Genocidio armeno, 108 anni fa la strage che “ispirò” Hitler

Iniziato nel 1915 per mano dei Giovani turchi, portò alla morte un milione e mezzo di armeni. Nel 1939 il Fuhrer chiedeva: «Chi ne parla ancora?». È domanda che brucia anche oggi

Oggi ricorre il 108° anniversario del Genocidio armeno, il Metz Yeghern (il Grande Male). Iniziato nel 1915, portò alla morte circa un milione e mezzo di armeni per mano del governo dei Giovani turchi. Il 24 aprile 1915 furono arrestati e deportati gli esponenti delle élites armene di Costantinopoli, Smirne e Aleppo. La loro vicenda è stata immortalata da un libro meraviglioso, La masseria delle allodole, della scrittrice Antonia Arslan.

È certo che Adolf Hitler rimase favorevolmente colpito dall’organizzazione turca e dalla loro determinata volontà di liberarsi in maniera violenta e spietata di un popolo cristiano che “occupava” il suolo ottomano. Il Fuhrer trasse ispirazione dal genocidio degli armeni per perpetrare quello contro gli ebrei. A lui, infatti, è attribuita una frase pronunciata nel 1939, in cui chiedeva sardonico a suoi sodali «chi mai parlasse ancora oggi dell’annientamento degli armeni».

E oggi in Artsakh

Hitler non aveva tutti i torti, e la sua frase potrebbe essere riproposta oggi, quando, dopo più di un secolo, tale genocidio non è riconosciuto dalla Turchia e da molti Stati nel mondo. L’Italia lo ha fatto in via ufficiale soltanto nel 2019 e gli Stati Uniti nel 2021.

Soprattutto, come dimostrato anche nel recente conflitto in Nagorno-Karabakh (Artsakh), delle vicende armene sono pochi a curarsi. Prevalgono i calcoli, gli affari, gli equilibri geopolitici tra potenze. Nel mezzo di tutti questi “giochi”, stanno loro, gli armeni. Che ci chiedono di non dimenticarli, almeno nel giorno in cui piangono la strage del loro popolo.

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