Filippi (Giornale): «L’apertura del Meeting a tutti non è formale, l’unità che si è vista è misteriosa»

Stefano Filippi (Giornale) spiega a Tempi.it i fatti più importanti della giornata di ieri e di oggi al Meeting: «Ieri con Frattini e Ben Ammar c'è stata la sintesi dell'interesse del Meeting per la primavera araba. Oggi vorrei ascoltare Tremonti. Mi ha colpito l'apertura non formale del Meeting e la misteriosa unità che unisce le tante diversità»

Stefano Filippi (il Giornale) racconta a Tempi.it i fatti più importanti avvenuti ieri al Meeting e che cosa non si può perdere oggi: «Ieri con Frattini e Ben Ammar è stata fatta la sintesi dell’interesse del Meeting per il Nord Africa e la primavera araba. Al centro anche il tema dei giovani. Oggi vorrei ascoltare che cosa ha da dire Tremonti in rappresentanza di questo governo».

Questa XXXII edizione di Meeting ha rivolto una grande attenzione al mondo arabo.

Ieri con Frattini e Ben Ammar è stata fatta un po’ una sintesi del tema del rapporto con il Nord Africa. La primavera araba è stata affrontata come una manifestazione di un desiderio di dignità e libertà da parte delle popolazioni. Non si sa bene come evolveranno, intanto dal ministro Frattini è arrivato un importante riconoscimento per questo movimento che, ancora prima che politico o rivoluzionario, è costituito da persone con un desiderio.

E per quanto riguarda i giovani?

Ci sono stati due incontri interessanti ieri: alle 11 la presentazione del libro di Franco Nembrini “Di padre in figlio” e alle 19 quello sulla sicurezza stradale al quale ha partecipato Silvio Cattarina. Il filo rosso che li ha legati è la preoccupazione educativa che è propria oggi di tutti i genitori, preoccupati per l’avvenire dei figli. Questo è stato uno dei grandi temi del Meeting di quest’anno. Come ha detto Bernhard Scholz, in un’intervista al Quotidiano meeting, sono tutti rimasti molti colpiti dalla vivacità dei giovani qui in Fiera, che invece di lamentarsi hanno mostrato una gran voglia di prendere in mano la loro vita. I volontari hanno dimostrato questo, facendo un lavoro eccezionale. Ma in tutta la gente presente in Fiera si poteva notare questa voglia di approfondire le cose. Bastava vedere le code alle mostre: ci voleva un’ora per entrare e non perché le guide fossero logorroiche ma perché la gente si fermava per capire meglio.

Oggi è l’ultimo giorno del Meeting, si può tracciare un bilancio? Che cosa ti è piaciuto di più?

Mi ha colpito l’apertura non formale del Meeting: ad esempio, il personaggio politico più importante che è venuto è il presidente Napolitano, è stato invitato il cardinale Tettamanzi nonostante tutte le polemiche che sono girate nelle settimane scorse sul nuovo arcivescovo di Milano Scola, hanno partecipato rappresentanti del mondo musulmano, degli ortodossi e degli ebrei. Il dialogo non è stato mai formale perché le premesse c’erano già e quindi ci si poteva confrontare liberamente sui contenuti. Anche con i musulmani, il rapporto si è basato sull’esperienza.

C’è stato un episodio emblematico?

Quello tra l’ebreo Weiler e il cattolico Carbajosa. Si sono scontrati, anche violentemente, in un dibattito sui contenuti teologici per niente accademico. La diversità resta ma anche un’unità misteriosa e inspiegabile. E’ affascinante: il Meeting accoglie tutti, i politici e le culture più diversi tra di loro, ma alla fine si può davvero dire di essere più certi di prima.

Oggi che cosa ti attira di più tra l’incontro di Tremonti e la presentazione del libro di Giussani da parte di p. Aldo Trento?

Il ministro Tremonti, perché spero in una parola chiara di questo governo.

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