Due donne in corsa per far dimenticare alla Scozia la disastrosa Sturgeon

Dopo i pasticci sull’autodichiarazione di genere che hanno spinto alle dimissioni la premier scozzese, due dei tre candidati a succederle sono contrarissime alla sua trovata ultraprogressista

La dimissionaria leader del Snp e del governo scozzese Nicola Sturgeon (foto Ansa)

È scattata la legge del contrappasso per il Partito nazionale scozzese (Snp): due dei tre candidati a prendere il posto della dimissionaria Nicola Sturgeon sia come leader del partito che come premier del governo autonomo della Scozia sono decisissime oppositrici della legge per l’autodichiarazione di genere le cui peripezie hanno spinto a uscire di scena la donna che dal 2014 ricopriva la carica di primo ministro scozzese.

Una, Ash Regan, si era dimessa da ministro della Sicurezza della comunità nell’ottobre scorso per protesta contro i contenuti del Gender Recognition Reform Bill, l’altra, Kate Forbes, è ministro delle Finanze e dell’economia e non ha partecipato al voto di approvazione della legge (poi bloccata dal governo di Londra) nel dicembre scorso. Il terzo candidato, più in linea con la tradizione ultraprogressista e orwelliana (in senso negativo) del partito, è il musulmano Humza Yousaf, ministro della Sanità bersaglio di innumerevoli critiche per la gestione del Covid e per la fatiscenza del sistema sanitario pubblico in Scozia.

Ash Regan in difesa delle donne

Membro del parlamento scozzese dal 2016 e dell’esecutivo dal 2018, Ash Regan è il primo ministro nella storia del parlamento scozzese che si dimette per ragioni di coscienza. Figlia di padre cattolico e di madre protestante, ha obiettato sin dall’inizio al Gender Recognition Reform Bill (Grr Bill) ritenendo che avrebbe messo in pericolo le donne e i loro diritti. All’indomani delle dimissioni aveva spiegato la sua posizione: «In molte aree della vita c’è discriminazione contro le donne, ed è giusto che ci siano tutele in vigore per loro. Non sono convinta che quelle tutele avrebbero potuto continuare a funzionare e la mia coscienza non mi avrebbe permesso di votare per un progetto di legge le cui conseguenze non potevo essere certa al 100 per cento che non avrebbero creato pericoli per le donne».

Al momento della presentazione della sua candidatura il 18 febbraio scorso ha rincarato la dose: «I diritti delle donne non saranno mai compromessi con me. Come leader non porterei avanti il Grr Bill: ha causato molta divisione, è estremamente imperfetto e non vorrei che ci portasse via altro tempo».

Kate Forbes controcorrente

Ad attirare maggiormente l’attenzione dei media è però soprattutto la figura di Kate Forbes, 32enne cristiana della Free Church of Scotland, una piccola Chiesa calvinista che è rimasta fuori dalle ricomposizioni della galassia presbiteriana che nel 1929 hanno dato vita alla Church of Scotland, la principale Chiesa cristiana della regione, a cui aderirebbe il 42 per cento degli scozzesi. Come la sua Chiesa, Kate Forbes è contraria all’aborto, al matrimonio fra persone dello stesso sesso e all’autodichiarazione di genere, e non esita a illustrare le sue posizioni su questi temi nel mentre che si candida alla guida del partito indipendentista scozzese e del governo regionale.

«Non sostengo l’autoidentificazione», ha dichiarato a Channel 4 News subito dopo aver presentato la sua candidatura. E ha colto l’opportunità per sottolineare che se fosse stata deputata nel 2014 non avrebbe votato il Marriage and Civil Partnership (Scotland) Act, la versione locale della legge a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso approvata l’anno prima a Londra. «Il matrimonio è fra un uomo e una donna, ed è ciò a cui io mi attengo. Ma non tornerò indietro su diritti che esistono già in Scozia». Al quotidiano Scotsman ha dichiarato che se la legge per il matrimonio omosessuale fosse presentata oggi lei farebbe campagna contro la stessa.

Tutela dei più vulnerabili e libertà religiosa

La Forbes aveva suscitato molti commenti quando in occasione del National Prayer Breakfast (evento religioso bipartisan di origine americana) scozzese del 2018, all’indomani di un dibattito nel parlamento di Westminster sulla questione dell’aborto, nella sua preghiera per la nazione aveva recitato: «Possano i nostri politici riconoscere che il modo in cui trattiamo i più vulnerabili – sia i nascituri che i malati terminali – è una misura del vero progresso».

Sempre nel 2018 aveva richiamato l’attenzione del governo scozzese sul fenomeno dei bambini presi in giro dai compagni di scuola a causa della loro fede religiosa, chiedendo che fosse favorita la pratica religiosa nelle scuole: «Volevo sottolineare che agli alunni dovrebbe essere permesso di esplorare, sviluppare e comprendere la diversità delle fedi religiose in Scozia, perché se possono impararlo a scuola possiamo sperare che per il resto della loro vita saranno tolleranti verso le persone che credono in modo diverso da loro».

