Gender a scuola e unioni gay, segnali di nervosismo nel fronte arcobaleno. Il 20 giugno non è stato inutile

La piazza San Giovanni delle famiglie sta già dando frutti. Dagli emendamenti "cattolici" al ddl Cirinnà fino ai peana per le favole Lgbt rifiutate dalle scuole

Pubblichiamo la rubrica di Alfredo Mantovano contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Quel che è accaduto il 20 giugno in piazza San Giovanni continua a produrre effetti positivi, nonostante i tentativi di circoscriverne la portata. In parlamento il percorso che pareva rapido e inarrestabile della legge sulle cosiddette unioni civili (alias matrimonio gay con adozione) subisce un rallentamento, con probabile rinvio a settembre perfino per la definizione in commissione: si prende tempo, confidando che “Difendiamo i nostri figli” si riduca a un fuoco di paglia.

Il Pd mostra preoccupazione, al punto che alcuni suoi senatori, presentati dai media come “cattolici”, hanno proposto un emendamento al ddl Cirinnà, con l’intenzione di impedire l’equiparazione delle “unioni” al matrimonio. Il tentativo è debole, sia perché la formula individuata – che qualifica l’unione civile fra persone dello stesso sesso come “istituto giuridico originario” – non ha senso nel diritto, e anzi genera ulteriore confusione, sia perché le “unioni civili” possono anche essere chiamate Teresa, ma se la loro disciplina include l’applicazione delle norme del codice civile previste per il matrimonio, e la loro costituzione avviene con un rito in Comune alla presenza di due testimoni, la forma e la sostanza sono quelle del matrimonio. Questo sforzo, non tentato prima del 20 giugno, ha però il pregio di segnalare un disagio, accompagnato dall’esigenza di dare risposte, pur solo apparenti, a chi ha preso parte alla manifestazione.

A proposito di disagio, si commenta da sé lo sciopero della fame annunciato dall’onorevole Ivan Scalfarotto, che è al tempo stesso deputato di maggioranza ed esponente del governo. Chi è l’interlocutore contro il quale protesta il sottosegretario alla presidenza del Consiglio? Il governo, il parlamento o entrambi? E quando un rappresentante dell’esecutivo è in polemica col suo governo o con la sua maggioranza non dovrebbe dimettersi?

Quei “capolavori” della letteratura
Il segnale politico chiaro è il nervosismo degli ambienti di cui Scalfarotto è espressione: nervosismo palpabile nei media che da sempre sono in prima fila per imporre il gender nelle scuole e il matrimonio gay. La tecnica è quella consueta del “chiagn’ e fotte”: non potendo continuare nella prevaricazione, ci si presenta come vittime. Sabato scorso Repubblica, a fronte del ripensamento di qualche direttore scolastico quanto alla diffusione del materiale Unar, ha sparato una pagina intera col titolo eloquentissimo: “Nei libri all’Indice per il gender anche i capolavori per l’infanzia”. Sintesi mirabile: l’“Indice” evoca il mito della feroce Inquisizione e l’invadenza clericale, di fronte alla beatificazione laica del libretti Unar. Con sprezzo del ridicolo il quotidiano di Ezio Mauro elenca come “capolavori dell’infanzia”, quindi equiparabili alle opere dei fratelli Grimm e di Collodi, le fondamentali opere Piccolo uovo, Tante famiglie tutte speciali, Piccolo blu e piccolo giallo, e così via.

Il gender non esiste
A un livello un po’ più elevato intellettuali come Chiara Saraceno – sempre su Repubblica – e i vertici politici del Miur spiegano che in realtà l’ideologia del gender non esiste e che nelle scuole si educa contro il bullismo; esattamente come quarant’anni fa qualche procuratore in Sicilia sosteneva con convinzione che la mafia non esiste: il genitore o il docente che avanza riserve sull’effettiva catalogazione in termini di “capolavori” dei manualetti di indottrinamento al gender evidentemente hanno preso troppo sole in un pomeriggio estivo a Roma.

Coraggio, sono solo segnali positivi! La strada intrapresa, capace di portare un milione di persone a una manifestazione, ma anche di ragionare e di esporre argomenti ovunque sia possibile, è giusta. Qualcuno, che pure penseremmo dalla nostra parte, non è d’accordo sul modo? Nessuno ha la pretesa della infallibilità delle scelte operative: poiché però stanno dando frutti, permetteteci di proseguire.

Foto Ansa

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