Dopo Greta, la rivolta apocalittica di Extinction Rebellion. «Mancano solo le cavallette»

Padre Zanotelli, Carola Rackete e le «due settimane di ferie per il clima». Lo show "fine di mondo" di Extinction Rebellion preso a sculaccioni da sinistra

Dopo Greta Thunberg, Extinction Rebellion. Il movimento ultra ambientalista inglese, che si firma XR, nato e cresciuto praticamente in parallelo e anche un po’ in simbiosi con la celebre attivista sedicenne svedese, va molto di moda adesso. Soprattutto da lunedì, quando ha ufficialmente dato il via a due settimane di proteste in varie città del mondo contro i cambiamenti climatici.

Sfruttando con notevole tempismo la Greta-mania e l’enorme attenzione attualmente riservata dalla politica e dalla stampa ai temi dell’ecologia, Extinction Rebellion ha avuto gioco facile nel guadagnare la cresta dell’onda. Non solo sta godendo di notevole copertura mediatica (a differenza, per fare un esempio non a caso, dei seicentomila francesi scesi in piazza domenica con la Manif pour tous contro la “Pma senza padre”), ma riscuote entusiasmo e sostegno, e pure denaro, dalla solita teoria di star “impegnate”. Una su tutte, l’ex leader dei Rem, Michael Stipe.

«NON CHIEDONO TROPPO»

Martedì scorso Stipe era al Maxxi di Roma per presentare il suo secondo libro di fotografia. Un ritorno molto atteso perché da tempo, scrive con trasportola Stampa, il cantante «mancava al mondo dell’attivismo e a tutti quelli che lo hanno sempre amato – anche – per il suo genuino impegno e la sua autentica preoccupazione per le sorti del mondo, che si trattasse di politica americana, giustizia sociale o problemi ambientali».

Ebbene, oggi il «genuino impegno» di Michael Stipe è appunto devoluto interamente a Extinction Rebellion. Informa un articolo dell’Ansa:

«Gli attivisti di Extinction Rebellion “non stanno assolutamente chiedendo troppo. Chiedono il giusto”. Lo ha detto martedì a Roma l’ex frontman dei Rem, Michael Stipe, rispondendo ai giornalisti durante la presentazione al Maxxi di un suo libro di fotografie, Our Interference Time, il cui ricavato per il primo anno andrà a XR (come pure il ricavato del primo anno del nuovo singolo da solista di Stipe, Your Capricious Soul)».

PRETI NO GLOBAL E PREGHIERE LAICHE

Quanto alle due settimane di agitazione contro i cambiamenti climatici, Extinction Rebellion ha celebrato il suo rito anche in Italia. Racconta Repubblica:

«A Roma il gruppo ha inscenato una performance teatrale, una preghiera laica, canti e l’intervento di padre Alex Zanotelli a cui hanno partecipato circa 250 persone da varie città d’Italia. Il clima era molto tranquillo, diversamente da Londra e Berlino, dove ci sono stati blocchi stradali e arresti». 

CAROLA RACKETE AL POLO NORD

A proposito di Berlino, per l’occasione nella capitale tedesca si è rivista Carola Rackete, che sul palco del raduno ambientalista ha detto: «Il cambiamento climatico avanza rapidissimamente, l’ho visto coi miei occhi al Polo Nord». Già nella famosa intervista esclusiva concessa a Repubblica dopo lo sbarco a Lampedusa e lo scontro con Salvini (e con una motovedetta della Guardia di finanza), la capitana della Sea Watch aveva dichiarato di far parte di Extinction Rebellion.

Ma la protesta di XR ha fatto già registrare anche arresti a decine in diverse località, da Amsterdam alla Nuova Zelanda. Alla faccia della non violenza predicata a parole dal movimento. I resoconti da Londra parlano addirittura di 400 manifestanti fermati dalle forze dell’ordine.

«COMPRATE DI MENO, FRIGGETE DI MENO»

A riguardo dell’esibizione londinese di Extinction Rebellion, va segnalato l’editoriale di Spiked, vivace rivista online britannica fondata e animata da un nucleo di giornalisti e intellettuali di formazione marxista che oggi si battono senza risparmio contro l’omologazione del pensiero, a volte centrando perfettamente l’obiettivo.

