Alice nella cucina delle meraviglie. La “flessibilità” che serve per battere la disoccupazione giovanile

Il nostro presidente del Consiglio ci dice che il problema della disoccupazione giovanile è al primo posto nell’agenda europea.
Sappiamo bene i dati sul problema: oltre il 35 per cento di disoccupazione giovanile in Italia  (anche se consigliamo la lettura dell’articolo di Daniel Gros dal titolo “il falso problema della disoccupazione giovanile in Europa)*.

Interveniamo sul tema, raccontandovi la storia di Alice. Alice in the wonderful kitchen, potremmo dire.

Alice ha concluso la terza alberghiero (indirizzo sala) con successo e con un po’ di  problemi di alimentazione e qualche farmaco da prendere.

Al suo primo giorno di stage si presenta al direttore dell’hotel e dichiara: Io non porto i vassoi, perché mi trema la mano.

Noi pensiamo: Il direttore adesso la manda a casa. A cosa serve un cameriere che non porta i vassoi?

Il direttore invece non dice nulla e le affida delle mansioni di ricevimento.

Il secondo giorno Alice è in cucina e il maitre le dice: Alza il braccio sinistro, piega il polso all’indietro e portalo all’altezza della spalla.

Alice lo fa e il maitre su quella manina depone un vassoio, ordinandole: Adesso fai il giro che ti indico, gradini compresi.

Ogni volta che Alice, terminato il percorso, torna al punto di partenza, il maitre posa sopra il vassoio flute e brocche di vetro piene d’acqua.

Alice gira e rigira, scende e sale scale; è pronta e può presentarsi in sala, tra i clienti, con vassoi popolati di flute.

Qualche giorno dopo, all’ora del pranzo, Alice si trova in cucina.

Lo Chef con tono misterioso, quasi mistico le dice: Vai! Vai!

Prontamente Alice si reca in sala, si avvicina al maitre e riferisce: Lo chef dice “vai, vai!”.

Il maitre replica: Appunto, vai!

Alice, impaurita: Guardi che è un vassoio d’argento pesante, con sopra il coperchio (per la verità dovremmo dire con la cloche, ma non siamo troppo sicuri che si scriva così).

Il maitre – Allora va a dire ai clienti che non li servi.

Alice – Ma maitre!

Il maitre – Vai.

Alice – Io faccio cadere tutto!  Non pensa al buon nome dell’hotel?

Il maitre – Il  buon nome dell’hotel non è affare tuo. Vai!

Alice va, polso sinistro (quello che si era rotto da piccola!) reclinato all’indietro all’altezza della spalla, vassoio gigante poggiato sopra la mano. La faccenda non è semplice, perché c’è una porta, simile a quelle dei saloon, da superare per entrare in sala. Dunque Alice deve aprire con il braccio destro metà della porta fino a bloccarla, passare e alla fine richiudere, sempre con il braccio destro. Qualcosa non va: Alice non spinge abbastanza indietro la porta, che quindi non si blocca, e riceve una sportellata sulla faccia. La ragazza, però, non perde l’equilibrio e, accompagnata da qualche sorriso dei clienti, arriva, trionfante, al tavolo.  Fine della storia.

Cosa centra con la disoccupazione?

La famiglia di Alice e la a scuola in cui studia le hanno insegnato ad avere fiducia nell’adulto e a verificare le proposte, le ipotesi di lavoro che le vengono suggerite, senza farsi vincere dalle tante resistenze che la frenerebbero. È di questa flessibilià che c’è bisogno nel mercato del lavoro.

Così caro presidente, e caro vicepresidente, andate in Europa a dire qual è la tradizione secolare italiana nel lavoro: seguire maestri, che hanno seguito e seguono altri maestri.

E lavorate, per la vostra parte, perché essa non si disperda ulteriormente. In questa tradizione c’è il grande ruolo della scuola e della famiglia. In questa tradizione c’è la nostra intelligenza, la nostra genialità**.

Scrive Daniel Gros nell’articolo citato più sopra: La disoccupazione di un adolescente rappresenta forse una perdita ben più grande per la società di quella di una madre single o di un lavoratore anziano che spesso si trovano a dover sostenere un’intera famiglia solo con il proprio stipendio?

* L’ economista – per dirla grossa – di noi due, dice che non bisogna fidarsi troppo degli economisti. L’economista – sempre per dirla grossa – di noi due, sostiene che la riforma Fornero è certamente da rivedere, ma la ministra quella sensibilità umana sui giovani, secondo lui, ce l’aveva dentro. L’altro, quello che non è economista avverte che  l’economista – per dirla sempre più grossa – di noi due, è un po’ un bastian contrario.

** Quello dei due che non fa l’economista, che poi è quello dei due che non fa niente, dice che è stanco di leggere sui giornali la grande intuizione delle scuole tedesche in materia di alternanza scuola-lavoro (leggi a tal proposito qui), mentre pochi paiono accorgersi delle nostre esperienze in questo campo e tanti buttano via tempo e soldi a proporre referendum ideologici e fascisti (lo Stato è tutto, cioè lo Stato siamo Noi) sull’eliminazione delle scuola paritarie.)

Exit mobile version