Fini, Ingroia, Di Pietro e Giannino fuori dal Parlamento. Gli illustri perdenti delle elezioni

Tutte le figure politiche di primo piano che non sederanno né alla Camera né al Senato. Fuori anche Marini e Concia.

All’indomani del voto è molto difficile dire chi abbia vinto, più semplice invece fare l’elenco di chi ha perso, di chi dopo anni passati tra la Camera e il Senato è rimasto fuori.

INGROIA E DI PIETRO. Il flop di Rivoluzione civile (2,24% alla Camera e 1,79% al Senato) esclude dal Parlamento il leader del partito Antonio Ingroia, che scarica sul Pd tutte le responsabilità del suo fallimento, e Antonio Di Pietro, che dal 1996 aveva sempre ricoperto incarichi politici e che una sola puntata di Report è bastata a cancellare l’8% conquistato con l’Idv alle elezioni per il Parlamento europeo del 2009. Cacciati dalla porta nel 2008, speravano di rientrare dalla finestra Oliviero Diliberto (Pdci), Paolo Ferrero (Rifondazione comunista) e Angelo Bonelli (Verdi). Non ce l’hanno fatta.

FLI E UDC. Gianfranco Fini non ha rilasciato neanche una dichiarazione. Sperava che l’alleanza centrista con la Lista civica per Monti sarebbe bastata e invece Fli (0,46% alla Camera) ha subito una batosta elettorale per cui, oltre al presidente della Camera, restano a casa anche Italo Bocchino e Giulia Bongiorno. Si salva solo Benedetto Della Vedova, che avrà il suo scranno al Senato. Nell’Udc si salva per il rotto della cuffia Pier Ferdinando Casini (miglior perdente con l’1,78% alla Camera), che sederà alla Camera, ma non vengono eletti Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione. Monti, invece, perde per strada Enzo Moavero, ministro politiche Ue nel suo governo tecnico. Insieme a lui, fuori dal Parlamento anche Mario Sechi.

OSCAR GIANNINO. Capitolo a parte per Oscar Giannino, che fin dai primi Instant poll non è mai stato della partita. A Fare per fermare il declino (1,12% alla Camera, 0,92 al Senato) non va neanche l’onore delle armi. «Puntavamo al 4%, ci avrebbe soddisfatto il 2 o il 3%», non nasconde la delusione Giannino. E invece niente. Resta da capire se il movimento dell’economista scomparirà con la stessa velocità con cui è nato oppure se continuerà la sua corsa politica alle prossime elezioni amministrative.

CONCIA E MARINI. Anche Pd e Sel, pur avendo ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato, perdono pezzi per colpa dell’exploit di Beppe Grillo. «Entra Razzi, non io… Mi dispiace per gli abruzzesi»: scrive così su Twitter Anna Paola Concia, candidata al Senato con il Partito democratico. Tra gli esclusi eccellenti del Pd, anche l’ex presidente del Senato Franco Marini. Per Sel, non ce la fa l’ex allenatore Renzo Ulivieri. Non vanno meglio i radicali: sconfitta su tutta la linea per Giacinto Pannella ed Emma Bonino, che comunque si era candidata in fondo alla lista “Amnistia, giustizia e libertà”.

@LeoneGrotti

SAMORÌ E LOMBARDO. Per quanto riguarda la galassia Pdl, restano fuori dai giochi Michele Samorì, a capo del Mir, e Raffaele Lombardo, che aveva scelto una nuova alleanza con Silvio Berlusconi dopo il voltafaccia in Sicilia. Rischia anche Guido Crosetto (Fratelli d’Italia), ce la fa Giorgia Meloni.

@LeoneGrotti

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