Gentile Pisapia, perché non dà la cittadinanza onoraria al Dalai Lama?

Lettera aperta al sindaco di Milano che ha sospeso il conferimento dell'onorificenza al leader tibetano. «Che insegnamenti dà Milano ai suoi abitanti?»

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta inviata da una lettrice al sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

Gent.ssimo Sindaco Pisapia,
apprendo con tristezza la decisione presa ieri dal Consiglio comunale di sospendere il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama. Decisione che è stata motivata dalle pressioni esercitate nei giorni scorsi dal Governo cinese, che avrebbe minacciato di rinunciare alla partecipazione a Expo 2015.

La soluzione adottata dal Comune più che essere, come affermato, convincente è di piccola convenienza nel breve termine, oltre che rappresentare una grave perdita, in termini di diritti, per tutti noi cittadini. Una città che si definisca davvero libera non può e non deve mai barattare i principi cardine della convivenza civile con la convenienza spicciola. Quale credibilità offriamo se appaltiamo le nostre decisioni a chi detiene il potere economico e di ricatto maggiore? Qui si sta barattando un padiglione Expo con i principi ai quali tutti, formalmente, dichiariamo di ispirarci.

Che insegnamenti dà Milano ai suoi abitanti? Che chi è dalla parte del torto, ma ha forza economica, in ogni caso ha ragione? La stessa Giunta che, giustamente, nelle settimane scorse ha omaggiato e accolto e a onorare ai massimi livelli l’arrivo del Papa a Milano, non ha oggi il coraggio di affermare quei valori proclamati davanti al Pontefice nel caso della massima autorità di un’altra religione, riconosciuta e diffusa in tutto il mondo.

Dove sta allora la coerenza? In gioco non c’è solo la libertà di un popolo e di chi per quel popolo si è battuto, ma anche il valore della laicità e della libertà religiosa. Si è scelto di agire mossi da quella stessa convenienza che ha portato in questi anni i governi e i partiti a fare accordi con i peggiori dittatori. Abbiamo tutti ben presente il costo conseguente a simili scelte, perché quando la convenienza affonda le radici nel sangue della gente non può che chiamarsi complicità.

Se il Consiglio e la Giunta manterranno questa decisione, ai cittadini non rimane quindi che percorrere ogni possibile via di protesta civile per distinguersi da questa posizione. Fino a quando non verrà riconosciuta una vera ospitalità a chi con la propria vita incarna i principi che stanno alla base di una società di Diritto, anche la mia cittadinanza non può che considerarsi sospesa.

Giulia Crivellini

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