Nel suo articolo sullo show apocalittico di Extinction Rebellion, il direttore di Spiked, Brendan O’Neill, racconta di avere incrociato personalmente la protesta degli ambientalisti e ne descrive la «follia». 

«Ondeggiavano e cantavano. Predicavano la Fine dei tempi. “Cosa farete quando il mondo si surriscalderà, cosa, cosa?”, intonavano, evocando immagini delle fiamme infernali che secondo loro presto consumeranno l’umanità. Cantavano inni al loro dio – la scienza. “Abbiamo la scienza/ Tutto quel che ci serve/ Per cambiare il mondo/ Alleluia”, ripetevano mentre dondolavano di qua e di là.

Pretendevano pentimento. “Comprate di meno, volate di meno, friggete di meno”, recitava un cartello. I cattolici pretendono solo l’astensione dalle carni il venerdì, come atto di penitenza per far memoria del giorno della morte di Cristo. Questa nuova religione pretende la fine totale del consumo di carne, come penitenza per i peccati di crescita e di progresso commessi dall’umanità.

[…] “Siamo in pericolo. Il livello dei mari si sta alzando… L’Africa e l’Amazzonia sono in fiamme”. Mancava solo la parola locuste».

LA MARCIA «BORGHESE»

Visto da un uomo con una lunga militanza a sinistra come Brendan O’Neill, il raduno di Londra, «come tanti altri raduni di Extinction Rebellion», sembrava proprio una marcia «borghese», piena di persone «middle-aged and middle-class», di mezza età e di classe media.

«A Londra e in altre città del mondo chiedono alla gente di “prendere due settimane di ferie” e di unirsi alla rivolta contro la “crisi climatica ed ecologica”». Ma ve lo immaginate – riflette il direttore di Spiked – se possono permettersi una cosa simile i lavoratori di Nuova Delhi o di Città del Capo, due tappe del tour ambientalista? «Certo che non possono permettersi di prendersi due settimane libere. Ma tanto queste proteste non sono per loro. In realtà sono contro di loro». Scrive O’Neill:

«Extinction Rebellion è un movimento reazionario, retrogrado ed elitario il cui obiettivo è imporre a tutto il mondo la peggiore forma di austerità che si possa immaginare. Una delle grandi ironie del “progressismo” attuale è che la gente di sinistra dice che siamo ai limiti del fascismo se il governo conservatore chiude una biblioteca a Wolverhampton, ma poi acclama questo culto di eco-morte quando pretende uno stop virtuale alla crescita economica, senza darsi la minima preoccupazione per l’impatto devastante, impoverente e letteralmente letale che tutto ciò avrebbe sulle popolazioni di lavoratori in difficoltà del mondo.

Extinction Rebellion dice che l’umanità è condannata se non riduciamo le emissioni di Co2 a zero entro il 2025. Sono sei anni. Pensateci su: vogliono che interrompiamo una lunga serie di attività umane che producono anidride carbonica. Tutte quelle miniere di carbone in Australia; tutte quelle fabbriche cinesi che danno lavoro a milioni di persone e producono miliardi di cose utilizzate dalla gente in tutto il mondo; tutti quei posti di lavoro nelle industrie dei combustibili fossili del Regno Unito; tutte quelle centrali elettriche alimentate a carbone; tutti quei voli; tutte quelle automobili… Tagliate tutto, frenate tutto, fermate tutto. E le persone che fanno affidamento a queste cose per il loro lavoro e la loro alimentazione e il loro riscaldamento? Che crepino. Sono solo umani. Orribili, distruttivi, stupidi umani».

«UNA MINACCIA AL BUON SENSO»

O’Neill non risparmia nemmeno l’ammirazione acritica esibita dagli organi di informazione nei confronti della protesta:

«Quel che stupisce di più del fenomeno Extinction Rebellion è quanto facilmente questa gente arrivi ai media e ai giornali. Vengono trattati come difensori saggi e radicali della ragione e del futuro. Ma per favore. Questi sono una minaccia al buon senso, alla razionalità, alla verità e al progresso. Le loro predizioni sulle fiamme dell’inferno che ci toccheranno se non tagliamo le emissioni di Co2 entro il 2025 sono nient’altro che sciocchezze. Mentono e diffondono paura e ostacolano le vite delle persone che lavorano duro. Se vedete questa setta promuovere la sua funerea propaganda per le strade della vostra città questa settimana, ditegliene quattro».

Foto Ansa

Exit mobile version