Le traiettorie comuni di cattolici e destra nella storia della République

Un libro firmato da trenta storici e ricercatori denuncia come il ruolo strutturante del cattolicesimo nella vita politica e culturale francese sia stato sottovalutato dal mondo intellettuale e accademico. E prova a fare giustizia

Papa Francesco con il presidente francese Macron, lo scorso anno in Vaticano (foto Ansa)

Parigi. Per troppo tempo, a Parigi, il ruolo strutturante del cattolicesimo nella vita politica e culturale francese è stato sottovalutato dal mondo intellettuale e accademico: un po’ per la solita inclinazione laicista, che negli ultimi anni è andata inasprendosi, un po’ per quel giacobinismo anti-cristiano che ha sempre caratterizzato una certa gauche. Ma un libro appena uscito per le Éditions du Seuil, À la droite du Père, ha rinfrescato la memoria a chi dimentica, o peggio fa finta di dimenticare, fino a che punto la République e il cattolicesimo siano intimamente legati, e il ruolo svolto dalle destre francesi, nella loro diversità, in questa relazione.

La Quinta Repubblica e il cattolicesimo

«La democrazia cristiana ha avuto un ruolo importante dopo il 1945. Sotto la Quarta Repubblica e all’inizio della Quinta, fino al 1968, i cattolici che rivendicano di esserlo sono onnipresenti ai vertici dello stato, Edmond Michelet, Georges Bidault, Robert Schuman ma anche Antoine Pinay, René Coty, e ovviamente Charles de Gaulle. La loro fede influenza la vita politica: amnistia degli epurati, costruzione europea…(Robert Schuman, alsaziano, concepì il progetto di un’Unione europea meditando fra le vetrate della cattedrale di Strasburgo, uno dei capolavori dell’arte gotica cristiana, ndr). René Coty è il primo capo di Stato francese “dai tempi di Carlomagno”, si dice all’epoca, a recarsi in Vaticano per incontrare il sovrano pontefice, gesto che i dirigenti della Terza repubblica avevano sempre evitato. Coty riceve anche il titolo di Protocanonico d’onore del Capitolo lateranense. Una prima volta per un presidente della Repubblica. Il generale De Gaulle lo imiterà. La Quinta Repubblica nasce dalla destra e il cattolicesimo ha un suo ruolo centrale», ha spiegato al Point lo storico Florian Michel che, assieme al politologo Yann Raison du Cleuziou e ad altri ventinove ricercatori, ha contribuito alla stesura di questo volume di 800 pagine.

Sempre più politici di destra nascondo la propria fede 

Dal “Magnificat” suonato a Notre-Dame in occasione della Liberazione di Parigi nel 1944 alle grandi manifestazioni contro il Mariage pour tous nel 2013, passando dalla legge Debré del 1959 che apre al finanziamento pubblico delle scuole cattoliche e dalla riconciliazione franco-tedesca nel 1962 suggellata da una grande “messa per la pace” officiata nella cattedrale di Reims, la traiettoria della destra francese e quella del cattolicesimo si intersecano.

Problema: oggi, soprattutto per ragioni elettorali, sempre più politici di destra tendono a nascondere la propria fede cattolica. L’ultimo ad aver messo in avanti il suo essere “cristiano” e “gollista” è stato François Fillon, ex candidato dei gollisti alle presidenziali del 2017. «Una parte non trascurabile della classe politica, dal centro fino agli estremi, è cattolica. Ma questi politici sono frenati dal liberalismo, dalla laicità o dagli scrupoli elettorali. Mettono le loro convinzioni spirituali sotto il moggio. Questo ancoraggio cristiano riemerge solo in occasione dei funerali: lo abbiamo visto durante le messe celebrate in onore di Jacques Chirac e Valéry Giscard d’Estaing», ha sottolineato Florian Michel.

La rivincita dei cattolici di destra francesi

Alain Juppé, ex primo ministro di Chirac ed esponente della destra liberale, oggi nelle retrovie, ha sempre detto di essere «più vicino a papa Francesco che alla Manif pour tous», a conferma di una spaccatura interna alla droite sulla questione religiosa. Ma c’è anche chi, come l’intellettuale sovranista e leader di Réconquête! Éric Zemmour, benché non cristiano, si dichiara “impregnato di cristianesimo”, e difende l’idea secondo cui l’assimilazione alla cultura francese passa necessariamente da un’adesione ai costumi e alle tradizioni cristiani.

Come scrive Isabelle de Gaulmyn del quotidiano cattolico La Croix, À la droite du Père ripara anche un’altra grande ingiustizia, «anni di invisibilizzazione della maggior parte dei cattolici francesi, quei ‘cattolici di destra’ di cui nessuno, per molto tempo, sembra aver notato l’esistenza». O che spesso sono stati occultati da quella che lei definisce «una forma di romanticismo ecclesiastico», che ha preferito mettere in luce «un’avanguardia progressista “illuminata” di cattolici di sinistra “militanti”, riducendo quelli di destra all’unica funzione di praticanti culturali».

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