma nessuna è in grado di incidere in modo significativo sul prezzo dell’energia. Al momento, dunque, «il gioco dei veti incrociati e i timori sul mancato funzionamento di tutte le soluzione sta paralizzando i Ventisette. Al punto che non è escluso che la settimana prossima possa ancora una volta non essere assunta alcuna decisione», spiega Repubblica.

L’Unione Europea ricade così nei vecchi errori: è avvenuto durante la crisi economica, è successo, di nuovo, durante la crisi dei migranti, accade ora con la crisi energetica. Bruxelles sbandiera alti principi e si dà grandi obiettivi, senza preoccuparsi di come raggiungerli e senza domandarsi se le soluzioni proposte presentino problemi a lungo termine (ha senso, ad esempio, puntare tutto e solo sulle rinnovabili, legandosi mani e piedi alla Cina, per affrancarsi dalla dipendenza del gas russo? Non si rischia forse di passare dalla padella alla brace?).

La guerra non cambia Bruxelles

Se neanche una guerra che si combatte in Europa e alle porte dell’Unione Europea è in grado di spingere i paesi membri ad agire uniti per far fronte a un problema comune, quello dell’aumento dei costi energetici, quanto è credibile che l’Ue si doti di una difesa e di una politica estera comuni? Il conflitto in Ucraina, come si scrive spesso e non a torto, ha cambiato forse per sempre il mondo al quale eravamo abituati. Ma ci sono cose che sembrano non cambiare mai.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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