«Devo rispondere alle domande senza giri di parole»

Le dichiarazioni della Forbes sul matrimonio omosessuale hanno provocato reazioni negative sia all’interno del suo partito che nei media, e alcuni ministri che sostenevano la sua candidatura hanno ritirato il loro appoggio. La radio della Bbc si è fatta portavoce dell’onda ostile chiedendole se non pensava che le sue dichiarazioni avessero irrimediabilmente compromesso la sua candidatura. Risposta: «Assolutamente no. Abbiamo tanti iscritti al partito, e la maggioranza di loro non sta su Twitter. So che i punti di vista su questi argomenti sono molto polarizzati. Penso che l’opinione pubblica desideri politici che rispondono alle domande senza giri di parole ed è quello che ho cercato di fare coi media ieri. Ciò non consente molte sfumature. La mia posizione su queste questioni è che difenderò fino in fondo il diritto di tutti, in una società pluralista e tollerante, a vivere e ad amare liberi da molestie e paure. E allo stesso modo spero che alle persone di fede possano essere concessi i diritti di praticare gli insegnamenti tradizionali. Queste sono le sfumature di cui dobbiamo tenere conto quando parliamo di matrimonio egualitario. I matrimoni egualitari sono un diritto legale, e come servitore della democrazia, non come un dittatore, rispetto e difendo assolutamente quel diritto democratico».

La Free Church of Scotland in difesa della Forbes

Agli attacchi contro la Forbes ha voluto rispondere anche la Free Church of Scotland – che dichiara di essere frequentata da 13 mila fedeli nei suoi servizi domenicali – con un comunicato: «La Free Church of Scotland è composta da persone di tutte le convinzioni politiche, alcune delle quali non condivideranno la politica di Kate Forbes, in particolare per quanto riguarda l’indipendenza della Scozia. Indipendentemente da queste differenze, Kate è molto rispettata all’interno della chiesa per essere una deputata qualificata, laboriosa e competente. Inoltre, è coerente con ciò in cui crede, senza preoccuparsi delle conseguenze, una qualità che rende un politico onesto. Le discussioni sollevate dall’intenzione di Kate Forbes di candidarsi come leader dello Snp hanno mostrato un livello di intolleranza che riteniamo non sia caratteristico della popolazione scozzese ordinaria più ampia, e in effetti non rappresenta l’autentica identità scozzese che è storicamente fondata sul duro lavoro, sul buon senso, il rispetto, la sincerità e la famiglia. È deplorevole che secondo alcuni l’onesta adesione di Kate ai semplici valori tradizionali la escluderebbe dal contribuire al bene comune della Scozia. La Free Church of Scotland è preoccupata per il livello di intolleranza anticristiana che è stato mostrato sui social media e da alcuni commentatori politici e mediatici. Kate Forbes va valutata sulla base delle sue azioni politiche: il fatto che venga criticata per le sue convinzioni cristiane mostra un livello di fanatismo che non ha posto in una società pluralista e diversificata».

Cattolici preoccupati per il «conformismo» sul gender

Non meno preoccupata si mostra la Chiesa cattolica, per bocca del suo portavoce Peter Kearney: «I partiti politici avrebbero dovuto consentire un voto libero sul Gender Recognition Reform Bill: si trattava di un evidente esempio di questione morale controversa. Il pericolo di non consentire alle persone di votare secondo la loro coscienza è che ridurrà drasticamente il numero di persone che vogliono entrare in parlamento: le persone si convinceranno che i loro punti di vista non saranno rispettati. Corriamo il rischio di privarci di persone dotate di talento e capacità. Nella nostra ricerca della diversità abbiamo abbracciato il conformismo. C’è un’intolleranza assoluta verso certi tipi di differenza. Siamo meno tolleranti nei confronti degli orientamenti religiosi delle persone. Alcune delle cose che sono state dette sulle opinioni religiose fanno sentire emarginati molti cattolici e molti cristiani».

Dal Snp raffica di leggi e proposte controverse

Nel corso degli anni l’Snp, nato per perorare la causa dell’indipendenza scozzese, si è distinto per proposte e atti legislativi controversi di cui la legge sul cambiamento di identità di genere sulla base di una semplice dichiarazione bocciata dal governo di Londra è solo l’ultimo esempio. Nel 2021 il parlamento scozzese ha approvato l’Hate Crime and Public Order (Scotland) Act, che fra i crimini d’odio punibili per legge classifica anche frasi pronunciate dentro casa propria davanti ai soli familiari.

Fra il 2016 e il 2019 il governo dell’Snp ha cercato di introdurre un provvedimento detto “Named person scheme”, in base al quale le autorità avrebbero nominato tutori per il benessere di ogni bambino scozzese, abilitati a chiedere e ricevere ogni genere di informazione sul bambino affidato alla loro supervisione. Dopo una bocciatura da parte della Corte suprema, che ha ravvisato violazioni della privacy e dei diritti umani del bambino nel progetto governativo, la cosa è stata abbandonata.

L’anno scorso il governo ha promosso attraverso le scuole e le amministrazioni locali un censimento sulla salute e il benessere comprendente domande sulle abitudini sessuali e sull’utilizzo di mezzi anticoncezionali rivolto ai ragazzi dai 14 anni in su. L’iniziativa è stata boicottata anche da amministrazioni locali dello Snp; in tutto 10 amministrazioni locali su 32 si sono rifiutate di condurre il censimento e 3 hanno eliminato le domande più imbarazzanti.

@RodolfoCasadei

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